Workation. Il lato bello del lavoro da remoto

Dalla Polonia alla costa adriatica: Bartosz Kawłatow racconta la sua esperienza da nomade digitale

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Workation. Il lato bello del lavoro da remoto
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Per i nomadi digitali il lavoro non rappresenta un limite geografico. Avendo la possibilità di gestire il proprio impiego completamente da remoto, diventa per loro più facile organizzare spostamenti e viaggi. Non è un caso se negli ultimi tempi si sia diffuso il termine “workation”, nato dalla fusione delle due parole inglesi work (lavoro) e vacation (vacanza), con il quale si vuole proprio indicare il vantaggio di lavorare da remoto e la conseguente possibilità di scegliere di farlo da un luogo di villeggiatura. Questa sempre più comune tendenza, che ha registrato una forte accelerazione a causa della pandemia, ha modificato molte abitudini lavorative degli individui di tutto il mondo. Tra le varie località ambite da migliaia di nomadi digitali, c’è un vasto numero che ha scelto, e sta continuando a scegliere, la Croazia come destinazione. Uno dei nomadi digitali arrivati in Croazia per lavorare a distanza è Bartosz Kawłatow, uno sviluppatore di software di 33 anni, che recentemente ha lasciato Cracovia per intraprendere questa nuova avventura.

Una scelta nata dalla pandemia
Bartosz attualmente lavora nell’industria automobilistica e, poiché la sua occupazione gli consente di lavorare completamente da remoto, ha deciso di trasferirsi in Croazia. “L’idea di trasferirmi è nata un anno e mezzo fa, dopo le pesanti chiusure dovute alla pandemia. Volevo vivere a contatto con la natura, preferibilmente in un luogo di mare. Poco tempo fa ho iniziato a lavorare a distanza e così, non appena ho potuto trasferirmi, non ho più esitato. Ho scelto la Croazia perché conoscevo già alcune persone del posto e in più parlo correntemente la lingua locale”, ci racconta. Questa da “nomade digitale” in Croazia è la sua prima esperienza di permanenza così lunga in un Paese diverso dalla Polonia. Il fatto che abbia viaggiato molto lo ha però aiutato ad adattarsi con facilità a un nuovo Paese. Prima di raggiungere Fiume, la sua esperienza da nomade digitale in Croazia ha avuto inizio a Spalato, città in cui ha vissuto per un breve periodo. “Spalato è un luogo molto più turistico, quindi immagino che in estate bisogna fare i conti con una città sovraffollata e con i prezzi degli affitti alle stelle. A Fiume, al contrario, non credo ci sia molta differenza tra estate e inverno per quanto riguarda i costi. Inoltre, mi sembra offra di più per quanto riguarda la varietà di attrazioni turistiche, perché in un’ora o due di macchina si può comodamente raggiungere l’Italia o l’Istria. In meno tempo si può andare ad Abbazia, o sulla bellissima isola di Veglia. Poi, per chi non preferisce il mare, c’è anche la possibilità di organizzare una gita in montagna”, ci dice Bartosz.
La sua permanenza a Fiume è resa piacevole anche grazie alle amicizie che ha stretto in quest’ultimo periodo entrando a far parte del gruppo Facebook “Nomadi Digitali Fiume”. Grazie alla community social della quale fa parte, ha avuto l’opportunità di conoscere tante persone che, provenienti da ogni parte del mondo, hanno scelto il capoluogo quarnerino come destinazione per svolgere il proprio lavoro da remoto. Bartosz ha raccontato di aver conosciuto un gran numero di italiani, alcuni giunti qui per motivi di lavoro o studio, altri italiani autoctoni residenti sul territorio, grazie ai quali ha avuto modo di scoprire la storia della città e il suo profondo legame con l’Italia, che lui stesso aveva già avuto modo di percepire.

Vantaggi e punti deboli
Secondo Bartosz, l’aspetto migliore del nomadismo digitale è sicuramente la possibilità di vivere nel posto che più si preferisce: “Nel mio caso, un posto caldo. Ho scelto la Croazia proprio perché è un luogo soleggiato e senza un lungo inverno grigio. Fiume, rispetto a Cracovia, ha più giorni di sole durante tutto l’anno. Infatti, ciò che mi ha spinto a trasferirmi qui è stato il maggior numero di giornate soleggiate e calde rispetto alla Polonia. Poi naturalmente, anche il mare ha avuto un peso significativo al momento della scelta”. Confessa che questa sua esperienza, seppur iniziata da poco tempo, non lo fa sentire un “nomade”, ma al contrario. L’accoglienza ricevuta in questi mesi lo fa sentire come un persona del posto. Oltre agli innumerevoli aspetti positivi di questo stile di vita, i nomadi digitali hanno anche delle sfide da affrontare. Bartosz ci ha confidato che una delle difficoltà alle quali si è dovuto abituare fin da subito è stata la scelta dei prodotti dei negozi e i relativi prezzi. “Ho notato – fa presente – che la maggior parte dei prodotti in Croazia costa almeno il doppio rispetto alla Polonia”.

Consigli utili
Decidere di diventare un nomade digitale è una scelta importante, alla quale si giunge dopo una serie di valutazioni. Senza dubbio, occorre anche una giusta dose di coraggio e soprattutto di pazienza, se si pensa alle procedure burocratiche da affrontare. A conferma di ciò, Bartosz ammette che uno dei consigli che avrebbe voluto ricevere prima di trasferirsi in Croazia riguarda sicuramente la questione burocratica, temuta da tanti, nomadi digitali e non: “La burocrazia non è un problema se si vuole davvero qualcosa. In più, mi avrebbe fatto piacere sapere in anticipo che i funzionari croati sono molto meno severi di quanto si possa immaginare”. Tra le altre cose che avrebbe voluto sapere prima di lasciare Cracovia, la sua città d’origine, ed entrare a far parte del crescente numero di nomadi digitali, Bartosz avrebbe preferito essere certo, fin dall’inizio, che non è difficile trovare un lavoro da svolgere completamente da remoto.
“Il trucco è essere persistenti”, affermato. L’esperienza da nomade digitale in Croazia, iniziata da poco, sta senza dubbio procedendo nel migliore dei modi per Bartosz. Il clima mite e l’ospitalità della popolazione gli trasmettono un sincero calore che gli fa pesare meno la mancanza di casa, tanto che al momento non ha in piano di cambiare città.

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