«È un lavoro bello, stressante e… multitasking»

Intervista al direttore del Museo archeologico istriano Darko Komšo che ha appena inaugurato un nuovo mandato quadriennale. L’istituzione è attualmente impegnata nel progetto più vistoso: il recupero dell’edificio e dell’area storica circostante

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«È un lavoro bello, stressante e… multitasking»

Dopo 12 anni nel ruolo leader di uno dei più importanti musei della Croazia, custode di un ricco e pregevole patrimonio d’arte e di cultura appartenente al passato, gestore di tutte le monumentalità di Pola, Darko Komšo ha appena inaugurato un nuovo mandato quadriennale di direttore del Museo archeologico istriano. È pronto a continuare sulla strada degli investimenti per il recupero dell’edificio museale e soprattutto del cambiamento del ruolo sociale dell’istituzione, che egli ha mutato quasi radicalmente avviando la trasformazione di questo portale del tempo passato e scrigno della nostra memoria storica a luogo partecipativo sociale e d’interesse pubblico, di benessere materiale e spirituale, capace di integrare anche i gruppi sociali vulnerabili, grazie alla progettazione Come in.

 

 

Un Museo più… aperto
Tentiamo una brevissima sintesi di quanto realizzato in 12 anni di gestione museale, partita nel 2009, previo un periodo di facente funzione?
Abbiamo fatto tanto, ma le cose, a mio avviso più rilevanti, sono il mutamento della percezione del Museo e delle sue attività nella comunità, nonché la collaborazione estesa ad altri enti. Prima del mio arrivo, il Museo era un’istituzione piuttosto chiusa, fine a sé stessa. Andava investito nella popolarizzazione della professione museale e del patrimonio custodito e gestito dal medesimo. Nel corso degli ultimi 12 anni si è riusciti ad aumentare gli introiti dell’istituzione per circa 11 milioni all’anno. Le visite all’Arena sono riuscite a raggiungere quasi le 600mila unità, mentre precedentemente i guadagni annuali non superavano la decina di milioni. Fa eccezione il 2020, anno del Covid, quando abbiamo comunque registrato 150mila ingressi e fatturato 6,3 milioni di kune dai biglietti, risultando per quest’aspetto il miglior museo del Paese. Ha contribuito al benessere il botteghino dei souvenir, che dal 2014, grazie alla sua nuova ubicazione in uscita dall’anfiteatro, ha moltiplicato di cinque volte i propri incassi. La gestione dei monumenti di Pola, Arena compresa, era stata assunta su nostra richiesta nel 2013, in tutta ufficialità, aprendo le porte a una più mirata valorizzazione. In tutto questo periodo l’ente museale ha aperto e dato vita a gallerie espositive in via Carrara, offrendo tra l’altro finestre sul passato per creare una comunicazione veloce e diretta con il pubblico desideroso di attingere informazioni sul nostro patrimonio storico-archeologico. Tra tutte, spicca quella dei Sacri Cuori, inaugurata nel 2011, e che attirando 150mila visitatori si è fatta conoscere in tutta la Croazia.

Quante mostre, programmi e progetti editoriali?
Sono state proposte 242 esposizioni, ospitate nelle nostre sedi e anche all’estero: Oltre 188 sono le pubblicazioni realizzate, tra monografie, cataloghi e annuali. Come programmi abbiamo istituito gli Spectacula antiqua dei gladiatori, in collaborazione con il Pula sport e la Pro loco cittadina. Dal 2013 a questa parte sono stati venduti oltre 136mila biglietti per un incasso di 8 milioni di kune. Oltre a tanto ci sono i simposi, le conferenze i concerti promossi attraverso il Festival della musica da camera e altro. È difficile ricordare tutto…

Una fase dei lavori al Museo archeologico istriano

I lavori alle battute finali
A che punto è arrivato il progetto più vistoso del recupero dell’edificio e dell’area storica circostante?
Siamo alle battute finali. Durante il mio mandato sono stati avviati i grandi progetti d’investimento nella cultura. I lavori di recupero dell’edificio, del valore che supera i 100 milioni di kune, stanno per concludersi per lasciar partire il progetto di ricostruzione del Piccolo teatro romano e procedere in parallelo con l’allestimento permanente al museo. Il museo storico e navale confinante sta anche compiendo investimenti al Castello, nei tunnel di Zero strasse, mentre è prevista la passeggiata attorno al Castello con l’apertura del varco attraverso clivo Santo Stefano. Fatto anche questo, tutta la zona storica brillerà di nuova luce per diventare un’offerta culturale, monumentale e turistica del tutto nuova della Città di Pola. Nel caso del nostro museo, a metà marzo sono pianificati i collaudi tecnici, a metà aprile si conta sull’ottenimento del permesso di agibilità, dopo di che è prevista l’inaugurazione solenne priva ancora dell’allestimento. Seguirà il trasferimento durante la stagione estiva. In ogni caso, data l’esigenza dell’impresa, ci sono ancora cosa da fare. Inoltre siamo in attesa dello schermo gigante commissionato in Cina, che a causa delle peripezie imposte dal Covid si farà aspettare fino ad ottobre.

