Radio e Tv Capodistria: senza il segnale la CNI resta muta

Il problema delle trasmissioni dell'emittente discusso a palazzo Gravisi dall’Assemblea dell’Unione Italiana

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Radio e Tv Capodistria: senza il segnale la CNI resta muta

Assicurare che i segnali di Radio e Tv Capodistria arrivino a tutta la Comunità Nazionale Italiana del territorio e anche oltre, alla nazione madre. È un diritto storico e una questione culturale. Un servizio richiesto, sentito, che è venuto a mancare, oscurato al di fuori dell’area slovena. Lo spegnimento del satellite Hotbird di Eutelsat, avvenuto qualche giorno fa, ha tolto visibilità ai programmi televisivi – mentre quelli radiofonici diventano una specie di vittima collaterale – in buona parte della regione. Un problema politico, è stato ribadito a palazzo Gravisi, che coinvolge i tre Stati vicini, Slovenia, Croazia e Italia. L’individuazione dei meccanismi di finanziamento delle trasmissioni satellitari va trovata dialogando in primis con Lubiana, ma anche con Zagabria e Roma e la Regione Friuli Venezia Giulia. I tempi stringono, c’è il timore che questo canale venga assegnato ad altri. Se n’è discusso ieri sera nell’ambito della settima sessione dell’Assemblea dell’Unione Italiana, che riunendosi a Capodistria in una versione “aperta” ha voluto dare un messaggio chiaro. È condivisione completa sulla necessità di mantenere lo strumento, anche perché senza i mass media e la scuola – altro argomento dell’incontro – la minoranza è muta e ignorante. Massima solidarietà alle redazioni italiane, con l’impegno a continuare a cercare una soluzione per mantenere il canale digitale. Fermo restando di ritenere l’intervento di pertinenza principale del “padrone”, ossia dello Stato sloveno, l’UI continuerà a esplorare tutte le strade per arrivare a un cofinanziamento che garantirà la più ampia visibilità possibile, ma sosterrà anche “la realizzazione di progetti specifici e palinsesti per Radio e Tv Capodistria”.
Solidarietà alle redazioni
Apprezzamento per il lavoro svolto dai giornalisti di Radio e Tv Capodistria, che riescono a fare tanto e bene rispetto alle condizioni nelle quali si trovano, con il turn over praticamente bloccato e i continui tagli alle risorse. Così Marko Gregorič, vicepresidente della Giunta esecutiva e responsabile del settore Istituzioni della Comunità nazionale italiana e collaborazione transfrontaliera. L’UI ha inviato una nota di protesta per le affermazioni del direttore della Radiotelevisione di Stato slovena, Igor Kadunc, che ha definito i contenuti proposti dall’emittente capodistriana poco interessanti. Sabato scorso, invece, il giornalista Luka Lisjak Gabrijelčič, ha dichiarato che il miglior programma di politica è fatto in lingua italiana, riferendosi a “Il vaso di Pandora” di Radio Capodistria. In sala c’erano anche il deputato italiano alla Camera di Stato slovena, Felice Žiža, il presidente della Comunità autogestita costiera per la nazionalità italiana, Alberto Scheriani, i redattori responsabili di Tv e Radio Capodistria, Robert Apollonio e Aljoša Curavić, nonché il rappresentante dei programmi italiani presso il Consiglio della RTV di Slovenia, David Runco. Da quest’ultimo la notizia che il Consiglio, riunito di recente, ha richiesto il mantenimento del satellite e chiesto al governo sloveno, per il tramite dell’Ufficio per le nazionalità, di adoperarsi per trovare una via d’uscita.
Un fiume di appelli
Per il consigliere Gaetano Benčić si tratta di una diminuzione del nostro patrimonio linguistico, di un attacco all’unitarietà e in fin dei conti di una faccenda trilaterale (Slovenia, Croazia, Italia); il consigliere Krsto Babić ha espresso il dispiacere dei connazionali dell’Abbaziano, che seguono i programmi da decenni, grazie al ripetitore installato ai tempi dell’ex Jugoslavia; il consigliere Glauco Bevilacqua ha rilevato che la vicenda investe non soltanto la Comunità Nazionale Italiana di Croazia e Slovenia, ma anche il Friuli Venezia Giulia e gli istriano-fiumano-dalmati esuli in diverse parti del mondo che seguono i programmi; il consigliere Moreno Vrancich ha rimarcato che devono intervenire gli Stati di appartenenza, in quanto l’oggetto è un servizio rivolto a cittadini croati e sloveni appartenenti alla minoranza italiana; il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, ha tracciato la “lunga storia” del satellite, evidenziando la politica restrittiva della RTV slovena che mortifica i programmi italiani, con una diminuzione dal 2005 al 2017 di 12,94 per cento; il presidente della Can costiera, Alberto Scheriani, si è appellato a un’azione politica urgente per tutelare quella che è un’istituzione unitaria della CNI; preoccupato per la gravità della situazione e delle sue implicazioni anche il deputato Žiža, che comunque nel tunnel vede una luce, come l’essere riusciti a evitare ulteriori riduzioni del numero di dipendenti, rimpiazzandone tre; per Runco è inaccettabile che si perdano posti di lavoro, comunque scesi di un quinto in dieci anni; il consigliere Valmer Cusma, ricollegandosi a quanto avvenuto con le redazioni italiane di Pola e Fiume, che hanno perso la loro autonomia, ha indicato “una strategia sinergica messa in atto tra Lubiana e Zagabria per tarparci le ali”, interrogandosi se ci sia stata un’offensiva diplomatica italiana.
Una marcia in più per la CNI
Apollonio ha fatto riferimento alla missione e al ruolo dei programmi italiani di Radio e Tv Capodistria, da decenni una marcia in più per la CNI, strumento in grado di abbattere le barriere; Curavić ha sottolineato l’importanza della piattaforma, auspicando completa condivisione su questa che è diventata una bandiera della battaglia politica dell’UI. La Giunta esecutiva dell’UI, come ha fatto notare il presidente Marin Corva, sta studiando tutte le strade, anche quelle alternative; sì alla collaborazione e all’azione comune, ma è necessario che ciascuno faccia la sua parte, ha rimarcato il presidente Tremul, la Can costiera nei fori che le competono, come pure il deputato a Lubiana; l’UI ha fatto e continuerà a portare avanti la causa presso i suoi interlocutori. Votata all’unanimità la delibera che ribadisce appoggio.
Modificando l’ordine del giorno annunciato, al primo punto è stata dibattuta l’analisi del sistema scolastico CNI, ma si è trattato, per limiti di tempo, di una prima discussione tematica e di una serie di riflessioni dalle quali dovranno scaturire delle strategie (leggi linee programmatiche). All’apertura dei lavori, nel suo intervento istituzionale, Tremul, si è soffermato sugli eventi che hanno contraddistinto l’attività dell’associazione dall’ultima Assemblea a oggi, novità positive e meno. Ha citato la sottoscrizione delle convenzioni a Roma, il dibattito sullo Statuto – i cui risultati saranno oggetto di riflessione di una prossima seduta del “parlamentino” UI –, l’aumento dei fondi per il 2020 a favore della Comunità Nazionale Italiana ottenuto da Zagabria e da Lubiana (più sostanziale il primo, attorno al 27 per cento, più contenuto il secondo, attorno al 3 p.c.), e la missione nella capitale italiana, l’audizione alla Commissione esteri della Camera, l’incontro con tutte le forze politiche.

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