Fiume CEC. Le possibilità del digitale all’interno delle discipline umanistiche

La conferenza tenutasi online ha visto la partecipazione di studiosi e ricercatori noti a livello europeo

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Fiume CEC. Le possibilità del digitale all’interno delle discipline umanistiche

Prosegue il programma digitale di Fiume CEC. In occasione della tavola rotonda allestita ieri per il tramite della piattaforma Zoom, sono stati presentati e discussi gli sviluppi del progetto internazionale “Arts and humanities entrepreneurship hubs” (AHEH) e del programma Refleks, ideati dalla Facoltà di Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume e dall’associazione fiumana Drugo more. Durante la conferenza intitolata “Prospettive delle tecnologie digitali: cura, solidarietà e formazione” (Perspectives on digital technologies: care, solidarity and education), è stato esaminato il rapporto tra le discipline umanistiche, il settore culturale e il digitale, nonché le modalità con cui la formazione e la divulgazione del sapere si instaurano all’interno di tale sfera. Inoltre, una particolare attenzione è stata rivolta alle evoluzioni delle lotte sociali in relazione all’utilizzo delle tecnologie digitali.

 

 

Imprenditorialità applicata alla cultura
L’incontro è stato introdotto da Boris Ružić del Dipartimento di Studi culturali della Facoltà di Filosofia di Fiume, il quale ha brevemente presentato il progetto AHEH: co-finanziata dal programma Erasmus+ della Commissione europea, l’iniziativa nasce allo scopo di sviluppare negli studenti di discipline umanistiche e artistiche e lo spirito imprenditoriale, elemento decisamente carente nei programmi di studio di questo tipo di corsi di laurea. Si tratta di un’abilità fondamentale non solamente all’interno del mercato del lavoro, ma in quanto applicabile alle industrie creative e culturali. Pertanto, sostengono gli studiosi coinvolti nel progetto, la formazione in campo umanistico e artistico dovrebbe arrivare a includere anche programmi formativi incentrati sull’imprenditorialità applicata al settore culturale.

Il digitale nell’insegnamento collettivo
In tale contesto si situa il lavoro di Sean Dockray, artista e ricercatore universitario della Scuola di Arte e design dell’Università Nazionale australiana. Attivo nel campo dell’ideazione di piattaforme online per la condivisione delle conoscenze, Dockray è uno dei fondatori di “Machine listening, a curriculum”, una sorta di work in progress (come, del resto, lo sono gli altri progetti discussi durante l’incontro) che mira alla creazione di una fonte di informazioni in costante evoluzione. È una piattaforma online tesa all’esplorazione della cosiddetta “machine listening”, ovvero l’abilità delle tecnologie digitali di analizzare e rispondere alla voce umana. L’intento di Dockray e degli studiosi coinvolti nel progetto è di sperimentare tale strumento all’interno dell’insegnamento collettivo. La rilevanza di piattaforme di questo tipo è stata decisamente evidenziata anche dall’attuale crisi innescata dalla pandemia del Covid-19, situazione in cui la formazione scolastica, universitaria e professionale viene sempre più relegata alla sfera del digitale.

Promozione di pratiche innovative
Strettamente legato al progetto di Dockray è “MayDay Rooms”, illustrato da Marcell Mars (pseudonimo di Nenad Romić), studioso croato residente nel Regno Unito. Oltre a essere uno dei fondatori di MaMa, associazione e locale attivo nella promozione di pratiche culturali innovative e attivismo sociale, Mars è uno dei collaboratori di “MayDay Rooms”, che, stando alla pagina ufficiale dell’associazione, si propone come “spazio formativo e organizzativo per attivisti, movimenti sociali, e radicali”. Istituito nel 2013, il locale nasce con l’obiettivo di salvaguardare il materiale storico e documentale relativo a radicalismi e resistenze allo scopo di collegarli alle lotte sociali contemporanee, sviluppando e promuovendo nuove modalità di divulgazione delle conoscenze e di sapere collettivo.

