Zoncolan Un «mostro» per i ciclisti il Paradiso degli appassionati

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Zoncolan Un «mostro» per i ciclisti il Paradiso degli appassionati

Se esistesse uno stadio del ciclismo, allora questo sarebbe lo Zoncolan. E come in uno stadio, sulla montagna, simbolo friulano del Giro d’Italia, sabato si sono raccolti, seconde le stime degli organizzatori, in centomila. Undici chilometri di salita con tratti al 22 per cento: l’hanno definita il Mostro. “La salita più difficile che abbia scalato in vita mia”, parole di Tom Dumoulin, che quest’anno è venuto a difendere la maglia rosa dall’assalto dei vari Simon Yates, l’attuale leader della classifica e da Christopher Froome, trionfatore della tappa di sabato.

La salita sullo Zoncolan è anche l’occasione per molti appassionati di ciclismo dell’Istria e del Quarnero per vedere e toccare con mano l’atmosfera dei grandi giri. “Dobbiamo soltanto imparare, costruire e crescere”, il commento di Luka, direttore tecnico del Giro di Croazia, presente ai 1.760 metri di quota, dove c’era il traguardo di questa tappa appassionante.
Tanti, tantissimi gli sloveni lungo la salita, armati di bandiere per sostenere i loro connazionali in gara. La Croazia non ne ha, ma ciò non ha impedito a centinaia di polesi e fiumani di essere presenti. C’è stato chi, come il 23.enne Antonio che sta preparando una gara di resistenza, è salito in sella a Pola già venerdì sera per farsi i 280 chilometri fino alla vetta dello Zoncolan. O come Oriano, salita e discesa a piedi, oppure Bruno, da buon ex ciclista professionista, che ha scalato il Mostro. C’è chi ha raggiunto il Friuli Venezia Giulia in macchina o chi persino con un apposito pullman partito da Pola. C’è chi si è fatto tutte e tre le tappe del fine settimana, chi ha optato per l’accoppiata sabato-domenica e chi ha deciso di farsi andata e ritorno in un giorno.
Se c’è qualcuno che mastica almeno un po’ ciclismo dalle nostre parti (e che non ha altri impegni inderogabili) arrivare allo Zoncolan è d’obbligo. Vederlo è quasi impossibile data la grande massa. Ma chissà come e perché ci si incontra con amici e conoscenti senza darsi appuntamento. Arrivi alla partenza e vedi Mario (armato della solita macchina fotografica) e famiglia, poi Manuela, Mladen e il piccolo Dino a San Vito al Tagliamento. Lasci la macchina e stai per salire in seggiovia o con il pullmino e rivedi ancora Mario. Scendi dalla navetta e t’imbatti in Irena, Ivana, Danijela, mentre alle spalle spunta Ozren, addetto stampa della Bahrain Merida. Scendi dalla vetta, ti prendi un caffè ed ecco che arriva Bruno, giudice al Giro, con tanto di casco. “Ma a che ti serve?”, gli chiediamo. “Strada troppo stretta negli ultimi chilometri. Siamo montati in sella del servizio moto che ci ha accolto nell’ultimo tratto”. Ovvio, non poteva mancare Vlado, ma lui è direttore sportivo e non può stare all’arrivo. Lo salutiamo a fine tappa, nell’area riservata ai pullman e alle vetture della squadra. Storie di ciclismo, storie di Giro d’Italia, storie dello Zoncolan. Il Mostro per i ciclisti, il Paradiso per gli appassionati.

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