Scoglio Olivi. I sindacati ce l’hanno con i ministeri

Dopo che l’ennesimo tentativo di cessione della quota statale dell’Uljanik Brodogradnja 1856 è andato a vuoto i rappresentanti dei lavoratori temono il fallimento

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Scoglio Olivi. I sindacati ce l’hanno con i ministeri
Una veduta di Scoglio Olivi. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

L’ennesima asta deserta e l’ennesimo tentativo di cessione della quota di maggioranza dell’Uljanik Brodogradnja 1856 – oggi detenuta dalla Uljanik Brodogradilište, il cui creditore principale è lo Stato – andato a vuoto, ha spinto il Sindacato autonomo dei lavoratori della Croazia (NSRH) a esprimere pubblicamente il proprio disappunto per all’approccio dei ministeri competenti nella gestione del problema. Poiché l’asta è andata deserta e tenuto conto della pessima situazione finanziaria in cui versa il cantiere polese, i sindacalisti temono che anche per l’Uljanik Brodogradnja 1856 potrebbe presto essere aperta una procedura fallimentare, che di fatto bloccherebbe definitivamente la cessione delle quote di maggioranza dell’azienda a un potenziale acquirente. “Se ciò dovesse succedere la responsabilità non potrà che essere attribuita ai ministeri delle Finanze e dell’Economia, guidati rispettivamente dai ministri Marko Primorac e Damir Habjan”, sostiene il Sindacato, aggiungendo che se oggi la situazione è quella che é, la colpa è dell’inerzia dei due dicasteri, che poco o nulla avrebbero fatto per salvare l’industria navalmeccanica polese. “Industria che sarà definitivamente affossata con la sempre più probabile apertura di una procedura fallimentare nei confronti del cantiere”, è il pensiero di Boris Cerovac, responsabile della sezione polese dell’NSRH, secondo cui un’eventuale sentenza di fallimento vedrebbe svanire qualsiasi opportunità di vedersi riconosciuta una qualche forma di liquidazione o indennizzo per circa 2.300 ex dipendenti del vecchio cantiere navalmeccanico. Secondo Cerovac, inoltre, nell’eventuale caso di fallimento della società, dall’area del cantiere verrebbero sloggiate tutte le imprese private che oggi vi lavorano. “Se questo dovesse succedere l’intera zona sarebbe lasciata al suo destino, ossia alla devastazione e, in futuro, alla vendita per pochi spiccioli a un investitore che non farà altro che cambiarne la destinazione d’uso, puntare sul turismo e assumere forza lavoro straniera”, ha concluso Cerovac.
Oltre che a rivolgersi al pubblico, ieri il Sindacato autonomo dei lavoratori ha inviato una lettera aperta all’indirizzo dei ministri Primorac e Habjan, ai quali è stato chiesto come intendano procedere.

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