IL PUNTO Vittime. Quelle polemiche senza fine

0
IL PUNTO Vittime. Quelle polemiche senza fine
Il Castello di Lubiana. Foto di Goran Žikković

Non poteva non innescare una marea di polemiche la decisione del governo sloveno di revocare il decreto che introduceva la Giornata nazionale per il ricordo delle vittime del comunismo, presa citando come giustificazione soprattutto l’assenza, prima dell’introduzione della ricorrenza un anno fa, di un “dibattito pubblico” fra “esperti”. La sortita dell’Esecutivo di centrosinistra guidato da Robert Golob si inserisce giocoforza in un clima in cui il confronto politico è viziato dal peso delle ideologie del passato, con i vari scheletri che vengono tirati fuori dagli armadi spesso a seconda delle necessità contingenti, magari in assenza di soluzioni per altri problemi ben più pressanti. Fatto sta che non soltanto in Slovenia, ma anche in Croazia – e pure negli altri Paesi della regione, senza scordare l’Italia – è d’obbligo una riflessione sui tragici fatti del passato che porti, se non a una riconciliazione nazionale, almeno a un confronto sereno sulle memorie spesso contrapposte, avvicinandole per quanto possibile.

Ecco perché l’abolizione della decisione di introdurre la Giornata memoriale presa dal precedente governo di centrodestra retto dall’allora premier Janez Janša quasi alla scadenza del mandato, è di quelle che fa discutere, non solo in Slovenia. La reazione rabbiosa dei massimi esponenti del centrodestra a Lubiana era scontata, con tanto di parole grosse e polemiche infuocate. Fatto sta che nemmeno il fronte storico del centrosinistra appare troppo compatto. L’ex Presidente della Repubblica, Borut Pahor, artefice di importanti gesti d’apertura storica assieme al Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, ha pure manifestato disappunto per la decisione del governo Golob, definendola “inappropriata”. Pahor ha espresso il timore che quanto accaduto possa portare “a nuove divisioni” e ha ribadito che piaccia o no “le vittime del comunismo ci sono state”.

Non poteva mancare ovviamente una reazione alle vicende in Slovenia anche nel Friuli Venezia Giulia. “La decisione del governo sloveno di cancellare la Giornata nazionale per la memoria delle vittime della violenza comunista è un brutto segnale che riporta indietro le lancette della storia”, ha rilevato l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti, ricordando che tra le vittime degli eccidi vi furono “tanto italiani, quanto sloveni e croati”. L’auspicio dell’assessore è stato che “il monito di Borut Pahor possa spingere a rivedere presto questa decisione, rimediando almeno in parte a questo assurdo passo falso”.

A Roberti ha fatto eco Roberto Novelli, consigliere regionale di Forza Italia, il quale ha sottolineato che “lascia sgomenti la decisione del governo sloveno che ha cancellato la cosiddetta Giornata nazionale per il ricordo delle vittime del comunismo”. In questo contesto ha invitato le istituzioni “a non abbassare la guardia rispetto a scelte molto delicate sotto il profilo politico”.

Al di là delle polemiche da una parte e dall’altra dei confini, è un fatto che la Slovenia, a prescindere dal colore dei governi che si sono alternati negli ultimi trent’anni, ha fatto molto nel campo della riesumazione delle vittime degli eccidi del dopoguerra, dalle fosse comuni alle miniere dismesse. Basti pensare a Huda Jama. Creando così le premesse per una memoria che vada oltre le inevitabili spaccature ideologiche. Del resto la Slovenia fu la prima tappa del rientro dei prigionieri, dopo la resa degli eserciti sconfitti con civili al seguito dei vari popoli della regione che alla fine del secondo conflitto mondiale avevano cercato di raggiungere l’Austria per consegnarsi agli alleati. Per cui proprio sul territorio sloveno, tantissimi, a prescindere dall’identità nazionale, finirono vittime degli eccidi, per trovare cristiana sepoltura soltanto tantissimi decenni dopo. Da altre parti, più a est e a sud, il processo d’identificazione delle fosse comuni e di riesumazione delle vittime non è ancora andato così avanti come in Slovenia. Senza scordare gli infiammati scontri dialettici riferiti ai fatti del passato di cui fin troppo spesso si è spettatori al Parlamento di Zagabria. Ecco perché quel dibattito che si è innescato a Lubiana riguarda un po’ tutti, per cercare le vie migliori per giungere a una conclusione comune: un ricordo su tutte le tragedie dei tempi andati che faccia davvero sì che cose del genere non abbiano mai più a ripetersi. Anche se la guerra che ora infuria nell’Europa orientale fa temere che gli insegnamenti della storia siano destinati a volte a restare lettera morta e che c’è chi insista a ripetere gli “errori” del passato, magari quelli commessi da altri.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display