Fiume. Violati i bancomat ma non i conti dei clienti

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Fiume. Violati i bancomat ma non i conti dei clienti

Dall’inizio dell’anno prelevate 352mila kune in modo illecito dai bancomat nella nostra e nella regione istriana. Ci sono anche delle buone notizie. La polizia ha arrestato i tre responsabili, mentre la violazione dei bancomat non ha colpito gli utenti, ma soltanto tre istituti di credito.
Oggi è stata convocata una conferenza stampa straordinaria in Questura dove i media sono stati informati dei risultati dell’inchiesta che ha fatto luce su venti casi avvenuti in buona parte sul territorio della Regione litoraneo-montana. Ai giornalisti si è rivolto il capo del Dipartimento per la criminalità organizzata a livello regionale Kristijan Zrinušić. Cos’è successo. In breve, tre cittadini croati, due di 30 e uno di 33 anni, hanno messo in atto delle modalità con cui violare i bancomat, utilizzando allo stesso tempo competenze in campo informatico e capacità manuali. I colpi messi a segno, semplificando il procedimento, consistono nel violare fisicamente il bancomat, con l’utilizzo di attrezzi facilmente reperibili, come le smerigliatrici ad angolo, con lo scopo di accedere alle componenti elettroniche. A quel punto, dopo una prima fase di attacco fisico al bancomat, subentra l’allacciamento al sistema informatico precedentemente studiato. Scoperchiando un bancomat, infatti, non si può accedere al superprotetto vano in cui si trovano i soldi. Pertanto, occorre connettersi al dispenser, cioè al contatore che dosa il numero di banconote. Qui entra in gioco la perizia e le nozioni informatiche. Pur avendo un aspetto spartano, gli oggetti usati e mostrati dalla polizia, sono estremamente sofisticati.
”È stata una ricerca lunga e complessa – ha precisato Zrinušić–, che ci ha consentito di risolvere una serie di crimini legati al sistema black box di violazione degli sportelli automatici. Il sistema consente di accedere al sistema informatico del bancomat con hardware e software predisposti per il prelievo di denaro. Sono stati presi di mira i bancomat dislocati in zone meno frequentate dove non c’è un sistema di videosorveglianza. Hanno colpito a Fiume, a Draga di Moschiena, Hreljin, Jadranovo e Montona. Questo attacco ai bancomat si differenzia dai casi che avevamo affrontato in precedenza in cui erano coinvolti sempre cittadini stranieri. Il primo caso di uso dei black box in Croazia risale al 2016 e da allora si sono verificati 46 casi in sette serie a opera di bande ucraine, russe, polacche, rumene e via dicendo. Questo è il primo caso in cui sono coinvolti cittadini croati che hanno fatto tutto da soli, dal creare i software all’assemblaggio di attrezzature, fino all’attacco vero e proprio agli sportelli”.
I titolari dei conti, cittadini o imprese, hanno motivo per essere preoccupati? “Assolutamente no. In questo caso non sono gli utenti a essere minacciati. L’obiettivo era di prelevare liquidi sfruttando i punti deboli del sistema di difesa dei bancomat, quelli meccanici e quelli informatici”. Nel corso dell’inchiesta e delle perquisizioni, scoperti anche droga, armi da fuoco e munizioni, ovviamente, detenute senza permesso.

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