Multe nel Golfo di Pirano. Da Lubiana 560mila euro a 70 pescatori

La Commissione affari interni ha dato il via libera ai risarcimenti

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Multe nel Golfo di Pirano. Da Lubiana 560mila euro a 70 pescatori

LUBIANA | Nei prossimi tre anni Lubiana dovrebbe versare complessivamente 560mila euro di rimborsi a una settantina di pescatori sloveni che non possono svolgere liberamente la loro attività nel Golfo di Pirano, ossia nel tratto di mare che la Slovenia e la Croazia si contendono. L’importo sarà assicurato dal Ministero dell’Agricoltura, che attingerà le risorse dal Bilancio nazionale. Il via libera definitiva all’erogazione dei mezzi dovrà essere dato dalla Camera di Stato. Il segretario di Stato in seno al Ministero dell’Agricoltura, Jože Podgoršek, ha detto di attendersi che la questione sia discussa in Parlamento con procedura d’urgenza.
Ieri, la Commissione parlamentare per gli Affari interni ha dato disco verde alle modifiche proposte alla Legge d’intervento atta a regolamentare le questioni legate alla sentenza della Corte d’arbitrato. La misura prevede di prolungare da due a quattro anni il periodo durante il quale i pescatori sloveni avranno diritto a intascare l’indennizzo loro destinato dallo Stato. Per poter ottenere il contributo i pescatori dovranno esibire alle autorità i diari di bordo delle loro imbarcazioni. Il diritto all’indennizzo è stato riconosciuto ai pescatori che non possono oltrepassare la linea di mezzeria del Golfo di Pirano, “a causa dell’azione di imbarcazioni straniere”.
Podgoršek, ha assicurato, inoltre, ai pescatori sloveni che le eventuali multe che dovessero essere comminate loro dalle forze dell’ordine croate saranno pagate dalla Slovenia una volta passate in giudicato.
Il 29 giugno 2017 la Slovenia si è vista assegnare dalla Corte permanente di arbitrato (CPA) la sovranità su circa due terzi del Golfo di Pirano. D’altro canto la CPA ha assegnato a Zagabria buona parte dei territori contesi sulla terraferma, inclusa la collina di Sveta Gera/Trdinov vrh e svariati villaggi istriani lungo il fiume Dragogna. La Croazia ritiene di non essere tenuta a riconoscere un procedimento (l’arbitrato) che considera compromesso dal modus operandi sloveno. Zagabria si è ritirata dall’arbitrato nel luglio del 2015 richiamandosi alla decisione presa all’unanimità dal Sabor, a causa dei contatti tra l’allora rappresentante sloveno nella Commissione arbitrale istituita in seno alla CPA, Jernej Sekolec, e la dipendente del Ministero degli Esteri di Lubiana, Simona Drenik. In seguito allo scoppio del cosiddetto scandalo telefonico, si dimisero entrambi. Dal punto di vista sloveno, la Croazia, rifiutandosi di riconoscere la decisione della CPA, avrebbe infranto il diritto comunitario.

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