CECII, dieci anni di successi

Celebrato l’anniversario della fondazione del Centro per la cultura immateriale dell’Istria, che opera dal giugno 2011 a Pedena, nell’ambito del Museo etnografico. Ripercorse le tappe dell’intensa attività di raccolta, documentazione e interpretazione della cultura viva del territorio

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CECII, dieci anni di successi

È iniziata con un laboratorio dei canti tradizionali dell’Istria e si è conclusa con un programma musicale la serata con la quale è stato celebrato il 10º anniversario della fondazione del Centro per la cultura immateriale dell’Istria (CECII). Operante in seno al Museo etnografico dell’Istria dal giugno 2011, a Pedena, in una struttura che poco prima di accogliere il CECII era una rovina che il Comune ospitante avrebbe voluto inizialmente adattare a un museo dedicato al compositore Matko Brajša Rašan, nato nella stessa cittadina, il Centro porta avanti una serie di attività legate alla salvaguardia del patrimonio immateriale dell’Istria attraverso la raccolta, la documentazione e l’interpretazione della cultura viva del territorio.

 

La retrospettiva e la prospettiva

Alcuni dei progetti, quelli più visibili, realizzati dal Centro nel suo primo decennio di vita sono stati presentati grazie all’evento principale del programma preparato per celebrare l’importante anniversario – l’esposizione intitolata “CECII 10/Retrospettiva”, di cui si è occupata Nuša Hauser, curatrice documentarista del Museo di Pisino, responsabile delle attività del CECII. La mostra è stata allestita (al primo piano del Centro) con lo scopo di presentare al pubblico la retrospettiva e la prospettiva del lavoro del CECII tramite quelle che sono le quattro attività principali del Centro: scientifica e di ricerca, archiviazione e documentazione, l’attività educativa nonché quella produttiva. Quest’ultima ha visto negli anni scorsi l’evento dedicato a San Martino e intitolato “Martino senza etichetta”, un programma di un giorno con il quale, in collaborazione con il Comune di Pedena, si è voluto porre l’accento sulle concrete caratteristiche della cultura immateriale, dalle prassi agricole al lavoro manuale, al rapporto con le tradizioni orali, alla presentazione dei simboli e del sapere, “fino ai valori dello studio della memoria collettiva”. Secondo la Hauser, dopo una pausa di alcuni anni, la manifestazione dovrebbe tornare a essere organizzata l’anno prossimo. Il 2022 dovrebbe vedere pure la presentazione dell’iniziativa “Covid-19/Diari-20”, che rientra nelle prime due categorie (scientifica e di ricerca nonché archiviazione-documentazione) il cui fine era la ricerca della documentazione e lo studio delle realtà createsi a causa della pandemia. “Questa mostra parla anche di alcuni progetti che non sono mai stati presentati qui nel Centro, come per esempio l’esposizione ‘Ponterosso – Memorie’, una delle collaborazioni internazionali più importanti che abbiamo avuto nello scorso decennio”, ha detto la Hauser soffermandosi sull’attività di produzione del CECII e sull’iniziativa realizzata in collaborazione con l’associazione “Cizerouno” di Trieste che, dopo essere stata ospitata dalla galleria polese “Makina”, era stata presentata pure a Novi Sad (Serbia).

