«Tahara». Usi e costumi del rito funebre ebraico

La galleria «Principij» ha ospitato nel fine settimana un doppio evento dedicato ai segreti nascosti di Fiume

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«Tahara». Usi e costumi del rito funebre ebraico

La mostra “Tahara”, realizzata dalla Comunità ebraica di Fiume, che illustra le usanze funebri e la storia della Camera mortuaria ebraica del cimitero di Cosala, ristrutturata quasi completamente grazie all’aiuto finanziario della Città di Fiume e della Regione litoraneo-montana, è in visione per tutta la settimana alla galleria “Principij”. “L’esposizione presentata un mese addietro nella sede della nostra sinagoga – ha ricordato Rina Brumini, vicepresidente della Comunità – è stata arricchita con una ventina di foto grazie agli scatti di Fred Demark, Gianni Vuljanić e Josip Čekada, soci della sezione fotografica della SAC ‘Baklje’, che ci hanno dato una mano. Si tratta di una collaborazione durante la quale sono scaturite le fotografie che illustrano a tutto tondo la camera mortuaria, le sue stanze, le varie epigrafi, in questo caso preghiere per i defunti, conservate al suo interno”.

 

La costruzione risale al 1904
La Camera mortuaria del cimitero ebraico di Cosala è stata costruita nel 1904 su progetto dell’architetto Francesco Placek: al suo interno si trova il “Tahara” ovvero il tavolo di pietra per il lavacro rituale e la preparazione del defunto per la sepoltura. Le epigrafi al suo interno sono scritte in caratteri ebraici, tra cui spicca il Kaddish, ovvero la Preghiera per i morti che non nomina la morte o il trapasso ma loda Dio e viene recitata al funerale e precisamente ai piedi della tomba.

Tombe ebraiche del camposanto di Cosala/IVOR HRELJANOVIĆ

Un culto molto rigido
A impreziosire l’inaugurazione della mostra avvenuta lo scorso fine settimana, è stata la storica Daina Glavočić, che ha tenuto una conferenza, nel rispetto delle norme antipandemiche e al cospetto di una ventina di persone, sul tema “I segreti nascosti di Fiume – la camera mortuaria ebraica di Cosala”. Nel suo intervento, la storica fiumana ha trattato pure gli usi, costumi e le tradizioni del rito funebre ebraico definendolo “molto rigido e da seguire strettamente”. “Siccome le direttive del 17.esimo secolo imponevano la sepoltura dei defunti al di fuori delle mura cittadine, l’allora comunità ebraica acquistò un pezzo di terreno che venne adibito a cimitero – così nel suo intervento Daina Glavočić -. Con la costruzione del cimitero di Cosala, agli ebrei viene data la possibilità di avere una propria area di sepoltura, seguendo tutti i riti imposti dalla religione. Dopo lo scetticismo iniziale, la comunità accetta la parcella cimiteriale facendovi costruire la Camera mortuaria e trasportando tutte le lapidi del cimitero vecchio in quello nuovo. Una curiosità per molti è quella che il vecchio cimitero ebraico si trovava a ridosso dell’attuale Casa della polizia in via Trinajstić ed è ancor oggi un’area verde. Sarà per la scaramanzia innata di tutti noi di non costruire niente sui vecchi luoghi di sepoltura. Lo stesso vale per il vecchio cimitero ortodosso, l’attuale piccolo parco giochi in via Pomerio situato tra le case”.

Velid Đekić, del Museo civico, Rina Brumini e Daina Glavočić hanno inaugurato l’esposizione

Purificazione e pulizia della salma
Tutta la cerimonia che accompagnava il defunto alla sua ultima dimora veniva effettuata dai familiari, con una netta distinzione dei due sessi, precisamente gli uomini per gli uomini le donne per le donne. Si iniziava con il rito della purificazione e pulizia della salma con l’acqua e poi si procedeva all’avvolgimento del corpo con lenzuola bianche per poi posarlo nella cassa, rigorosamente in legno. Il tutto veniva accompagnato dalle preghiere delle persone che sostavano dentro la Camera. “Di seguito la cerimonia procedeva all’aperto dove i stretti familiari del defunto si strappavano un pezzo del vestiario che poi non veniva più usato ma buttato via. Sono usanze simili a quelle degli antichi riti mortuari cattolici ma che vengono ancor oggi rispettate dagli ebrei in tutto il mondo”, ha concluso la storica.

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