Fiume. Riportare alla luce l’unico lavatoio rimasto

Nell’area dell’ex complesso Benčić, rivivrà un tassello imprescindibile del patrimonio urbano di Fiume

0
Fiume. Riportare alla luce l’unico lavatoio rimasto

In epoche lontane i lavatoi pubblici rappresentavano una delle peculiarità di Fiume, città ricca di torrenti, che scorrevano veloci dalle circostanti colline verso il mare. Per l’abbondanza dei corsi d’acqua e per le caratteristiche orografiche, i cittadini del capoluogo quarnerino si resero ben presto conto dell’importanza di usarli come uno dei fattori volti a debellare la sporcizia, le malattie e fare il bucato. Correva il XVII secolo, epoca in cui il capoluogo quarnerino iniziò a svilupparsi velocemente, al punto che i numerosi torrenti, di cui la città abbonda ancora oggi, divennero ben presto, soprattutto nelle loro foci, dei luoghi improvvisati per il lavaggio della biancheria. Da lì a poco le autorità cittadine iniziarono a commissionare alle maestranze la costruzione, in vari punti della città ma anche fuori dalle sue mura, di lavatoi in pietra naturale, spesso provvisti di tettoie più o meno lavorate. La tecnica usata era la muratura.

Una cartina del 1888 con l’ubicazione del lavatorio di Braida

I lavatoi fiumani
Uno di questi venne inaugurato nel 1824 di fronte all’Università popolare aperta (ex Caserma delle milizie territoriali Honved) in via Scoglietto, come “lavatoio pubblico”. Negli anni a venire ne vennero edificati altri in vari punti di Fiume. Grazie al progressivo ampliamento della città, nel 1903 venne inaugurato un secondo lavatoio, sempre in zona Scoglietto, precisamente dietro il terrapieno della ferrovia – nell’area in cui oggi c’è il parcheggio della municipalizzata Autotrolej –, che veniva alimentato dal torrente Scoglietto. La città abbondava già di diversi lavatoi pubblici sul tratto che va dal centro cittadino fino al rione di Mlaka. Andando per ordine, dopo quelli di Scoglietto, vari lavatoi erano ubicati nel cuore di Fiume, nei pressi delle odierne piazze della Repubblica e della 128ª brigata, ma anche in Žabica, in zona Sasso Bianco (per le necessità del primo ospedale fiumano inaugurato nel 1823 e situato all’incrocio delle attuali vie Fiorello la Guardia e Ciotta), in Braida, al Lazzaretto (oggi Caserma dei pompieri), per proseguire fino al rione di Mlaka, nei pressi del Giardini pubblici, e raggiungere l’area dell’ex Silurificio, dove sono visibili ancora oggi i resti del lavatoio e del torrente che lo alimentava. Con la costruzione della rete idrica e fognaria, i torrenti vennero incanalati sottoterra e i lavatoi pubblici persero a mano a mano d’importanza. Negli anni Venti dello scorso secolo s’inizio con il loro smantellamento, operazione che durò fino agli anni Cinquanta. Tutti, tranne uno, finora rimasto nascosto agli occhi dei passanti, ma ora a quanto pare destinato a risplendere in tutta la sua bellezza.

Il lavatoio pubblico di Scoglietto, inagurato nel 1824

I segreti del sottosuolo di Braida
Si tratta del lavatoio di Braida, che prese il nome dall’omonimo torrente, e che già alla fine dell’Ottocento, su decreto delle autorità ungheresi, fu coperto, ma non smantellato, per consentire l’allargamento della strada vicina, oggi via Manzoni. Il lavatoio, però, rimase in funzione fino al 1936, quando venne decretata la sua chiusura. Attualmente non è facile accedervi in quanto si trova sotto il livello della strada e l’unica entrata è nascosta nella parte interna, in prossimità del muro che divide via Manzoni dal complesso “Benčić”. Un cantiere edile, che ha interessato pure la zona antistante il lavatoio e soltanto in parte il muro esterno settentrionale dello stesso e il torrente Braida, lasciato scorrere nel canale coperto e sottostante il complesso. Per tutti questi anni è rimasta scoperta soltanto una piccola parte del corso d’acqua, pochi metri di torrente, che si trovavano dopo il lavatoio vero e proprio, inclusa la paratia, ora in disuso. I lavori edili che, da circa due anni a questa parte, interessano il complesso “Benčić”, si concentreranno ora anche su questa zona. Le maestranze sono già all’opera e una parte del torrente Braida è stato riportato alla luce e incorporato nell’architettura esterna tra la futura Casa dell’Infanzia e il Museo di Arte moderna e contemporanea. Il tutto sta già prendendo forma. Ma che cosa ne sarà dell’unico lavatoio fiumano rimasto?

Lo sbarramento di ferro nasconde il lavatoio

“I progetti prevedono di trasformare l’area in un parco tematico riguardante la storia e l’architettura urbana e industriale di Fiume – ci ha spiegato l’architetto Saša Randić, ideatore del progetto del complesso “Benčić” – con il parziale ‘scoprimento’ del torrente, che in tempi passati alimentava le industrie presenti in zona. In un secondo tempo, i lavori interesseranno il lavatoio stesso e la zona circostante, compresa la paratia che incanalava il corso del ruscello. Sul versante di via Manzoni verrà costruita una scalinata per poter accedere più facilmente al complesso. Purtroppo, la gradinata non potrà venire costruita sui resti del vecchio scalone che portava al lavatoio, in quanto si è constatato che lavorando a ridosso dell’edificio vicino verrebbe compromessa la staticità di quest’ultimo. Il lavatoio vero è proprio rimarrà interrato poiché vi passa, in parte, via Manzoni, ma verrà ripulito e aperto al pubblico con un’entrata dalla sua parte inferiore. Nel piccolo edificio che fungeva da stazione di controllo delle paratie, dovrebbe venire allestita una mostra sul passato e sulla funzione del lavatoio, una storia interessante che le giovani generazioni non conoscono. Inoltre, l’area verrà rinverdita e fungerà da zona di riposo e di svago”.

Schizzo del lavatorio di Braida
La scalinata che portava al lavatorio e l’arco del canale del torrente
In via Milutin Barač, nei pressi dell’entrata dell’ex Siluficio, si trovano i resti del lavatorio di Mlaka
L’architetto Saša Randić
A lavori conclusi, zona Benčić avrà tutto un altro aspetto
Verso la ristrutturazione l’unico lavatoio rimasto a Fiume
Sono imminenti i lavori di rinnovo

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display