Regione istriana e UI. Comunione di intenti e di obiettivi

Nell’ambito delle celebrazioni dedicate al 30.esimo della fondazione della Regione istriana la Galleria dei Sacri cuori ha ospitato un panel dedicato agli operatori del settore culturale

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Regione istriana e UI. Comunione di intenti e di obiettivi
I relatori del panel sulle politiche culturali. Foto: DARIA DEGHENGHI

Volendo astrarre l’universale dal particolare, trent’anni di istituzioni, iniziative, rassegne e programmi culturali sono stati anche trent’anni di politiche culturali istriane. Per rievocarle, l’assessorato alla Cultura e alla Territorialità ha promosso un panel per gli operatori del settore nella Galleria dei Sacri cuori nel quadro delle celebrazioni dedicate al trentesimo della fondazione della Regione istriana. La moderatrice Gordana Restović ha chiamato a raccolta alcuni tra i maggiori “produttori di arte, cultura e spettacolo” di Pola e dell’Istria, gli enti patrocinatori, le istituzioni, le associazioni, gli autori, i galleristi, gli operatori museali, i direttori delle università popolari… “Volutamente ultimo se ‘gli ultimi saranno i primi’, questo panel dedicato alla cultura – ha detto la vicepresidente della Regione in quota CNI Jessica Acquavita – chiude i festeggiamenti del trentennale della Regione proprio perché consideriamo la cultura non l’ultima ruota del carro, ma al contrario, uno dei motori dello sviluppo dell’Istria. A maggior ragione è motore di sviluppo quando regala grandi progetti a piccole unità territoriali che altrimenti restano in anticamera. È stato così per la Casa dei castelli di Momiamo, la Casa degli scrittori di Pisino, la Casa degli affreschi di Draguccio e una miriade di altre iniziative culturali che hanno contribuito a dare nuova linfa al territorio senza condannarlo alla perdita di identità, autenticità e riconoscibilità”. Anche l’assessore alla cultura della Città di Pola Emina Popović Sterpin ha evidenziato questo concetto di primato della cultura in quanto “una delle caratteristiche peculiari dell’identità polese e istriana, pur essendo fragile e pur correndo seri rischi e pericoli, sicché rimane un obbligo assicurarle tutto il nostro sostegno”.

Innovazione e tradizione a confronto
Tanti gli argomenti sollevati, diverse le questioni dibattute, troppi gli interrogativi rimasti senza risposta. Non per nulla Ivona Orlić del Museo etnografico si è posta il problema dei “successi effettivi delle iniziative culturali alla luce dei vincoli che l’UE pone, troppo spesso a vantaggio esclusivo della multimedialità e della contemporaneità dei contenuti, talvolta però a spese delle modalità di presentazione tradizionali”. Multimedialità, interazione, informazione, audiovisualità, confluenza di tradizioni mediali e culturali che cozzano contro un “substrato” di arcaicità monumentale (il lascito di Roma antica, per esempio, ma anche quello di Venezia, e dell’Austria) da mantenere ai posteri sana e integra: tra le due tendenze in contrapposizione si cerca la “giusta misura” alla maniera aristotelica, con cognizione e raziocinio. Ne ha parlato Darko Komšo del Museo archeologico che amministra beni culturali di massimo pregio come l’Arena di Pola e il Piccolo teatro romano del Castello, oltre alla sede museale medesima in via Carrara.

Tre palcoscenici complementari
Il ripristino dell’anfiteatro alla funzione dello spettacolo è una novità degli anni Trenta del secolo scorso, quando venne ricostruita la cavea su modello dell’Arena di Verona, per gli spettacoli lirici (in seguito cinematografici e oggi per i grandi eventi canori delle star internazionali). “La produzione concertistica ha conosciuto alti e bassi ma solo negli ultimi anni ha vissuto uno slancio che in passato non s’era mai visto. Che sia buona cosa o meno, ha detto Komšo, è da vedere perché vi sono stati, effettivamente, episodi di decibel in eccesso che non aiutano la conservazione dei monumenti, per cui la responsabilità verso il patrimonio di questi tempi è la nuova parola d’ordine. Con i suoi tre palcoscenici estivi ristrutturati e ben tenuti che non si fanno concorrenza ma si completano a vicenda, essendo diversi e quindi complementari, Pola sembra godere di una benedizione particolare del cielo: l’Arena, il Castello veneziano e il Piccolo teatro romano sono luoghi di massima richiesta, quello che manca sono ormai chiari criteri di valutazione e cernita, ma anche una nuova classe di manager capaci di amministrare la crescente offerta di arti e spettacolo”, ha concluso il suo ragionamento Komšo.