Il Piccolo teatro romano pronto per il recupero

Il Piccolo teatro romano
Quando decollerà il recupero del Piccolo teatro romano?
La costruzione dovrebbe partire tra aprile e maggio, per venire terminata entro il 2022. Il bando di concorso appena chiuso ha scelto quale appaltatore l’impresa Ingrad, la medesima incaricata della ristrutturazione dell’edificio museale. Tre le fasi d’intervento per un costo di 24 milioni di kune attinte in parte da meccanismi ITU: presentazione e conservazione delle parti originali del Teatro, poi la ricostruzione delle parti con tracce scolpite nella roccia, quindi, in accordo con i conservatori l’integrazione di elementi sostitutivi in acciaio. L’illuminazione del monumento che diventerà teatro per duemila persone, è firmata dall’autore Dean Skira. A procedere in contemporanea con quest’impresa sono i preparativi per l’esposizione permanente del Museo. Il prescelto come designer dell’allestimento è Maurizio Ferlin che ha già sottoscritto i più esigenti progetti espositivi dell’istituzione. Quindi il bando pubblico incaricherà i team per gli allestimenti tematici. Sono convinto che Pola otterrà la presentazione favolosa, che si merita, con tantissimi dati e illustrazioni, compresi info point all’esterno per uscire dallo schema antico dell’Avanti e Dopo Cristo, del prima e dopo l’Arena, lasciando scoprire gli enormi patrimoni dell’era istrica, paleocristiana e medievale. Un’anticipazione: in accordo con gli antropologi si presenterà l’evoluzione del DNA delle ossa del territorio istriano dal paleolitico all’era moderna, per individuare tracce di discendenza autoctona negli odierni istriani. Una faccenda più che intrigante. L’intero allestimento terminerà nel 2023.

Darko Komšo alla scoperta delle pitture rupestri nella Grotta di San Romualdo

Come un pesce nell’acqua
Manager di professione, archeologo nel cuore, Lei si è fatto conoscere come studioso delle caverne e scopritore di pitture rupestri in Istria
“Sì è vero. Prima di fare il direttore ero archeologo del paleolitico, del mesolitico e del neolitico. Un pesce dentro l’acqua nelle località preferite di Carigador a Lisignano dal 2006 al 2008, che conserva le migliori tracce del neolitico in Istria e della grotta di San Romualdo che ha dato alla luce ritrovamenti paleolitici eccellenti: pitture rupestri. Si tratta senza dubbio della scoperta più rilevante a cui sono risalito, importante per la scienza archeologica al punto da essere stata inserita nei manuali scolastici di storia. In Istria ci sono oltre 10 località con pitture a colore da analizzare. Un aspetto da noi trascurato e tutto da scoprire. Mi dedico a questo assieme al collega Nenad Kuzmanović con cui ho identificato oltre un centinaio di incisioni e tracce di rock art. Nel 2008, in occasione di un convegno a Santander in Spagna, avevo segnalato la faccenda a uno degli esperti delle grotte celeberrime come quella d’Altamira. Aveva riso di cuore… Oggi, invece, si è completamente ricreduto ed è coautore della nostra pubblicazione su San Romualdo“.

Che cosa l’ha spinto a ricandidarsi al ruolo dirigenziale?
Il mio quarto mandato è stato appena inaugurato con l’intento di terminare un mare di progettazioni avviate e assolutamente da concludere. È un lavoro bello, stressane e multitask… Per un certo segmento mi sono trasformato in donna organizzatrice. Dicono che gli uomini possono risolvere solamente un lavoro alla volta mentre il dono dell’ubiquità appartiene al gentil sesso. Non posso concedermi il lusso di concentrarmi su una faccenda soltanto. Abitualmente ne sbrigo 50 contemporaneamente. Non sono un’economista sono un archeologo, ma con questa funzione ho appreso i mestieri di legale, amministratore, manager… Ma l’archeologo nell’anima è difficile reprimerlo“.

Il rendering del Piccolo teatro romano

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