IL COMMENTO Croazia. Censimento addio

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IL COMMENTO Croazia. Censimento addio

Eppure qualcosa si muove. Uno degli auspici delle minoranze nazionali, CNI in testa, era quello di porre fine a quella conta decennale su base etnica chiamata Censimento, che altro non faceva se non esacerbare gli animi, tanto da sembrare a volte più importante, in questi lidi, delle stesse elezioni. Quegli interventi cadenzati in un tessuto sociale sempre più composito, incuranti della realtà storica plurale, culturale e linguistica, di queste terre difficilmente potevano dare, per tutta una serie di motivi, un quadro realistico della composizione della popolazione, costringendo tutti a rimanere entro schemi, neanche ottocenteschi, quanto piuttosto collegati a una dinamica sviluppatasi dopo la Seconda guerra mondiale. Ebbene tutto questo potrebbe appartenere, almeno in parte al passato. Il nuovo Registro della popolazione nella Repubblica di Croazia, presentato dal ministro delle Finanze, Marko Primorac, dovrebbe rendere inutile e obsoleto, lo strumento del Censimento, peraltro costoso, che ogni dieci anni necessita di una complessa macchina burocratica, con il ricorso a rilevatori improvvisati, scarsamente abilitati a questo compito delicato, in particolare nei territori plurali dall’ottica linguistica. Ciò non toglie che nel Registro rimarrà la casella nazionalità, mentre saranno facoltative quelle relative alla madrelingua e alla fede religiosa. La conta, dunque, non verrà meno, nulla cambierà al lato pratico per quanto concerne il suo rilievo ai fini della stesura degli elenchi elettorali e nemmeno per quanto riguarda il rilievo dei dati numerici sulla nazionalità in tema di diritti minoritari, ovvero di bilinguismo su un determinato territorio. Ma in quest’ultimo caso la CNI, grazie a Statuti e trattati internazionali, è comunque al riparo da brutte sorprese. Ma perlomeno verrà meno per le minoranze la necessità di mobilitarsi, di rimboccarsi le maniche per rincorrere faticosamente i numeri a ogni inizio decennio. Resterà comunque l’impegno capillare, quotidiano, a difesa dell’identità, per fare sì che non vi siano eccessive discrepanze tra il numero dei soci effettivi delle Comunità degli Italiani e le cifre presenti negli elenchi specifici delle minoranze, in questo caso della CNI, gestiti dagli uffici comunali o municipali. Rimarrà la possibilità di rivedere i dati, di aggiornarli, se necessario, per cui la battaglia per l’identità continua. Come pure quella a difesa della madrelingua, autentico caposaldo di una minoranza legata a doppio filo al proprio idioma, ai propri dialetti, come la Comunità Nazionale Italiana. Forse le istanze emerse tra la CNI possono aver dato un contributo all’auspicabile archiviazione della conta decennale, forse no, ma comunque hanno dimostrato che la battaglia dialettica condotta è stata quella giusta, su questo fronte, come su altri.

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