Uljanik, altra… svalutazione

Ieri al Tribunale commerciale di Pisino, il Consiglio dei creditori ha deciso di cedere il 54,77 p.c. delle quote statali in quel che resta della cantieristica polese al costo di 9.676.156 euro, ovvero il 35 p.c. del valore nominale delle quote. L’asta si terrà nella seconda metà di ottobre

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Uljanik, altra… svalutazione
Ennesimo prezzo al ribasso per le quote statali dell’Uljanik. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Non c’entra con la manovra che vuole riportare i prezzi ai livelli di fine anno: l’offerta di vendita della quota societaria nell’Uljanik Brodogradnja 1856 a un costo che sembra trattato a 100 gradi, centrifuga compresa, è un percorso obbligato.

Ieri al Tribunale commerciale di Pisino, il Consiglio dei creditori ha deciso di cedere il 54,77 p.c. delle quote statali (maggioritarie, quindi) in quel che resta della cantieristica polese al costo di 9.676.156 euro, ovvero il 35 p.c. del valore nominale delle quote. La proposta ha avuto l’appoggio di Nevenka Kovčalija, sostituta del pm, che nel Consiglio dei creditori rappresenta lo Stato (e quindi il proprietario di maggioranza). Contrario alla manovra il sindacalista Boris Cerovac.
”Le offerte di vendita finora non hanno sortito risultato alcuno, quindi l’asta va ripetuta e il costo può venire ridotto a 1 euro”, ha dichiarato nel dopo seduta il curatore fallimentare, Loris Rak, aggiungendo che si andrà all’asta nella seconda metà di ottobre.

Le reazioni
“Speriamo che le cose comincino a muoversi nella giusta direzione. Ma quanto si è deciso oggi è ben lontano da quello che serve. Qualcuno nelle sue proiezioni sta già pian piano chiudendo il cantiere, propone parcheggi, passeggiate e via discorrendo… Sarebbe bello che qualcuno dicesse che cosa se ne vuole fare. Riqualificare non è semplice. Gli edifici che fanno parte dell’impianto sono patrimonio culturale, e certamente un costo non indifferente. Chi potrà pagare? La Città? La Regione? Lo Stato? Il cantiere sarà un nuovo Musil? Chi vuole una riqualifica dell’area deve essere ben fornito di soldi, tanto da potersi permettere un esborso così sostanzioso”, ha constato Cerovac.
”Siamo insolventi, è vero, e senza il sostegno dello Stato o un nuovo partner strategico non ce la possiamo fare. Se davvero se ne vorrà ricavare una passeggiata, allora lo si dica chiaramente, senza farci girare intorno, come si sta facendo. Questa è una soap infinita! Abbiamo già fatto un’esperienza simile con il ‘vecchio’ stabilimento navalmeccanico; ci siamo rimessi in moto grazie alle delibere del governo; poi il Ministero delle Finanze ha fatto marcia indietro e siamo dove siamo. Dicano quello che vogliono fare”, il commento di Samir Hadžić, direttore dell’Uljanik Brodogradnja 1856, che però non ha partecipato alla seduta del Consiglio dei creditori.

I tentativi precedenti
Lontani, lontanissimi dai 20,57 milioni di euro (155 milioni di kune) offerti extra vendita all’asta dal Gruppo CEI Industries di Jaroslav Strnad alla fine dell’anno scorso. Lo Stato, che nel Consiglio dei creditori (che è quello che decide) detiene la maggioranza, aveva deciso di ringraziare l’investitore ceco e di mettere in vendita il pacchetto delle quote, ricorrendo al tender internazionale, al costo di 208,3 milioni di kune. Che nessuno aveva inteso versare, naturalmente. Poi si era ritentato con una base d’asta di 20,57 milioni di euro, la cifra offerta dal Gruppo CE Industries, che si era detto ancora interessato all’acquisto. Ma che poi non si era fatto avanti con un assegno firmato. Ora siamo lontani anche dai 13,93 milioni (sempre di euro) della successiva vendita all’asta, miseramente fallita anche questa per mancanza assoluta di interesse.
Il Consiglio dei creditori, convocato dal curatore fallimentare, Loris Rak, ieri a Pisino ha quindi rivisto il prezzo di vendita al ribasso.
Dal meglio “un uovo oggi che una gallina domani”, si è mestamente passati ad accontentarsi di un uovo domani dopo essersi lasciati scappare la gallina ieri.

Un’altra monetizzazione
Votata la messa all’asta al costo riveduto della quota societaria, il Consiglio dei creditori ha trattato la vendita della quota dello stabilimento navalmeccanico nelle compagnie liberiane United Shipping Service Thirteen Inc e United Shipping Service Twelve Inc., armatoriali proprietarie delle navi Stoja e Veruda. Nelle compagnie l’Uljanik Brodogradnja 1856 detiene 5 azioni della serie A e 1.562.500 azioni della B del valore nominale di 1 dollaro statunitense. Alla messa in vendita hanno detto sì sia Nevenka Kovčalija che Boris Cerovac.
Insomma, si sta monetizzando quello che si può monetizzare. Entro la fine del mese il Ministero della Pianificazione ambientale,edilizia e patrimonio statale ha in piano di mettere in vendita l’unità 531, la nave che avrebbe dovuto fare riprendere quota all’Uljanik Brodogradnja 1856.

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