Il concetto di «cura» e l’attivismo sociale
Tuttavia, le nuove prassi di formazione e disseminazione del sapere che in tal modo vengono a crearsi devono necessariamente essere sostenute dalla – cura: cura non solamente come impulso alla salvaguardia e al miglioramento del tenore di vita, ma anche in quanto tutela del materiale storico, ovvero cura del sapere in opposizione alla selezione riduttiva dello stesso. Operazione, quest’ultima, spesso utilizzata dalla propaganda di regimi oppressivi. In questo senso, come spiegato da Mars, il concetto di “cura” assume una valenza politica, invadendo, molto spesso, questioni quali l’attivismo e le lotte sociali. È quanto espresso dal progetto “Pirate Care, a syllabus”, dal quale poi è nato anche “Machine learning, a curriculum”. Sul sito web del programma, infatti, è spiegato il valore politico del concetto di “cura”: in particolare, viene specificato che “l’operazione di cura mantiene la capacità di disobbedire al potere e incrementare la nostra libertà collettiva”. Grazie alla cura delle persone, che agisce anche in quanto attivismo sociale, è possibile mantenere in vita l’attitudine verso cambiamenti sociali positivi.

Dall’altro lato, come accennato, il concetto di cura arriva a comprendere anche la tutela del materiale documentale e storico. Particolarmente interessante, in tal senso, è l’iniziativa ideata e sostenuta da Rosemary Grennan, studiosa inglese e ricercatrice in ambito culturale, anch’essa coinvolta nelle “MayDay Rooms”. Leftove.rs è la piattaforma digitale co-fondata dalla Grennan con l’obiettivo di creare un archivio digitale condiviso, che raccoglie materiali legati a movimenti sociali, radicali e anti-opressivi. Sostenendo l’idea che la conoscenza deve essere disponibile e accessibile a tutti, Leftove.rs cerca di riunire e catalogare in formato digitale una vasta ed eterogenea gamma di materiali documentali comprendenti manifesti, articoli e altri scritti inerenti alle lotte sociali a partire dal 1968. Attingendo da un’enorme quantità di fonti, la piattaforma permette la navigazione dell’archivio agevolata da alcuni specifici filtri. In particolare, il sito permette di esplorare i materiali presenti nel catalogo facendo una ricerca in base al movimento sociale (con categorie quali “Hippie”, “Trade union movement”, “New Left” e altre), oltre che alla strategia utilizzata (ovvero proteste, occupazioni, scioperi ecc.). Tra le pubblicazioni che fanno parte dell’archivio di Leftove.rs figura anche il quotidiano “Lotta continua”, giornale ufficiale dell’omonimo movimento politico rivoluzionario italiano fondato nel 1969. Il progetto raccoglie, inoltre, molte pubblicazioni conservate nella British Library di Londra, tra cui numerose edizioni della rivista Spare Rib, attiva nel Regno Unito durante la seconda ondata femminista. È interessante notare che, proprio grazie al lavoro di archiviazione svolto dal gruppo di studiosi guidato dalla Grennan, è stato possibile conservare una grande quantità di documenti e scritti precedentemente conservati nella biblioteca nazionale britannica e rimossi dal catalogo dell’istituzione in seguito all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

La problematica dell’anonimità
L’idea base di progetti come quelli sopra esposti parte dall’opposizione al sistema culturale costruito intorno al concetto di proprietà intellettuale, proponendo, al contrario, un ambiente fatto di solidarietà, condivisione, trasversalità. Tuttavia, all’interno della discussione sulle piattaforme di divulgazione delle conoscenze, una questione per certi versi problematica è quella dell’anonimità. Si tratta di una lama a doppio taglio in quanto, se da un lato può offrire uno spazio per la libera espressione di idee sociali spesso soppresse e censurate dai canali ufficiali, dall’altro lato costituisce un terreno fertile per l’insorgenza di movimenti estremi come quelli del nazionalismo radicale. Motivo per cui le piattaforme sopra esposte rifiutano tale modalità, impegnandosi, dall’altro lato, a garantire uno spazio sicuro per l’espressione e la salvaguardia del sapere. Come sostenuto da Mars, piuttosto che incoraggiare l’arroganza e il sentimento di superiorità di molti filosofi, studiosi e intellettuali, è necessario sostenere una modalità di comunicazione fatta di inclusione, solidarietà, comprensione, rispetto e tolleranza.
La conferenza “Prospettive delle tecnologie digitali: cura, solidarietà e formazione” è stata moderata da Davor Mišković, operatore culturale e direttore dell’organizzazione fiumana no profit Drugo more, attiva nel campo dello studio, della produzione e della promozione della cultura.

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