Indipendenti, poveri ma resistenti
Marino Jurcan dell’associazione Metamedij ha parlato di cultura extraistituzionale e della sua capacità di fare rete con le associazioni, con gli enti, col pubblico e con la società in senso lato per trarne reciproco giovamento. “Siamo eternamente in lotta con la pesantezza della burocrazia, che avanza col piede di piombo, anche perché subissata di richieste, e siamo eternamente a corto di finanziamenti che sono l’unico mezzo di sopravvivenza. In compenso siamo agili, resistenti, capaci di un adeguamento istantaneo che le istituzioni non sono in grado di produrre, non alla stessa velocità perlomeno, e ne abbiamo dato prova durante la pandemia”. Dubravka Svetličić dell’Università Popolare Aperta di Rovigno e i suoi omologhi Renata Kiršić di Albona e David Belas di Parenzo si sono soffermati sul ruolo eminente delle UPA per la promozione della cultura e dello spettacolo negli enti locali territorialmente e demograficamente ridotti e quindi necessariamente svantaggiati, per cui le università popolari subentrano al soddisfacimento del fabbisogno di arte, cultura, spettacolo, svago, tempo libero e istruzione in maniera trasversale.

Il posto fisso non interessa più
Le UPA hanno sovente il ruolo di scuole serali, biblioteche, musei, gallerie d’arte, sale conferenze e convegni, teatri e cinematografi, gestiscono palazzi storici che hanno bisogno di continui investimenti di manutenzione, producono rassegne e programmi culturali di ogni genere e specie, e tutto questo con “appena una cinquantina di addetti ai lavori in tutta l’Istria che è sempre più difficile motivare perché nelle retribuzioni della manodopera il settore pubblico non è in grado di reggere il passo col settore privato che avanza”.

«La cultura è fondante»
Tra gli ultimi intervenuti al panel Helena Vodopija della Fiera del Libro ha individuato nella presunta carenza di contenuti un problema falso da smascherare: “Non mancano i contenuti, è la loro sovrapposizione e concentrazione in pochi mesi, in prevalenza estivi, a determinare quest’impressione di un deficit di proposte culturali, che poi si riduce molto spesso a una questione di mancanza di visibilità da superare con azioni di maggiore e migliore coordinamento tra gli operatori culturali, gli enti promotori e gli enti patrocinatori”. Marianna Jelicich Buić del Settore cultura della Giunta dell’Unione Italiana ha rimarcato invece il fatto che la Regione e la massima istituzione rappresentante gli Italiani in Croazia hanno incentivato gli sforzi reciproci e le sinergie nella produzione di manifestazioni e traguardi importanti: “Nello specifico si tratta della valorizzazione dell’istroveneto e dell’istrioto che hanno acquisito visibilità grazie appunto alla collaborazione con la Regione istriana: una collaborazione che non si basa sul uno scambio di finanziamenti quanto sulla comunione degli intenti e degli obiettivi, della programmazione e dell’organizzazione”. Un altro progetto comune ai due enti che, sia detto di passaggio, festeggiano entrambi i trent’anni della fondazione, vi sono anche i programmi extracurricolari di storia, usanze, valori e tradizioni del luogo natio, che hanno investito anche le scuole della minoranza italiana. “La cultura è fondante – ha detto – è l’elemento intorno al quale noi andiamo a creare non soltanto proposte culturali ma anche convivenza, anche gastronomia, anche agricoltura: tutto è cultura e per questo motivo la collaborazione tra l’UI e la Regione è stata e rimane determinante”.

In primo piano gli assessori alla cultura Emina Popović Sterpin e Vladimir Torbica, a destra la vicepresidente della Regione in quota CNI Jessica Acquavita.
Foto: DARIA DEGHENGHI

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