I cambiamenti climatici nell’ultimo periodo rappresentano un fenomeno e un tema molto attuali sui quali si discute intensamente. Tali cambiamenti sono stati anche l’argomento trattato giovedì nella sede della Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” dal professor Rino Cigui, del Centro di ricerche storiche di Rovigno, il quale ha proposto un’interessante conferenza storica intitolata “La ‘piccola era glaciale’ e le sue ripercussioni sulla storia climatica, economica e sanitaria dell’Istria”.
Il clima ostile, oltre a influire sulla natura, di solito dà vita a delle crisi agricole che nel passato hanno fatto soffrire la fame a milioni di persone, con un conseguente indebolimento del sistema immunitario che ha portato a malattie e alla morte. La cosiddetta “piccola era glaciale” durò circa 5 secoli, iniziò in seguito al periodo caldo medievale e terminò nella seconda metà dell’800. Questo lasso di tempo, come ha spiegato lo storico, fu caratterizzato da un clima molto rigido in tutta Europa e anche in Istria.
Tra i vari studiosi che se ne occuparono, Milanković stabilì che tali fenomeni sono dovuti ai moti millenari della Terra, chiamati anche Cicli di Milanković. Su di essi influiscono l’eccentricità dell’orbita terrestre, l’inclinazione dell’asse e la precessione degli equinozi.
“La piccola era glaciale fu in effetti una fase del periodo interglaciale – ha precisato Cigui – e fu caratterizzata da una temperatura inferiore di 1 o 2 gradi rispetto a quella odierna”. Nel corso di quei secoli si susseguirono diversi fenomeni naturali, che influirono sulla vita delle persone. “L’epoca fu caratterizzata da inverni più freddi ed estati fresche e umide in molte parti dell’Europa e del Nord America, con un avanzamento dei ghiacciai – ha spiegato il professore –. In concomitanza con questi avvenimenti climatici si registrarono una riduzione delle macchie solari e un aumento di fenomeni di vulcanesimo”.
Diverse ondate di carestia dovute al freddo inteso colpirono l’Istria nel corso dei secoli. In base alle fonti, inoltre, solo nel XVI secolo si registrarono ben 23 annate pestilenziali, legate anche al clima rigido, alla conseguente perdita di olivi e a grandi carestie, tanto che spesso Venezia dovette soccorrere gli abitanti della penisola.
Tra i momenti più difficili da superare si annovera il 1709, l’anno terribile, in cui si registrò il gelo in tutta Europa che compromise le coltivazioni, portando un intero continente a soffrire la fame. All’epoca, secondo le stime, ci fu un aumento della mortalità, dovuto a malattie bronco-polmonari e all’influenza, con 1 milione di morti sui 22 che se ne contavano. Nel corso del secolo successivo si assistette ad altre ondate di freddo e gelo con gravi conseguenze, registrate dalle cronache locali anche in Istria.
Oggi l’uomo, a causa dell’inquinamento, è in grado di accelerare l’avanzamento dei cambiamenti climatici e dal 1970 circa l’essere umano ha iniziato a esserne responsabile, ricoprendo un ruolo nel surriscaldamento climatico. La potenza della natura continua però ad agire con una forza che è impossibile arginare.
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