La Commedia dell’arte come fonte d’ispirazione

Il Maestro Valentin Egel illustra i particolari delle opere buffe «Arlecchino» e «Gianni Schicchi» allestite al Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» di Fiume

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La Commedia dell’arte come fonte d’ispirazione

Al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume andrà in scena lunedì, 14 marzo, la première delle opere buffe “Arlecchino” di Ferruccio Busoni e “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini, la cui direzione sarà curata dal Maestro Valentin Egel. Le due opere, anche se scritte nello stesso periodo, presentano notevoli differenze, soprattutto dal punto di vista musicale, anche se entrambe si basano sui personaggi della Commedia dell’arte. “Arlecchino, oder Die Fenster” (Arlecchino, o le finestre) è un’opera in un atto con dialogo parlato composta nel 1913 in tedesco. Busoni completò la musica per l’opera mentre viveva a Zurigo nel 1916. Allo “Zajc”, però, verrà eseguita in italiano. “Gianni Schicchi” è pure un’opera in un atto, composta su libretto di Giovacchino Forzano basato su un episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante. Fa parte del Trittico, al quale appartengono anche le opere “Il tabarro” e “Suor Angelica”. La prima assoluta ebbe luogo il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York. A illustrarci i particolari del nuovo allestimento è il Maestro Egel.

Entrambe le opere vennero composte nello stesso periodo, ma quali sono le differenze musicali tra le due partiture?

“Le due opere hanno molto in comune, ma dal punto di vista musicale e drammatico rappresentano dei concetti opposti nella forma artistica: ‘Gianni Schicchi’ è straordinariamente denso, Puccini non lascia nulla al caso e definisce lo sviluppo drammatico dell’opera tramite la musica. La trama dell’opera viene narrata in tempo reale.

Busoni, dall’altro lato, lascia aperto tutto ciò che può: il suo Arlecchino è soprattutto un collage musicale (e drammatico). I vari interventi dei solisti sono collegati liberamente, ciascuno elabora una delle virtù di Arlecchino (e Busoni), che sono la sua opposizione alla guerra, l’amore libero e una certa dose di spensieratezza. Tutto ciò nella maniera libera della Commedia dell’arte. La musica è pure ‘arlecchinesca’: è piena di humour, spirito e astuzia. È ricca di citazioni da Mozart, Donizetti e anche Mahler. Nonostante ciò, nell’’Arlecchino’ Busoni dimostra di aver trovato un proprio, incredibile linguaggio musicale espressionista”.

Quali sono le sfide di “Arlecchino” per il direttore d’orchestra e i solisti? È questa la prima volta che si cimenta con quest’opera?

“Sono molto emozionato di poter dirigere per la prima volta quest’opera con dei solisti straordinari. Questo lavoro non viene (ancora) eseguito spesso, per cui si tratta, naturalmente, di un debutto per tutto il cast. E ciò rende il lavoro ancora più emozionante. Insieme abbiamo trovato un modo di ricreare il capolavoro di Busoni”.

Gianni Schicchi è considerato un capolavoro dell’opera buffa, alla pari con “Falstaff” di Verdi. Si basa su un personaggio realmente vissuto nel Medioevo. La scenografia e i costumi riflettono l’ambientazione storica dell’opera?

“Sono molto soddisfatto dei bellissimi costumi e della scenografia. Non è un caso che la trama dell’opera sia ambientata nel 1299: si tratta dell’inizio di una nuova epoca, la transizione dal Medioevo al Rinascimento. Questa transizione è evidente nell’allestimento, nei costumi e nelle scene: Gianni Schicchi, rappresenta il Rinascimento che sta arrivando”.

Qual è per lei la parte più affascinante della musica di Puccini? Verdi disse a suo tempo che “l’elemento sinfonico domina in lui”. È d’accordo con Verdi?

“Capisco perfettamente a che cosa si riferiva Verdi. Le pagine di Puccini sono colorate e brillanti, la sua creatività nell’introduzione di nuove combinazioni e costanti variazioni è praticamente infinita: nessuna battuta è uguale a un’altra. Tuttavia, per me la parte più significativa e affascinante è il modo in cui Puccini definisce l’azione drammatica nella sua musica. Il regista Fabrizio Melano capisce molto bene quando Puccini richiede tensione, caos, fretta, o calma sul palcoscenico. Tutto ciò è presente nel modo in cui Puccini compose la sua musica: viene definito addirittura il tempo destinato a ciascun personaggio e il viaggio mentale che attraversa per comprendere una determinata situazione”.

Le due opere sono ispirate alla Commedia dell’arte. È questa la ragione che ha motivato la decisione di metterle in scena insieme?

“Sì. Arlecchino è un archetipo della Commedia dell’arte, per cui questo tipo di teatro è già contenuto nel titolo dell’opera di Busoni. Inoltre, gli altri personaggi sono pure prevalentemente archetipi, come Colombina e il Dottore. In ‘Gianni Schicchi’ gli archetipi hanno altri nomi. Tuttavia, Gianni è di per sé una specie di Arlecchino che manipola tutti, i vecchi rappresentati dalla famiglia Donati e, naturalmente, gli innamorati, rappresentati dai personaggi di Lauretta e Rinuccio”.

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