I rigori salvano il derby dell’Adriatico

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I rigori salvano il derby dell’Adriatico

Matjaž Kek-Željko Kopić 1-1, Zoran Vulić-Igor Bišćan… idem. In pochi mesi – da agosto a Rujevica a ottobre nel deserto del Poljud – il derby dell’Adriatico ha cambiato panchine, ma sul manto erboso non è accaduto nulla di nuovo. Il punteggio è identico, anche se a Spalato si è visto un calcio molto al di sotto di quanto messo in vetrina a Rujevica. A Fiume l’Hajduk si salvò grazie a un rigore inesistente all’87’, scatenando il finimondo: sul campo volarono centinaia di seggiolini. Il Rijeka doveva vincere facilmente, dominò la scena, ma risultò sterile in fase d’attacco.
Al Poljud, domenica scorsa, sono stati i dalmati a imbavagliare la squadra fiumana grazie alla forza di volontà, tanta grinta e un gioco aggressivo. Anemica, senza gambe né testa, la squadra di Bišćan ha sbagliato tutto. O meglio dire, non ha fatto nulla per dimostrare di possedere maggiori qualità rispetto agli spalatini. Un regalo inatteso per i dalmati, che avrebbero meritato addirittura di vincere. Un rigore a Fiume, due a Spalato, con Pajač e Pejin gli arbitri. Tiri dal dischetto, che malgrado tutte le analisi tecniche del giorno dopo, avrebbe concesso anche col senno di poi. Vento di scirocco, pioggia, spalti vuoti: sembrava di essere sulla luna e non in uno stadio di calcio, con due squadre in campo per castigo. Povero pallone. Uno spettacolo desolante. A metterci un po’ di sale è stato l’arbitro inventandosi due rigori… Però, come diceva l’indimenticabile Vujadin Boškov, “rigore è quando arbitro fischia”.
Matjaž Kek non aveva mai perso al Poljud in cinque anni e mezzo, il Rijeka nella “chiesa” sportiva di tutti i dalmati non conosce la parola sconfitta da più di sette anni. Bišćan si è salvato in extremis, conquistando un punto prezioso senza gioco. Chiusa l’era Kek si è aperto dunque il capitolo Bišćan, che deve lavorare in fretta facendo tesoro dell’esperienza di Spalato, dove la squadra era irriconoscibile. Peggio di così… È stato sicuramente il più brutto derby dell’Adriatico di tutti i tempi.
Željko Kopić (Hajduk), Ivan Matić (Rudeš), Manolo Marquez e Curro Torres (Istra 1961) nonché Matjaž Kek (Rijeka) sono scesi dalla giostra del calcio croato. Il “mangia-allenatori” Maurizio Zamparini (Venezia e Palermo) ne andrebbe fiero…
Sette partite per Marquez, defenestrato, cinque per Curros Torres, che ha salutato tutti dopo il pareggio con l’Osijek. Tocca a Krunoslav Rendulić risollevare le sorti dell’Istra 1961. Niente più musica spagnola, Rendulić è un allievo del fiumano Dragan Skočić. È stato suo collaboratore al Foolad e all’Al Arabi. Prima ancora all’Interblock di Lubiana vinsero insieme (Rendulić da giocatore) la Coppa nazionale. In campo, sulla fascia sinistra della difesa, Rendulić ci restò fino a quarant’anni. Si prese anche la soddisfazione di sbancare nel 2012 il Poljud (2-1) con la maglia del Lučko, mentre con il Rijeka di Skočić conquistò la Coppa Croazia nel 2006.
Rendulić si tuffa nella nuova avventura polese con tanto entusiasmo, convinto di poter raggiungere l’obiettivo principale, cioè evitare la nona posizione e lo spareggio per la salvezza. Bisogna credergli, merita sicuramente fiducia per quanto dimostrato nella lunga carriera di giocatore. In campo, ripetiamo, fino a 40 anni. Ma la vita dell’allenatore è dura. Auguri, Kruno.

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