«El pan de l’Istria», sapori impressi nella memoria

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«El pan de l’Istria», sapori impressi nella memoria

MOMIANO | Presentato lo scorso fine settimana presso la Comunità degli momianese il libro “El Pan de l’Istria. El pan più bon xe quel de casa”, firmato da Roberto Stanich. Nativo di Pola (1941), residente a Milano, nel periodo dell’esodo si era trasferito in Italia con tutta la sua famiglia.
Ha soggiornato nei Campi profughi di Tortona e di Monza ed è stato ospite del Convitto nazionale “Nazario Sauro”, frequentando l’Istituto tecnico industriale “A. Volta” di Trieste, presso il quale si è diplomato. Trasferitosi a Milano ha svolto attività lavorativa di carattere tecnico, commerciale e gestionale presso diverse aziende industriali, ricoprendo anche posizioni di responsabilità a livello dirigenziale in società multinazionali in Italia e all’estero. Ad accoglierlo e a dare il benvenuto al pubblico, Arianna Brajko, vicesindaco di Buie nonché presidente della CI ospitante.

L’amore per la penisola

“El pan de l’Istria”, è un volume di 141 pagine che contiene l’amore per la penisola, per le tradizioni e per il dialetto. Stanich, ha comunque mantenuto inalterato l’amore per la propria terra. Quindi, un esempio di pace, di unione fra esuli e rimasti, che attingendo alla memoria. Fa rivivere nei suoi racconti i profumi, gli odori, i sapori che hanno accompagnato la sua infanzia e gli hanno dato un timbro che lo segue da sempre e lo spinge a ritornare nei posti che gli sono cari. Il pane e i piatti della tradizione istriana sono i veri protagonisti di molti dei suoi racconti. Sono piatti semplici ma i loro sapori hanno il potere di risvegliare emozioni da tempo dimenticate e di riportarci indietro nell’antico mondo istriano.

Il piacere del cibo

“Il pane per la nostra gente era sacro, guai buttarlo via. E se per caso, un pezzettino cadeva perterra, bisognava raccoglierlo subito, pulirlo soffiandogli sopra e dargli un bacio. Mia madre diceva, chi butta via il pane, andrà a raccoglierlo in inverno (nei periodi più difficili), perciò a casa mia non buttavamo via niente. Mio padre che ha vissuto la miseria durante la guerra, voleva avere sempre una “struza” di pane, e ne comprava tanto. Non riuscivamo a mangiarlo tutto, così lo lasciavamo per il giorno dopo, e non potendo buttarlo via, ogni giorno mangiavamo pane vecchio”, ha raccontato Roberto Stanich strappando un sorriso ai presenti in sala, continuando “Il cibo è intimamente saldato al piacere.

L’appagamento del gusto

L’appagamento del gusto non risponde soltanto al bisogno fisiologico del nutrimento ma compiace i sensi, promuovendo soddisfazione e piacere. Dal nostro amore passionale e impulsivo per il cibo, traspare un legame stretto, addirittura un intimo rapporto tra sensualità e gusto. Il cibo, dunque è una potente comunicazione sensuale per la sua capacità di esaltare tutti i sensi attraverso profumi, colori e sapori.

Alla ricerca del bene perduto

Ciascuno di noi inizia a gustare il cibo fin dalla prima infanzia, il cibo che ci viene fotto assaggiare dalle persone care, come la mamma, il papà, i nonni. Insieme al sapore del cibo, memorizziamo l’amore delle persone, il calore della famiglia, il profumo della casa dove siamo nati, gli odori della nostra terra. Tutto questo, assieme a molto altro ancora, contribuisce a darci quel “imprinting’’ che ci seguirà per tutta la vita e che ci spingerà a ritornare nei posti che ci sono cari, alla ricerca del bene perduto. Io ho avuto l’imprinting dalla mia terra, l’Istria. Ho vissuto molti più anni in altri luoghi, ma il posto dove tornare appena posso è l’Istria”.

Presentazione in dialetto

Affascinanti e nostalgiche quindi le espressioni dialettali usate nel volume che rischiano di scomparire con il passar del tempo e che ricordano lo stretto legame che ha con la sua terra d’origine, dei profumi e dei sapori dei suoi nonni. El re dele patate in tecia, El bacala’ de Nadal, Gransievola, amore mio!, Le verze cinesi e El pranso de Pasqua, sono soltanto alcuni dei racconti del volume nei quali prevale la fragranza del pane, che se fatto in casa è sempre il più buono. La foto della copertina, che rispecchia a pieno il titolo del libro, è opera di Nevia Gregorovich. L’autore ha già dedicato numerosi lavori al recupero della memoria storica del territorio istriano, ricordando i sapori delle tavole istriane di un tempo. A seguito della presentazione, tenutasi in dialetto istroveneto, i presenti hanno potuto assaggiare, assieme ad altri prodotti locali, alcuni tipi di pane casereccio tipico istriano.

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