CI di Parenzo: un viaggio tra memoria, storia e bellezza

Nell’ambito di un’escursione alla scoperta della diga del Vajont e dei paesaggi del Cadore, organizzata dal sodalizio, sono state visitate diverse meraviglie d’Italia

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CI di Parenzo: un viaggio tra memoria, storia e bellezza
La diga del Vajont. Foto: DENIS VISINTIN

La Comunità degli Italiani di Parenzo ha portato i connazionali alla scoperta de “La diga del Vajont, la storia e i paesaggi del Cadore”. L’escursione ha fatto seguito alla presentazione offerta dall’architetto Piero Da Rin, testimone della grande tragedia che ha colpito l’area, il quale ha raccontato la storia della diga e gli eventi che portarono alla terribile frana del 9 ottobre 1963. L’escursione è stata organizzata con il concorso di Piero Da Rin e di sua moglie Elena Da Rin Bonetti (quest’ultima d’origini umaghesi e buiesi) e dei loro amici. Una gita davvero speciale per i connazionali: un viaggio alla scoperta della diga del Vajont, un luogo carico di storia e memoria.

La visita al Museo Longarone.
Foto: DENIS VISINTIN

Panorami mozzafiato
In compagnia degli “informatori della memoria” del Parco naturale regionale delle Dolomiti friulane, sono stati visitati alcuni dei “Luoghi della memoria”. La prima tappa è stata a Longarone, al Museo “Longarone Vajont – Attimi di storia”, inaugurato nel 2009 grazie alla collaborazione tra l’amministrazione comunale e la Pro loco, per recuperare la memoria con immagini, reperti, filmati, lettere, plastici e riproduzioni di giornali d’epoca. Dopo la proiezione video documentaria dedicata alla storia della diga e della tragedia, è stata visitata l’esposizione, sviluppata in quattro tematiche: Longarone prima della tragedia; la costruzione della diga e la scoperta della frana; la dimensione del disastro e la solidarietà dei soccorritori; la ricostruzione. Lo sfondo del percorso, una serie di lamelle contorte, ricorda le 1910 vittime. All’esterno del Museo, in un’apposita teca, è esposto il modello originale della diga. A fianco del Museo, c’è la chiesa monumentale di Longarone, edificata sullo stesso posto della precedente, distrutta dalla frana, che funge da chiesa parrocchiale, ma è monumento dedicato alle vittime.
Tappa quindi al cimitero della vittime di Fortogna, dichiarato monumento nazionale il 2 ottobre 2003 con decreto dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Qui hanno trovato l’eterno riposo 1464 delle 1910 vittime accertate, di cui più della metà non sono state riconosciute. Ci sono anche i cippi a ricordo dei dispersi. Sul portale d’entrata sono riportati i versi: “Prima il fragore dell’onda/Poi il silenzio della morte/Mai l’oblio della memoria”. Il trittico in marmo bianco dello scultore Franco Fiabane è dedicato a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono stati toccati dalla tragedia. In questo cimitero, il 12 marzo 2019, il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha riconosciuto per la prima volta le responsabilità dello Stato.
L’itinerario ha poi portato la comitiva alla diga, con la visita iniziata nei pressi della chiesetta commemorativa di Sant’Antonio da Padova, dedicata alle vittime del Vajont. L’edificio sorge sul luogo della precedente, sommersa dalle acque e la sua ricostruzione risale al 1968. All’interno, le due lapidi riportano i nomi dei dipendenti dell’Enel, dell’impresa Monti di Auronzo, scomparsi in quella tragica notte e dei sei operai morti durante l’edificazione della diga. È stata poi raggiunta la diga: i connazionali vi hanno potuto ammirare il panorama mozzafiato dal belvedere recintato e conoscere la storia della sua costruzione, i dettagli della frana e il destino della diga negli anni successivi. Un percorso ricco di emozioni, reso ancora più significativo dalla presenza di 1919 pezzetti di tessuto con le generalità delle vittime, disposti lungo il passamano dal parcheggio alla diga.

Auronzo.
Foto: DENIS VISINTIN

Il Cadore
L’escursione è proseguita a Vigo di Cadore, con la visita guidata alla chiesa medievale di Sant’Orsola, costruita tra il 1313 e il 1321, posta sul cammino della transumanza dei pastori con i loro greggi. La chiesa è tutta affrescata da autore anonimo del XIV secolo, con scene di vita di Sant’Orsola.
Il giorno dopo è stato visitato il Lago di Misurina, detto la Perla del Cadore per le sue acque cristalline e le montagne che lo circondano. Queste montagne, il Piz Popena, il Cristallino d’Ampezzo, il Monte Piana, le Marmarole, il Sorapiss e le maestose Tre Cime di Lavaredo coronano un paesaggio da favola. Le maestose Tre Cime di Lavaredo, con il loro versante meridionale, svettano anche sopra Auronzo di Cadore, situata lungo la sponda sinistra del lago artificiale di Santa Caterina, sorto grazie allo sbarramento della diga costruita nel 1932 sul fiume Ansiei, affluente del Piave. Con il pranzo in questa località, meta ambita delle Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO, è terminata quest’affascinante e appagante gita, con cui è giunta al culmine l’attività primaverile al sodalizio parentino.
L’escursione è stata un’esperienza indimenticabile, un viaggio tra memoria, storia e bellezza, che ha permesso ai partecipanti di conoscere da vicino un luogo segnato da una tragedia immane e di apprezzare le meraviglie paesaggistiche del Cadore.

Il lago di Misurina.
Foto: DENIS VISINTIN

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