Superare le paure e aprirsi al nuovo

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Superare le paure e aprirsi al nuovo

“Avvicinatevi all’orlo”, disse.
“Non possiamo, abbiamo paura.”
“Avvicinatevi all’orlo.”
“Non possiamo, cadremo giù.”
“Avvicinatevi all’orlo.”
Si avvicinarono… lui li spinse. E volarono.

I versi di Guillaume Apollinaire tornano spesso nel quotidiano a ricordarci di superare le barriere che inevitabilmente la vita costruisce intorno al nostro desiderio di osare. Nell’era di Internet spesso ci si stupisce che la nostra realtà sia segnata da una produzione esagerata di carta, carte, leggesi documenti vari, che non hanno più ragione di esistere ma che continuano a sovrastarci, a infilarsi dappertutto con la smania di chi si aggrappa al superfluo per non dover cambiare abitudini.
Ma in una realtà spesso kafkiana che contraddistingue l’epoca presente, ecco che succede l’imprevisto, l’inimmaginabile: un virus più traditore degli altri scompagina le nostre abitudini e ci costringe a trasformare necessità in virtù. Dobbiamo rimanere a casa? Bene, potenziamo lo “smart working”. È ciò che sta succedendo e l’amministrazione stessa ne individua i benefici. La rivoluzione tecnologica ha rivoluzionato un mondo che non vuole essere rivoluzionato, le novità fanno paura, ma a volte risolvono le situazioni contingenti.
Un esempio: negli ultimi giorni sono saliti a 400 i dipendenti del Comune di Trieste, che hanno adottato il “Lavoro Agile in Emergenza” (LAE) che un dipendente può compiere, con gli opportuni strumenti e modalità, dal proprio domicilio o da altre sedi diverse da quella consueta di lavoro.
Si tratta di un risultato che – lo rilevano i diretti interessati – sta andando anche oltre le più promettenti aspettative, con una crescente e convinta adesione dei dipendenti del capoluogo regionale FVG, con numeri davvero molto importanti e proporzionalmente significativi per l’ente.
Certo non possono farlo alcune specifiche “categorie” quali la Polizia locale, il personale dedicato ai servizi sociali e alla persona, che di norma per il loro particolare profilo e mansioni, non possono venire impiegati in questo modo alternativo di lavoro, ma sono costretti a recarsi nei propri uffici o nei luoghi deputati.
Ma per tutti gli altri, o per la maggioranza degli altri, la modalità LAE si sta rivelando del tutto innovativa soprattutto nel riscontro di grande successo e apprezzamento tra i dipendenti, oltre che fornire sensibili risultati di produttività. Il Comune di Trieste ha messo in campo tale prassi per la prima volta, in modo diffuso e capillare, proprio in occasione dell’emergenza coronavirus cercando di rispondere all’appello del “stare a casa”.
Ecco perché a questo punto i versi di Apollinaire calzano a pennello: la paura di iniziare era evidente, nonostante una realtà lavorativa fosse già pronta ad affrontare “il volo” grazie a un lungo e minuzioso lavoro già svolto in precedenza per la formazione e predisposizione di uno ‘staff’ di dipendenti inclusi in questa preparazione strategica, bisognava portarli sull’orlo e spingerli. Risultato: “Nel grave momento di difficoltà che tutti stiamo vivendo – affermano i dirigenti comunali –, sarebbe stato veramente problematico continuare a lavorare per la Città che invece così prosegue funzionando senza blocchi”.
Ridimensionare l’esistente, risistemare le caselle di una società che è in cerca di una risposta sul futuro. Se il mondo si salverà dalla pandemia, saranno molte le cose da riconsiderare. Il valore dell’individuo in primis senza il quale nulla è possibile.
Quando tutto sarà finito, inizierà il momento dedicato alla riflessione e quell’orlo da superare non farà più paura: lavorare da casa significa più tempo per la famiglia e per sé stessi, meno spese di trasporto, meno spese per gli enti, forse più lavoro per tutti, meno rigidità, più coscienza individuale e, forse, più libertà che equivale a più felicità.

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