Amarezza e delusione sui volti dei cantierini

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Amarezza e delusione sui volti dei cantierini

FIUME | Ieri per il secondo giorno i lavoratori del 3.maj si sono fermati in segno di protesta contro il mancato versamento degli stipendi, ma anche per rendere quanto più tangibile l’allarme lanciato riguardo al futuro del cantiere di Cantrida. Un futuro sempre più incerto considerato che ieri è scoccato il sessantesimo giorno di blocco del conto corrente dello stabilimento navalmeccanico fiumano. A nulla sono valsi, infatti, gli appelli lanciati ai creditori dai rappresentanti dei lavoratori riguardanti lo sblocco temporaneo che avrebbe consentito ulteriori 60 giorni di tempo per cercare soluzioni che significano l’esistenza. Sessanta giorni di blocco ininterrotto significano. infatti, ai sensi della legge, che che da oggi può essere avviato il procedimento fallimentare. E così, dopo che il primo sciopero era trascorso dentro le mura del cantiere, ieri i lavoratori sono usciti dal perimetro dello stabilimento per formare un lungo e silenzioso corteo che ha percorso la strada principale.

Un corteo spontaneo

La decisione spontanea presa di prima mattina ha trovato l’adesione di circa un migliaio di cantierini che, per un breve periodo, hanno bloccato il traffico stradale. Poco dopo le 10 sono rientrati in cantiere. A proposito del mancato versamento degli stipendi, il vicepresidente del Comitato di sciopero, Boris Bučanac, ha sottolineato che ai lavoratori è stato promesso a breve il versamento dei salari, ma che i diretti interessati non credono più all’attuale C.d.A. “Sciopereremo finché non riceveremo quanto ci è dovuto. Se necessario inviteremo i cittadini di Fiume a unirsi alla nostra protesta”, ha dichiarato Bučanac. Stando alle parole del presidente del Comitato sindacale per il salvataggio del 3.maj Juraj Šoljić, i salari dovrebbero essere versati entro la fine della settimana o al massimo nei primi giorni della prossima. Riguardo la protesta di ieri, a suo avviso i lavoratori avrebbero deciso spontaneamente di uscire per strada, “perché sono ormai esausti, non ne possono più del C.d.A. dell’Uljanik che da più di un mese e mezzo non risolve i problemi del 3.maj”.

I debiti del Gruppo

Trattandosi di questioni molto delicate, è in gioco l’esistenza di migliaia di lavoratori del cantiere fiumano, i loro rappresentanti hanno paventato l’ipotesi di “marciare” su Pola, ovvero di andare a protestare direttamente davanti alla sede del Gruppo Uljanik. Ribadendo che il governo li ha lasciati soli, i rappresentanti dei lavoratori non hanno escluso l’ipotesi di andare direttamente a Pola per chiedere ciò che è loro dovuto: le paghe, ma anche gli oltre 500 milioni di kune prestati dal cantiere 3. maj all’Uljanik. Alla domanda diretta se andranno a manifestare a Zagabria hanno risposto in coro: Zagabria non ha debiti nei nostri confronti, è l’Uljanik S.p.A. di Pola ad averne. Rilevato questo si sono detti consapevoli che senza l’intervento deciso da parte dei Banski Dvori la questione non si risolverà. Ricordiamo che venerdì scorso il Comitato di sorveglianza del cantiere fiumano ha dato luce verde al Consiglio d’amministrazione, affinché proceda con l’avvio della pratica per la riscossione del prestito, maggiorato per l’importo degli interessi, concesso dal 3.maj al Gruppo Uljanik.

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