Rapporti Italia-UE. In balia dei mercati

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Rapporti Italia-UE. In balia dei mercati

Il Presidente italiano Sergio Mattarella nel maggio di quest’anno ha impedito la nomina del prof. Paolo Savona alla carica di ministro dell’Economia nel nuovo governo italiano formato dai vincitori delle elezioni: la Lega (destra) e il Movimento 5 stelle. È stata in quel frangente molto indicativa la spiegazione con la quale il Capo dello Stato italiano ha bocciato la proposta del presidente incaricato: “I mercati finanziari privati punirebbero l’Italia se venisse accolta tale proposta per il dicastero dell’Economia”. In tal modo il Presidente Mattarella ha in realtà detto una cosa terribilmente vera, che dimostra quanto gli Stati oggigiorno siano “sovrani” nel prendere singole decisioni di fondamentale importanza per i loro cittadini. In altri termini, oggi dovrebbe essere chiaro a tutti (ma a molti non lo è) per quale motivo un Paese democratico e sovrano, in determinate circostanze, non è più in grado di decidere da solo sui propri interessi strategici, inclusa la libertà di scegliere autonomamente i componenti del proprio governo. Da quando l’Esecutivo di Roma ha deciso di optare per un deficit di bilancio del 2,4 per cento molte cose sono cambiate nei suoi rapporti con l’UE. Dopo la decisione italiana, ha reagito subito, a nome della Commissione europea, il suo presidente Jean Claude Juncker: “Se l’Italia desidera godere di un trattamento particolare questo sta a significare la fine dell’euro. Dobbiamo essere severi su questo punto. Non vorrei che dopo il superamento della crisi greca, incappassimo in una crisi simile con l’Italia.
Pierre Moscovici – commissario per le questioni economiche della Commissione europea e candidato del centrosinistra a futuro presidente dell’Esecutivo comunitario, ha dichiarato tra l’altro: “Il popolo italiano pagherà il conto per questo. Quando qualcuno pretende un deficit così elevato, questo si rivela un boomerang. L’Italia è uscita dalla cornice fissata. Il deficit del 2,4 per cento rappresenta una deviazione rispetto agli obblighi assunti da Roma. La situazione italiana non può essere paragonata a quella francese..”.
E cosa pensa il premier italiano Conte? “Noi non abbiamo mai pensato di fare ciò che s’attende il commissario europeo. Sono fiero di quello che abbiamo fatto e sono certo che l’Italia non rappresenti un problema per l’Europa, bensì una risorsa importante”. Alle dichiarazioni del commissario europeo ha reagito con durezza anche Matteo Salvini – leader della Lega e vicepremier: “Si tratta di minacce incredibili e inaccettabili che giungono dai burocrati di Bruxelles. Sarò lieto di rinnovare l’Europa nel maggio del prossimo anno”.
G. Oettinger – commissario per il Bilancio UE – ha replicato: “Il progetto europeo corre un rischio mortale. Le minacce giungono dall’esterno e dall’interno dell’UE, da parte di coloro che vogliono indebolire o distruggere tale progetto; da Polonia, Romania, Ungheria e dal governo italiano”. Siamo in presenza, come sottolinea la parte italiana, di un commissario europeo che indossa i panni di un “falco” – di un tedesco che già da tempo lancia velate minacce all’indirizzo del governo italiano, sostenendo che “saranno i mercati a mettere in riga il Paese”.
Purtroppo oggi anche partendo da quest’esempio si può concludere che la situazione è sfuggita di mano alle identità nazionali o sovranazionali create volontariamente dagli Stati ed è in balia degli interessi privati dei potentati finanziari, dei banchieri e dei “mercati”. Alain Touraine – sociologo di fama mondiale – già da anni analizza con attenzione la trasformazione dell’attuale società da industriale a postindustriale, ovvero il passaggio dal capitalismo industriale a quello di tipo finanziario. In quest’ambito constata che la società con il passare del tempo diventa sempre più postsociale e postdemocratica. Le istituzioni nel capitalismo finanziario non rispondono più a quei fini per i quali sono state create nel corso della storia, In altre parole – e di questo la maggioranza dei cittadini non è consapevole – il trionfo della finanza speculativa, che non conviene a nessuno, ha disarmato definitivamente sia la politica sia l’economia e ha disintegrato completamente la società, come la conoscevamo e la edificavamo finora.

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