Se sono rose, fioriranno. Con Bišćan!

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Se sono rose, fioriranno. Con Bišćan!

Il trionfo di due anni fa, un binomio campionato-coppa, rappresentò un’annata storica. Con tutto il dovuto rispetto per i quattro trofei (campionato, due coppe Croazia e una Supercoppa) in cinque anni e mezzo sotto la guida di Matjaž Kek, il Rijeka più forte di tutti i tempi era però quello fatto in casa, negli Anni ‘70 dello scorso secolo. Di solito i giovani si lanciano e trovano spazio nelle squadre della massima divisione, Rijeka compreso, nei momenti di crisi: quando mancano i soldi, punti sui giovani.
Ritorniamo agli Anni ‘70, nel periodo che va dalla seconda divisione alla conquista di due Coppe Jugoslavia, la seconda quarant’anni fa (2-1, 0-0 al Partizan), e della Coppa dei Balcani. Erano i tempi di Mauro Ravnich, Sergio Machin, Miloš Hrstić, Zvjezdan Radin, Srećko Juričić, Milan Ružić, Damir Desnica, Zoran Šestan e Danko Peranić… Tutta gente proveniente dal vivaio fiumano, ragazzi che con il tecnico Carlo Kruljac e l’allenatore Tihomir Mrvoš, sognavano la maglia titolare sulla ghiaia del campo Cellini. Il Rijeka era il loro altare, il calcio la loro la religione. Era il Rijeka più forte di tutti i tempi, anche se sul fatto si può sempre discutere… Il ciclo si chiuse con il risultato in bianco, uno 0-0 con la Juventus, nella primavera del 1980. O magari quattro anni dopo con la vittoria per 3-1 sul Real Madrid…
Damir Mišković ha compiuto il miracolo prima a Cantrida e poi a Rujevica. In marzo, nel giorno del suo compleanno, il 20 del mese, diventò presidente. Sette anni sono volati via in fretta, tra storiche vittorie in campionato (nonché con la Dinamo in finale di Coppa) e in Europa, dove tutto ebbe inizio a Stoccarda. Dopo avere eliminato i tedeschi, il Rijeka si tuffò nel futuro. Ricordate le parole di Mišković: “Se sto sognando, non svegliatemi”? A dire il vero, stiamo ancora sognando tutti insieme, tutti ai quali il Rijeka sta a cuore. Chiuso un ciclo, Mišković vuole ora aprire un’altra parentesi, ritornando al passato. Nei prossimi cinque anni vuole infatti vedere nella rosa della squadra di Bišćan cinque ragazzi cresciuti nel vivaio fiumano. Il collegiale invernale del Rijeka in Portogallo, ad Albufeira, entrerà nella storia in quanto vi hanno partecipato (con il portiere Pandur, dicono un grande talento, che non ha giocato) ben sette ragazzi del vivaio fiumano guidato da Edo Flego. Nel suo staff ci sono 32 persone, che lavorano con 13 squadre, oltre trecento ragazzi e perfino una ex ballerina (Ivana Marković). Non giovani portavaligie, ma ragazzi che si sono meritati il posto nella rosa della prima squadra grazie al talento. Il più giovane è Braut, un ragazzo di Veglia che ha 16 anni e mezzo.
In sei, dunque, sono stati in campo nelle tre amichevoli disputate dai fiumani con Wolfsburg (0-3), Servette (3-1) e Beijing 1-0). Denis Bušnja ha ringraziato per la fiducia a nome di tutti mettendo a segno il gol della vittoria con i cinesi. Un’opera d’arte! Si è liberato di due uomini sui sedici metri, mandando un missile nell’angolino destro del portiere. Potrebbe Bušnja venir utilizzato dietro alla prima punta, Čolak? Spetta a Bišćan rispondere in campo. Il tecnico non si sbilancia troppo sui valori dei giovani fiumani in quanto, dopo grandi aspettative, arrivano spesso traumatiche delusioni. Bišćan è deciso a dare spazio a Matej Vuk, un attaccante di fascia rientrato dal prestito all’Inter di Zaprešić. In tre partite in Portogallo ha collezionato 139 minuti, lasciando una buona impressione. Gli altri sono Liber, Mitrović e Smolčić. Hrvoje Smolčić è un ragazzo classe 2000, un mancino che nella squadra juniores fa coppia con il fratello gemello, Ivan. Hrvoje ha ricevuto la borsa di studio del Rijeka, Ivan invece no. Da bravi gemelli si sono divisi i soldi, a ognuno 1.000 kune! Sentendo Flego, anche allenatore dei cadetti, in futuro il Rijeka non dovrebbe avere problemi. In giro c’è una fucina di talenti, con una gran voglia di sfondare e indossare la maglia del Rijeka.

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