IL CALAMO La strategia delle streghe contro le (belle) Addormentate nel mondo

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IL CALAMO La strategia delle streghe contro le (belle) Addormentate nel mondo

Anche se non tutte le principesse sono belle, resta il fatto che sono ricche. E visto che al matrimonio è subentrata la convivenza, i principi non devono più combattere draghi per conquistare l’amore “eterno”: si accontentano dell’accondiscendenza volontaria della partner. Chi invece in questo scenario è rimasto sempre lo stesso, sono le streghe. Figure autoritarie (poteri forti) in apparenza amorevoli (propongono soluzioni democratiche e perseguono fini filantropici), pronte a dispensare consulenze ad hoc (su risparmi, investimenti e politica) offrendo splendidi doni (libertà, network, globalizzazione), salvo però scagliarsi contro chi minacci di sventare i loro veri piani di rivalsa. Ma anche le streghe si sono evolute: non si trasformano più in draghi dacché i principi (Merkel, Macron, Conte) non usano spade. E nel caso qualcuno tra loro (gli Orbán, Trump, Salvini di turno) ne sfoderasse una, sanno che comunque non converrebbe affrontarlo per rischiare l’affondo. Così agiscono dalle quinte: la rete di rovi attorno al castello. Le principesse siamo noi: fragili, ingenui, viziati. Cittadini di nazioni (i nostri splendidi castelli) ricche di storia, bellezza e tradizioni. Basta una manciata di posts (veri o falsi, non importa) a terrorizzarci. Basta la voce di alcuni individui compiti, a farci credere di avere dei “leader che hanno tutto sotto controllo”. E poi c’è la realtà a buttarci nel panico: numeri di infetti, quarantenati e deceduti. Ma sopra ad ogni mare in tempesta, c’è un cielo in burrasca. Eppure non ci chiediamo da dove arrivino i suoi venti, né dove ci porteranno. Si ricusa ai movimenti neoconservatori (detti neocon), nati in USA negli anni ’60 e legati oggi a diversi ambiti internazionali, di essere i principali “gestori del Terrore”. Facendo leva sui media, sarebbero capaci di gestire complesse strategie e politiche transnazionali, di cui noi vedremmo solo gli effetti già in fase matura, senza conoscerne le cause a monte. L’influenza aviaria apparve per la prima volta in Piemonte nel 1878. Nel 1901 si capì che era un virus del tipo “A influenzale”.
Nel 1923 un ricercatore lo portò di nascosto negli USA, dove nel 1924 si diffuse al mercato dei polli di New York. Lo si trovò nel 1962 in Sudafrica negli uccelli selvatici, ma fu considerato “di rara insorgenza”. Dal 1996-2005 i virus H7 e H5 presero però a dilagare in tutti i continenti. Nel 2002 in Europa venne la SARS cinese, nel 2009 l’H1N1 messicano (suina), nel 2012 la MERS (detta dei cammelli, interessava il Medioriente), e oggi il Covid-19, pure cinese. La MERS coincise con l’apice della Primavera araba (2010-2012), nel senso che avrebbe potuto infliggere il colpo di grazia a quei governi inottemperanti dei diritti democratici e libertari di stampo occidentale. Ci riuscì solo in parte (Libia, Egitto, Tunisia), dato che i Fratelli Musulmani in alcuni Stati ripristinarono leggi ancora più opprimenti di quelle contestate. Facebook e twitter non fecero un baffo al Souq e al Corano. La cosa interessò anche l’Iran, dove però un regime-change non riuscì. C’entra il virus, per dare una spintarella agli eventi, o fu un caso? Nemmeno le rivolte di Hong-Kong hanno provocato a sufficienza la Cina, al punto da indurla a intervenire per poi sanzionarla, il che avrebbe sollevato gli USA dalla presenza ingombrante di un forte antagonista economico. L’avvocato generale della Corte di giustizia dell’UE (CGUE), Juliane Kokott, ha redarguito l’Ungheria per lo sbarramento “incompatibile con il diritto dell’Unione” imposto alla Central European University di George Soros: l’Ungheria, nel 2017, avrebbe modificato la legge sull’istruzione superiore, decretando che l’accesso di istituti referenti a Stati esterni allo Spazio economico europeo (See) soggiace agli accordi tra Budapest e il paese richiedente. In Italia, ai cittadini si deve “insegnare come votare” (dissero a Bruxelles), perché l’opposizione reclama le elezioni – come frenarli? La Russia, con l’autorizzazione della Bulgaria all’ingresso nel proprio spazio aereo dei trasporti, ha appena venduto alla Serbia il Pantsir-S1, dicono per proteggere obiettivi civili e militari (e da chi, dal virus?). L’inviato del Dipartimento di Stato USA alla guida della Task Forse 231, Thomas Zarzecki, è volato in Serbia già a novembre per chiarire cosa se ne vuol fare Vučić del sistema S-400, arma molto temuta dalla NATO e in forte odore di regime sanzionatorio. Intanto, nella base aerea di Omaha, gli USA si esercitano sul “processo decisionale” in caso di guerra nucleare – cosa che se avessero fatto Protezione civile e governo in Italia, oltre a rivedere il numero di mascherine e respiratori, avrebbero capito a cosa serve un Commissario. A dirigere le operazioni USA non è infatti il Presidente, ma il segretario alla Difesa Mark Esper, 6° in rango.
La Difesa britannica ha deciso in gran segreto di sviluppare una nuova testata nucleare per i suoi sottomarini (ma non era il virus l’emergenza?). Dato che ha voluto fare di testa sua con la Brexit, defilandosi dal controllo economico dell’UE, l’ammiraglio americano Charles Richard e il comandante del Comando Strategico Alan Shaffer si “sono lasciati sfuggire l’informazione ai media”. Beh, certi bimbi sanno che, a dire bugie, non si ricevono più caramelle. La Darpa, divisione di ricerca del Dipartimento della Difesa USA, ha sviluppato con la ditta Profusa (il cui CEO è guarda caso Ben Hwang) il biosensore Lumee, un chip sottocutaneo che monitora la salute informando “la base” (sarebbe?) dello stato di salute del soggetto. Pare che “per motivi di sicurezza” vogliano applicarlo a tutti i cittadini, così da “evitare pandemie globali” future. Certo che il coronavirus ha sciolto parecchi nodi con un solo colpo: ha fermato la Cina, cambieranno i governi, finiranno le minacce nucleari, e tutto ciò a cui avremmo detto no, ora diremo di sì. A braccia aperte. E se ci svegliasse un bacio?

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