«Giulio Cesare in Egitto». Tra il comico e l’assurdo

Al TNC «Ivan de Zajc» è stata presentata la nuova versione della straordinaria opera di G.F. Händel, adeguata all’attuale situazione di pandemia

0
«Giulio Cesare in Egitto». Tra il comico e l’assurdo

Il Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” è entrato con slancio nel 2021, in linea con la scelta di adeguarsi alle circostanze dettate dalla pandemia per poter proporre al pubblico fiumano un programma teatrale all’altezza della sua missione e qualità. Nonostante tutte le difficoltà, in due mesi il Teatro ha riproposto tre opere, adattate alla nuova situazione, mentre nei giorni scorsi è stata la volta della quarta, l’opera barocca “Giulio Cesare in Egitto“ di G.F. Händel, allestita per la prima volta nel 2016 e riproposta nel 2017.

Michaela Selinger nei panni di Sesto

Misure antipandemiche
La nuova versione della prima, e per ora unica, opera barocca allestita al Teatro fiumano, ha dovuto tenere conto delle misure antipandemiche nella disposizione dell’Orchestra, nello sfruttamento dello spazio e nell’interazione tra i solisti. Il primo accorgimento, che ha inevitabilmente modificato la dimensione sonora dell’allestimento, è stata la scelta, o meglio la necessità, di non sistemare l’Orchestra nella buca d’orchestra onde rispettare le misure di distanziamento sociale, bensì di ritagliarle un posto a livello della platea, dinanzi al palcoscenico, proteggendo gli spettatori con lastre di plexiglass. Il palcoscenico era, naturalmente, riservato per i solisti e il Corpo di ballo, ma dal momento che il suono dell’Orchestra non era in parte attutito, come è di solito il caso quando questa è sistemata nella fossa d’orchestra, nel corso dello spettacolo accadeva spesso che l’organico strumentale coprisse le voci dei solisti. Questo fatto non ha, però, influito in maggior misura sull’impressione favorevole che ci ha lasciato lo spettacolo.

Forma eclettica
La nuova versione, che non si discosta in maniera drastica dall’allestimento originale, ha mantenuto la sua forma eclettica e il suo spirito ironico-tragico. Il tutto, come nell’allestimento originale, inizia come una prova preparatoria dei solisti con l’orchestra, i quali stanno seduti, hanno davanti i loro leggii, mentre dietro a ciascuno di loro sono sistemati gli schermi che ci permettono di vedere i loro volti più da vicino. Mentre i loro colleghi cantano, gli altri chiacchierano sottovoce, mangiano uno spuntino, si truccano ecc. Gradatamente assistiamo alla trasformazione della prova nello spettacolo vero e proprio, in cui scene “del presente” si intrecciano con quelle della trama dell’opera creando un miscuglio ispirato e divertente, ma anche irriverente nei confronti della solennità e grandezza che caratterizzano l’opera barocca.

Diana Haller ha interpretato Giulio Cesare

Comico-ironico-tragico
“Giulio Cesare in Egitto” nella versione fiumana è una combinazione di scenette comiche e di atti che sconfinano nell’assurdo, i quali si alternano a scene di commovente tragicità. Dal punto di vista della regia, firmata da Marin Blažević, lo spettacolo è caratterizzato dallo scorrere simultaneo di diverse azioni sul palcoscenico, il che costringe lo spettatore a non abbassare la guardia e a rivolgere l’attenzione a diversi segmenti dell’allestimento in un breve arco di tempo. Il Corpo di ballo, salvo l’assolo di Marta Voinea Čavrak, ha un ruolo in prevalenza “logistico”, per così dire, in quanto il suo compito è in primo luogo quello di rimuovere dal palcoscenico gli elementi della scenografia e di assistere i solisti nel loro ingresso o nell’uscita dalla scena.

Esecuzione ispirata
I solisti sono stati all’altezza del loro compito e nell’insieme hanno offerto un’esecuzione ispirata e vivace della straordinaria musica di Händel. Diana Haller, che cinque anni fa aveva debuttato nel Teatro fiumano nel ruolo di Giulio Cesare, si è presentata con un’interpretazione energica, trascinante ed estremamente spassosa, mentre dal punto di vista vocale ha reso con sicurezza e disinvoltura le numerose arie virtuosistiche che costellano l’opera handeliana. Anamarija Knego è stata una vivace ed esuberante Cleopatra, mentre Dubravka Šeparović Mušović è stata una Cornelia convincente nella sua tragedia. Il contralto zagabrese vanta una voce pastosa e vibrante, ma la dizione avrebbe dovuto essere un po’ più chiara. È stato uno spasso, come pure una gradevole sorpresa, il contratenore Franko Klisović nei panni di Nireno. Michaela Selinger ha entusiasmato ancora con la sua limpida voce, mentre Sonja Runje è stata un grintoso e diabolico Tolomeo. Convincenti Luka Ortar nei panni di Achille e Ivan Šimatović come Curio.

I solisti hanno mangiato una banana in scena

Orchestra affidabile
Sempre affidabile e sicura l’Orchestra, diretta dal Maestro Ville Matvejeff, il quale ha pure suonato il clavicembalo. Il Coro è stato istruito da Nicoletta Olivieri.

Molto belli i costumi di Sandra Dekanić, d’effetto la scenografia firmata da Alan Vukelić e Marin Blažević che, assieme a Dalibor Fugošić ha realizzato anche le luci. Le impressionanti proiezioni sono di Dobriša Radovanović e Alan Vukelić, le coreografie e il movimento scenico di Michele Pastorini.

L’opera si apre con una prova

Allo spettacolo hanno preso parte anche i membri del Balletto Marta Kanazir, Laura Orlić, Andrei Koteles, Svebor Zgurić e Tilman Patzak. Il pubblico ha premiato con copiosi applausi tutti gli esecutori.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display