La mostra dedicata al primo decennio di attività

I quattro assi

A inaugurare la mostra dedicata ai primi dieci anni del Centro è stato Vladimir Torbica, assessore regionale alla Cultura e alla territorialità, il quale ha voluto ringraziare, innanzitutto, le quattro persone, definite da lui “poker d’assi”, alle quali si deve la fondazione del CECII, Lidija Nikočević, già direttrice del Museo etnografico dell’Istria, che oggi lavora con la Hauser nel CECII, l’ex sindaco di Pedena Ivan Franković, Ivan Jakovčić, che all’epoca ricopriva l’incarico di presidente della Regione istriana, e il professore universitario Ivan Matejčić, storico dell’arte ed esperto di conservazione dei beni culturali, al quale va il merito di avere promosso, e proposto alla Regione diversi anni fa, durante la redazione di una delle Strategie culturali regionali, l’istituzione di vari piccoli centri di cultura in una serie di realtà istriane. “Così sono nati pure la Casa degli affreschi a Draguccio, il Centro mediterraneo di danza a Sanvincenti, la Casa degli scrittori a Pisino, mentre ora si sta portando a termine la Casa dei castelli istriani a Momiano. Sono tutti centri destinati non soltanto agli scienziati, ma anche e soprattutto alla comunità locale. L’idea alla loro base è quella di salvaguardare, in maniera integrale e nel migliore dei modi, quello che è autentico”, ha detto Torbica, secondo il quale, la cosa migliore sarebbe se non ci fosse la necessità di tutelare un bene culturale perché ciò significherebbe che lo stesso bene non è a rischio d’estinzione. A suo avviso, la Regione, come fondatrice del CECII, continuerà a sostenere le iniziative che si realizzano in questo senso a Pedena, tra cui le attività del Centro, che si portano avanti grazie a una sinergia tra il Museo di Pisino, il CECII, il Comune e gli abitanti, ma anche il Festival di leggende, miti e racconti popolari dell’Istria “LegendFest”.

L. Nikočević, V. Torbica, I. Orlić, D. Močinić, N. Hauser e T. Zebec

I fenomeni per la lista Unesco

Nel soffermarsi sulla fondazione del Centro, l’ex direttrice del Museo etnografico di Pisino, Lidija Nikočević, ha detto che era stato Ivan Franković, già sindaco di Pedena, a proporre la trasformazione della struttura che oggi ospita il CECII in uno spazio museale, ma dedicato al compositore Matko Brajša Rašan. “Il suggerimento era arrivato nel momento dell’inserimento della Diafonia degli intervalli stretti dell’Istria e del litorale croato nella lista dei capolavori della tradizione orale e immateriale dell’umanità dell’Unesco”, ha sottolineato la Nikočević, ricordando l’autore della proposta croata dell’inserimento, Dario Marušić, e dicendo che Franković ha accettato subito la sua idea di adattare la struttura a una “casa di documentazione, comunicazione, ricerca e diffusione della cultura tradizionale dell’Istria”.

Si è rivolta ai presenti pure l’attuale direttrice del Museo etnografico dell’Istria, Ivona Orlić, ricordando altri 15 fenomeni della cultura immateriale dell’Istria inseriti, dopo il canto diafonico a intervalli stretti, nella lista dell’Unesco e/o in quella nazionale, tra cui gli inserimenti più recenti riguardano lo zacavo albonese (il dialetto ciacavo di Albona) e l’istroveneto. A congratularsi con il Centro per i suoi primi dieci anni di attività è stato pure Tvrtko Zebec, dell’Istituto nazionale per l’etnologia e il folclore, ente con cui il CECII ha collaborato nel campo della digitalizzazione e della riproduzione del materiale legato al patrimonio immateriale istriano oggi custodito anche a Pedena. Come fatto precedentemente da Dean Močinić, sindaco di Pedena, pure Zebec ha augurato una lunga vita al CECII.

I partecipanti al laboratorio dedicato alla musica tradizionale

Il laboratorio dei canti tradizionali

Il laboratorio dei canti tradizionali dell’Istria con cui è iniziata la serata, è stato tenuto dagli esperti Dario Marušić, Noel Šuran, Goran Farkaš, Zoran Karlić e Branimir Šajina, i quali si sono occupati pure del programma musicale con cui è terminato l’appuntamento. L’evento ha compreso anche uno sketch eseguito da alcune appartenenti alla compagnia teatrale amatoriale “Trnoplesari”, Martina Bilić, Kristina Čule e Ivana Tončić (autrice del testo), e da Ivona Orlić, le quali hanno così raccontato quella che era una volta la vita delle giovani donne del Pedenese.

La fine dello sketch

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