Era il 2 marzo del 1872 quando, sul bastione cilindrico della cinta muraria d’epoca veneziana, venne accesa per la prima volta una lanterna. Per ricordare l’evento accaduto 150 anni fa, la CAN di Pirano, gestore del faro dal 2018, ha organizzato sulla Punta cittadina l’evento “Caro faro, ricordi?”, promosso nell’ambito del progetto relativo all’eredità culturale immateriale di Pirano, in collaborazione con la Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” e con il supporto finanziario del Comune. L’interessante lezione all’aperto, accompagnata dal sottofondo delle onde, è stata guidata dalla professoressa Daniela Paliaga Janković, esperta conoscitrice della cittadina e autrice di alcune pubblicazioni tra le quali “Per piazze e cortili alla ricerca dell’acqua”, “Storia di un faro” e “Pirano in tasca”. “Proviamo a immaginare il bastione isolato, l’acqua e il mare che arrivano ai suoi piedi, questo ancora nella seconda meta dell’800”, così la Paliaga Janković, “allora il porto di Pirano, che contava oltre 200 grosse imbarcazioni, ebbe un grandissimo impulso e la navigazione una forte espansione con i motori a vapore e le imbarcazioni che, oltre al legno, venivano costruite anche in ferro. Vista l’impellente necessità, su sollecitazione della direzione del porto locale, venne fatta la richiesta di posizionare un segnale luminoso sulla punta della Madonna della Salute, perché nelle notti procellose, era difficile trovare l’entrata in porto e valutare la distanza della secca. La richiesta passò al Comune, che a sua volta la rivolse alla direzione centrale di Trieste e nel giro di un anno, dopo uno scambio intenso di lettere, venne accolta. Sul torrione venne posizionata un’asta di ferro e su di essa una lanterna provvisoria, con un piccolo gabbiotto, dove tenere gli strumenti per l’accensione del lume. Sotto la scala, dalla quale si saliva al torrione, c’era un serbatoio per il petrolio. Il Comune garantì lo stipendio e un alloggio per il guardiano del faro. Il segnale luminoso era dapprima rosso e fisso e soltanto nel 1910, con l’allacciamento elettrico, iniziò a lampeggiare. Nel tempo venne implementato con un sistema di specchi e oggi ha una visibilità di 15 miglia marine”.
I presenti, tra i quali il presidente della CAN, Andrea Bartole e Manuela Rojec, presidente della CI “Giuseppe Tartini”, hanno seguito con vivo interesse il racconto della Paliaga Janković, arricchito di curiosità, aneddoti e dati storici relativi alla costruzione. Fa parte del complesso del faro anche il campanile neogotico, l’esempio più antico di questo stile nel Paese, danneggiato dalle cannonate nel 1848, nel 1853 è stato raso al suolo e ricostruito nel 1855. Appoggiata al bastione veneziano, è la chiesa barocca di Santa Maria della Salute, risalente al 18.esimo secolo, che sorge su una chiesetta più piccola, nominata già nel 1274 e dedicata a San Clemente, protettore dei marinai. Nel 1874 fu costruita l’abitazione del fanalista utilizzando la pietra d’Istria e rimase a disposizione per lui e per la sua famiglia sino al 1976. L’ultimo guardiano del faro fu Miroslav Finka, che concluse il suo incarico nel 1981 quando la lanterna venne modernizzata e automatizzata. Negli ultimi anni Ottanta e Novanta il faro fu l’atelier dello scultore giapponese Masayuki Nagase e in seguito dello scultore sloveno Janez Lenassi, dopodiché venne abbandonato. Grazie all’interesse della signora Tončka Senčar e di alcune volontarie, nel 2013 il faro venne nuovamente aperto al pubblico e oggi costituisce un monumento culturale sul territorio del Comune di Pirano. Dal 2018 è stato dato in gestione alla CAN piranese, impegnata a usare la struttura per attività culturali e turistiche. L’evento è stato accompagnato dal taglio della torta e dal brindisi finale.
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