Giuseppina Martinuzzi. La scuola ne va fiera

L’elementare italiana ha dedicato una mostra al personaggio storico di cui porta il nome. È stata allestita presso la Comunità degli Italiani e sarà aperta fino al 21 giugno

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Giuseppina Martinuzzi. La scuola ne va fiera
Cenni biografici e storici sulla SeI e il personaggio a cui deve il nome. Foto: Daria Deghenghi

Ecco una mostra fatta dai bambini che si consiglia di vedere ai “grandi”. Con l’aiuto degli insegnanti e della direzione scolastica, gli alunni dell’elementare italiana di Pola hanno realizzato e allestito un’esposizione biografica sul personaggio storico a cui la scuola orgogliosa deve il proprio nome. Noi che l’abbiamo frequentata chi 20, chi 30 e chi 40 anni fa, dobbiamo ammettere che della Martinuzzi ignoriamo molto, vuoi per l’età che avanza, vuoi perché la forza dell’oblio è immensa, vuoi perché qualcuno non si era mai presa la briga di apprendere in primo luogo. Ecco dunque che intervengono gli scolari di oggi a rinfrescare la memoria di quelli di un tempo sulla vita e l’opera dell’insegnante socialista e femminista originaria di Albona.

Il plastico della sede scolastica odierna.
Foto: Daria Deghenghi

I pannelli esposti nell’atrio della Comunità degli Italiani di Pola passano in rassegna intanto gli essenziali dati biografici come la data di nascita (il 14 febbraio 1844) e la figura paterna illustre e affettuosa: il padre Giovanni era sindaco di Albona e si dedicò con grande lena all’educazione dei tre figli che ebbero a disposizione una biblioteca personale di taglio scientifico-umanistico di grande pregio per il conseguimento di un’istruzione classica. La giovanissima Giuseppina assetata di sapere ne avrebbe poi fatto tesoro nel suo ruolo di insegnante ad Albona, a Gallesano, a Muggia e infine a Trieste, dove si impegnò a trasmettere la conoscenza ai figli degli operai poveri dei cantieri navali. Famoso è il suo manuale mnemonico scritto a mano e composto da 29 tavole sinottiche per un apprendimento quanto più semplice e duraturo della grammatica, della letteratura, della geografia, della storia e della biologia. Note le sue collaborazioni con le riviste pedagogiche dell’epoca e soprattutto gli interventi polemici pubblicati sulla Rassegna scolastica, rivista triestina in cui ebbe l’occasione di esporre la sua proposta di riforma della scuola pubblica.
Suo anche il Libro di lettura per le scuole popolari, discreditato però dalle autorità imperiali perché “poco austriaco e poco religioso”, quindi tendenzialmente sovversivo. Seguono altri cenni biografici sull’opera, i riconoscimenti, il pensiero, la sensibilità nei confronti delle classi subalterne, l’impegno sociale, ed infine una serie di pannelli dedicati alla scuola italiana di Pola così come si presenta oggi e come invece accolse gli scolari in passato, quando “i bambini andavano a scuola solo cinque anni perché dopo dovevano andare a lavorare”. Molto bello il ritratto della Martinuzzi circondata da alcuni dei suoi pensieri di valore universale, validi oggi come ieri senza modificare una virgola. Bello anche il plastico della sede scolastica realizzato con sola carta, matita, forbici e colla. Ricche di spunti di riflessione le pagine dei saggi che raccontano il ruolo dell’intellettuale italiana nel movimento femminile socialista che si batté per l’emancipazione, la difesa dei diritti delle lavoratrici e la promozione dei diritti civili e politici delle donne. Carino il collage della scuola di Gallesano con i battenti delle finestre “sventolanti”, ma anche il “libro” dei disegni delle aule e delle miniere d’Arsia e utilissimi i quattro pannelli con i cenni storici sulla storia dell’insegnamento in lingua italiana a Pola dal 1947 a oggi. La mostra sarà visitabile fino al 21 giugno dalle ore 8 alle 20.

La scuola di Gallesano.
Foto: Daria Deghenghi
Giuseppina Martinuzzi.
Foto: Daria Deghenghi

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