Lorenzo Casini: «L’Italia è campione in carica. Però la Croazia parte favorita»

Il presidente della Lega Serie A parla degli Europei e delle principali sfide del calcio italiano, su tutte i problemi legati alle infrastrutture

0
Lorenzo Casini: «L’Italia è campione in carica. Però la Croazia parte favorita»
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Per un attimo l’Italia ha accarezzato il sogno di avere dieci squadre in Europa nella stagione 2024/25! Ma per vedere realizzato tale scenario sarebbe servito un incastro di risultati clamoroso e oggettivamente improbabile. Che infatti non si è materializzato. Ma dall’Inter campione d’Italia all’Atalanta vincitrice dell’Europa League, passando per Milan, Juventus, Bologna, Roma, Lazio e Fiorentina, saranno comunque ben otto le formazioni della Serie A a disputare le competizione UEFA nella prossima annata. Negli ultimi quattro anni il calcio italiano è tornato protagonista in campo europeo. Stats never lie, come direbbe il buon Dan Peterson. Già, perché i numeri e le statistiche non mentono e, anzi, non lasciano spazio a interpretazioni: Inter finalista in Champions nel 2023; Atalanta vincitrice dell’Europa League nel 2024, Roma finalista nel 2023 e Inter nel 2020; Roma trionfatrice nella prima edizione della Conference League nel 2022 e Fiorentina doppia finalista nel 2023 e 2024. Siamo forse agli albori di una nuova “golden age” del calcio italiano come quella negli Ottanta e Novanta? È ancora prematuro. Dopotutto su sette finali sono arrivati appena due trofei, ma certo è che il movimento del pallone nel vicino Stivale, dopo tanti anni di magra, sta tornando a fare la voce grossa anche fuori dai propri confini nazionali. Un aspetto rimarcato più volte dal presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, durante il convegno organizzato alla Facoltà di Giurisprudenza di Fiume. Avvocato romano classe 1976, Casini è stato eletto poco più di due anni fa prendendo il posto del dimissionario Paolo Dal Pino.

Presidente, è la sua prima volta a Fiume?
“Sì, è la prima volta che vengo a Fiume. Una bella esperienza. Sto conoscendo un po’ la storia e i rapporti e i legami con il calcio italiano. Sono molto contento di essere qui”.

Un pronostico sull’attesissima sfida tra Italia e Croazia all’Europeo?
“Nessun pronostico. L’Italia è campione in carica, però la Croazia parte favorita”.

La Croazia è salita sul podio nelle ultime due edizioni dei Mondiali, mentre l’Italia li ha visti dal divano di casa. Come se lo spiega? Da un lato un Paese con meno di quattro milioni di abitanti, dall’altro una superpotenza del calcio internazionale, nonché una delle nazionali più vincenti della storia…
“Quando ci sono meno risorse a disposizione c’è un maggiore desiderio di emergere e di arrivare in cima. Questa è una spinta che si verifica spesso nei Paesi più ‘piccoli’. Però c’è anche un discorso storico sul popolo slavo, che ha sempre eccelso negli sport. Il calcio ne è un esempio, ma forse nemmeno la disciplina in cui eccellono di più. C’è quindi anche un aspetto di tradizione che probabilmente parte anche dalla scuola, che invece in Italia si è perso, anche a causa dell’eredità del fascismo, quindi il timore di riprodurre dinamiche che ci siamo lasciati alle spalle. Diciamo che c’è un ritardo educativo a livello scolastico che l’Italia dovrebbe recuperare”.

Il presidente federale Gravina ha detto che Spalletti è il profilo ideale per la panchina della nazionale azzurra: si trova d’accordo?
“Questo è competenza della Federazione, ma al di là di questo Spalletti è un grandissimo allenatore e infatti quando venne nominato, noi della Lega Serie A fummo molto felici”.

A proposito di Gravina, come sono i rapporti tra di voi? Ogni tanto emergono delle frizioni sull’asse Lega-Federazione…
“Tra me e il presidente Gravina i rapporti sono ottimi. Tra Federazione e Lega, ma è un discorso che riguarda un po’ tutti i Paesi, ci sono spesso delle incomprensioni anche perché parliamo della Lega come soggetto che alimenta e finanzia l’intero movimento, ma che non è in una posizione riconosciuta all’interno del sistema federale”.

Qual è oggi la principale sfida della Lega?
“La priorità delle politiche della Serie A in questo momento sono gli stadi perché c’è un ritardo infrastrutturale che oggi non è più tollerabile”.

E il razzismo?
“Il razzismo è sempre una priorità. Qualsiasi tipo di discriminazione, odio o incitamento alla violenza dev’essere contrastato”.

L’amministratore delegato della Lega, De Siervo, ha lanciato l’allarme sul rischio di revoca dell’edizione 2032, che l’Italia dovrebbe organizzare assieme alla Turchia. Quello di perdere l’Europeo è un rischio concreto?
“È prematuro perché le scadenze sono ancora in là e il governo italiano ha compreso l’urgenza e quindi sono stati attivati tutta una serie di tavoli e consultazioni anche con il Ministero dell’Economia e quello dello Sport. La questione però non riguarda soltanto gli stadi che ospiteranno l’Europeo, bensì il problema infrastrutturale riguarda le squadre di Serie A in generale. E qui torniamo al discorso delle scuole, cioè al fatto che l’impiantistica in Italia è in una condizione di forte arretratezza”.

Si parla tanto della riforma del campionato e della Serie A a 18 squadre…
“Al momento questo è un tema messo da parte perché la Serie A ha votato e le squadre hanno scelto di restare a 20. Semmai in futuro si potrà valutare se mantenere 20 squadre con un format diverso per avere calendari più contenuti”.

Qual è il presidente delle squadre di Serie A più, mi passi il termine, ingestibile?
“Sono tutti ‘difficili’ nel senso che stiamo parlando di 20 squadre che esprimono ciascuna un’eccellenza. Un’eccellenza in un settore industriale oppure in un settore culturale perciò chi le rappresenta sono 20 ‘star’. Diciamo che la difficoltà non è tanto gestire uno, ma piuttosto presiedere un assemblea dove ci sono tutti e 20”.

Nella stagione appena conclusa le squadre italiane hanno fatto benissimo in campo europeo, risultati che hanno contributo anche a portare una quinta squadra in Champions nella prossima. Da questo punto di vista la Lega non può che ritenersi molto soddisfatta…
“L’anno scorso abbiamo avuto tre finaliste in Europa, che purtroppo non hanno portato a casa trofei ma comunque sono arrivate in finale. E quest’anno due su tre, peraltro con la vittoria dell’Atalanta contro il Bayer Leverkusen che sembrava imbattibile. Il ranking ci ha dato il quinto posto in Champions e otto squadre in Europa, il che vorrà dire poter mantenere alto il ranking anche per l’anno prossimo perciò sì, non possiamo che essere super soddisfatti”.

A un certo punto si è intrattenuto con il presidente del Rijeka, Damir Mišković: di che cosa avete parlato?
“Delle difficoltà a cui vanno incontro le proprietà delle squadre rispetto all’economia del calcio, al rapporto con i procuratori e anche al tema della competitività di alcuni sistemi di Paesi rispetto ad altri, che poi è legato all’effetto lungo della sentenza Bosman”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display