Cade anche il McDonald’s. Centro sempre più… chiuso

La crisi economica non guarda in faccia nemmeno alla catena di cibo veloce più nota al mondo, che chiude il suo negozio in centrocittà. L’ennesimo locale che si è arreso alla crisi

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Cade anche il McDonald’s. Centro sempre più… chiuso

Anche McDonald’s ha issato bandiera bianca. Ieri “l’ultima cena”, oggi la chiusura definitiva del ristorante in via Laginja dopo 25 anni di lavoro senza interruzioni (e ottimi affari). Questa sì che si chiama resa incondizionata. Contro il dramma dello svuotamento del centro storico, nemmeno la catena di fast food americana più famosa al mondo ha potuto resistere. Cioè, ha resistito abbastanza. Due anni di pandemia non sono pochi. Dall’inverno del 2020 in qua, per nove mesi l’anno i clienti sono rimasti in casa. Tutt’al più, hanno consumato su ordinazione. Nel frattempo, la città si è popolata di fattorini in bicicletta o in monopattino: le aziende di consegne a domicilio non si sono fatte pregare, anzi hanno colto la palla al balzo. Ma intanto il ristorante di via Laginja è rimasto vuoto. Già l’anno scorso era corsa voce che il locale fosse prossimo alla chiusura. Il direttore generale di McDonald’s Croazia aveva dato conferma alle voci: era il primo ristorante che l’azienda stava per chiudere in venticinque anni di onorato servizio.

 

Centro commerciale e pandemia

Non uno scandalo, d’accordo, ma neanche un complimento. I motivi? Due, essenzialmente: intanto il nuovo locale del tipo Drive-in aperto al centro commerciale Pula City Mall ha cominciato a rendere molto più di quel che aveva mai fruttato il ristorante di via Laginja e, in secondo luogo, la pandemia. Già. La pandemia è stata il proverbiale ultimo chiodo nel cofano. Prima c’è stato il lockdown assoluto, poi un semi lockdown che aveva ammesso i servizi solo all’aperto e da asporto. Inutile dire che un ristorante senza terrazza non ha vie di scampo. O si lavora come Dio comanda, o non si lavora affatto. Poi è venuta la ripresa delle attività al chiuso, ma ormai i clienti hanno preso altre abitudini. Insomma, anche questa è la cronaca di una morte annunciata. Che ne sarà dei dipendenti? Niente di particolare: alcuni sono prossimi al pensionamento e gli altri sono stati trasferiti al nuovo locale il quale, a differenza del vecchio, è dotato di tutti gli agi utili in tempi di pandemia: terrazza protetta dal vento col plexiglass e riscaldamento a infrarossi da esterni, drive in per le ordinazioni e le consegne di passaggio. Il guaio è che il centro urbano con le sue ristrettezze di ordine architettonico non può concorrere contro tutto queste richieste del commercio 2.0.

Da un anno in qua il “tutto chiuso” è la norma

La desertificazione di via Sergia

Ovviamente il mondo non gira intorno a un ristorante di cibo veloce, e giustamente si potrebbe reagire con un sonoro chissenefrega. Ma in questo caso il fenomeno è totale e non sta risparmiando proprio nessuno. La desertificazione di via Sergia è bella e compiuta. Anche i lamenti si sono spenti. I Giardini? Via dell’Istria? Via Zagabria? Un negozio di jeans e maglieria ha chiuso due anni fa e il locale è ancora vacante. Un orologiaio è andato in pensione lo scorso inverno e il locale è sempre vuoto. Un negozio di magliette stampate prima e poi la panetteria hanno tolto il disturbo dai Giardini e nessuno ha chiesto il vano in affitto. Altri negozi di abbigliamento in via dell’Istria hanno chiuso o stanno chiudendo ed è difficile che qualcuno chieda di rilevarli. Tutto è “ex” nel centro storico di Pola, persino la Stazione degli autobus.

L’agonia prosegue

Intanto da piazza Foro il sindaco Filip Zoričić invita i cittadini a “venire in città” per un bicchiere di vino, uno steak, un concerto, una mostra, uno spettacolo di burattini, un’open day dell’associazione di turno. Per qualche oretta l’onda sistolica compare sul monitor e il battito cardiaco di Pola riprende vigore, ma poi si ripiomba nel buio e nel silenzio. Alcune misure di “rianimazione” del paziente in coma danno qualche risultato provvisorio ma, alla lunga, l’agonia prosegue. Il commercio è cambiato, il mondo è cambiato, le abitudini di vita cambiano. Che fare? Il sindaco Zoričić dice che spera di poter dare al fu McDonalds un altro gestore in tempi brevissimi, benché, anche la burocrazia richiede il suo tempo. Ci sono dei bandi da preparare, dei documenti da stendere, delle procedure da rispettare anche senza contare la diffidenza degli imprenditori e la paura, più che giustificata, di fallire e di sprecare inutilmente un capitale in un investimento di dubbia utilità.

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