ORLANDERIE Il… calcio volante di Zvone

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ORLANDERIE Il… calcio volante di Zvone

La guerra e la pace passano anche attraverso immagini prodotte dallo sport. Era il 13 maggio di trent’anni fa quando al Maksimir di Zagabria era in programma l’incontro della massima divisione jugoslava tra la Dinamo e la Crvena zvezda. Una partita mai iniziata, ma della quale si parla ancora oggi. Zvonimir Boban che sferrava un calcio a un poliziotto il quale prendeva a manganellate un tifoso della Dinamo nel momento che sul terreno di gioco stava succedendo il finimondo, con le due tifoserie impegnate in una battaglia a furia di sassi, spranghe e razzi… La foto del giovane Boban, 21 anni, rappresenta una profezia, anticipando ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
Il Paese si stava sgretolando e anche Boban viveva all’interno di un moto centrifugo sempre meno sotterraneo. Non faceva politica e pensava a giocare, ma aveva le sue idee. Come le ha d’altronde anche oggi da dirigente. Da giocatore era inoltre tutto carattere e personalità. Mentalità tedesca nonché cuore e piedi croati, tipicamente slavi. Fantasia al potere, forza fisica, classe, duttilità e autorevolezza. Vinse una Coppa del Campioni nel 1994 e quatro scudetti con la maglia del Milan.
Dieci anni prima della guerriglia del Maksimir, con i venti di guerra ormai alle porte (bisognava soltanto accendere la miccia), moriva il padre della Jugoslavia, Josip Broz Tito. Un intero stadio, il Poljud di Spalato, era in lacrime il 4. maggio del 1980 all’annuncio: “È morto il compagno Tito”. In campo sempre la Crvena zvezda e i padoni di casa dell’Hajduk. La partita venne interrotta al 41’, con i cuori spezzati di allenatori e giocatori.
Era l’inizio della fine. Tre anni prima del calcio volante al poliziotto, Boban segnò un gol a Santiago del Cile contro la Germania Ovest: la Jugoslavia arrivò ai rigori e vinse i Mondiali Under 20. Con Mirko Jozić in panchina, c’erano in campo i croati Prosinečki (miglior giocatore del Mondiale), Štimac, Šuker e Jarni. Della rosa facevano parte anche Piplica e Pavličić.
Boban non vide il Mondiale di Italia 90 a causa della squalifica per aver colpito il poliziotto. La ginocchiata di Zvone è uno dei punti di partenza dell’indipendenza croata. Una partita, quella del 13 maggio 1990, che anticipava la guerra o per lo meno certificava una situazione ormai irreversibile.
Dal Poljud al Maksimir, dalla morte di Tito al calcio volante di Boban.
Sette giorni prima di Dinamo-Zvezda, il 7 maggio ci furono le prime elezioni in Croazia, con vittoria dell’HDZ guidato da Franjo Tuđman, futuro Presidente e grande tifoso della Dinamo. Un’altra storia è che poi i campionati venivano falsati per far felice il presidente. Vi ricordate del 1999 e il titolo rubato al Rijeka per l’altare di Tuđman?
Quel 13 maggio 1990 Boban entrò nella storia della Croazia. Otto anni più tardi prese per mano la nazionale croata, guidata da Ćiro Blažević, per portarla al terzo posto dei Mondiali di Francia 98.

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