ANGOLI CITTADINI Il Circolo rionale di Cosala: severo con qualche sfizio

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ANGOLI CITTADINI Il Circolo rionale di Cosala: severo con qualche sfizio
Oggi l’edificio ospita il Comitato di quartiere di Cosala. Foto: Željko Jerneić

Il 1935 fu un anno importante per ciò che concerneva il funzionamento della Città. Dopo undici anni in qualche modo il potere si consolidò, una certa sicurezza prese il sopravvento e iniziarono a crescere gli investimenti nell’economia fiumana, seguiti di pari passo da un incremento dell’edilizia, soprattutto abitativa. Non da meno fu lo sbalzo di carriera politica e professionale dell’ingegnere edile Enea Perugini, delle cui realizzazioni architettoniche a Fiume si è ampiamente scritto in svariati appuntamenti precedenti, che ottenne l’importante carica di vice podestà del Comune di Fiume. Tra i meriti che gli si attribuirono per l’assegnazione della stessa, il quotidiano La Vedetta d’Italia, in data 30 luglio, rilevò soprattutto il suo impegno per la “creazione di fiorenti colonie per bambini di città e della provincia, bisognosi di cure”. Le stesse furono organizzate a Laurana, in Villa d’Icici (dopo la Seconda guerra mondiale l’edificio fu trasformato in ospedale per malattie polmonari. Oggi è proprietà privata e vi sta sorgendo un resort) e a Borgomarina, in Villa Italia (già ospedale pediatrico di Costabella, recentemente trasferito in quello nuovo per la mamma e il bambino di Sušak).

Nonostante il grande impegno politico e sociale, a quel tempo Perugini progettò e diresse i lavori relativi a svariate importanti opere pubbliche, tra cui il Circolo rionale Borgomarina (oggi sede del Comitato di quartiere di Cantrida), la clinica psichiatrica all’interno dell’ospedale Santo Spirito a Fiume (reparto maschile), oggi Centro clinico- ospedaliero – l’unico edificio sanitario da lui progettato e la Casa del lavoratore, sita in Riva Thaon de Revel, nella zona del porto franco accanto alla caserma della polizia marittima, la quale fu probabilmente distrutta durante i bombardamenti su Fiume, nonché a una serie di abitazioni private e adattamenti. Oltre a portare a termine i primi due progetti, all’inizio del 1936 l’architetto si fece carico di un terzo, tradotto nel Circolo rionale di Cosala sito nell’odierna piazza Volčić, nell’ampia area dirimpetto al Tempio Votivo.

L’armonia con il Tempio Votivo
L’armonia con stesso, come già riportato nello spazio dedicato al Circolo rionale Borgomarina citando lo scritto “Enea Perugini, Giulio Duimich e Yvone Clerici nell’architettura a Fiume tra le due guerre” (pubblicato nella rivista Quaderni, volume XXVI) di Jasna Rotim Malvić, in Italia le Case del Fascio e i Circoli rionali erano costruiti nel riconoscibile “stile littorio”, caratterizzato dalla monumentalità, dalle linee della storica architettura tradizionale italiana e dal simbolo obbligatorio del movimento, il fascio littorio, che Perugini interpretò a modo suo.
In tale contesto, nonostante l’edificio di Cosala, commissionato dalla Federazione dei Fasci di Combattimento del Carnaro, per molti versi risulti simile a quello di Borgomarina, dato l’ambiente diverso e molto più complesso, dovette venir pensato in maniera più tradizionale. Il terreno per la sua costruzione fu donato dal sindaco di Fiume e i lavori (completati nell’arco di tre mesi dall’impresa Mareschi) iniziarono nel marzo del 1936, in occasione dei quali il succitato quotidiano (in data 15 marzo) scrisse che “anche se in stile moderno la palazzina esprime una linea più contenuta e vicina allo stile tradizionale e, per essere in armonia con l’insieme dell’area che dal Tempio Votivo, attraverso il Parco della Rimembranza in onore dei caduti in guerra, sarà delimitata a occidente dalla Casa Rionale”. Considerato il ruolo di quinta scenografica che fu attribuito al nuovo palazzo, l’ingegnere di Volosca lo ideò in tale spirito e sull’ampio piazzale della Rimembranza tutto venne subordinato all’insolita Chiesa di San Romualdo e Ognissanti inaugurata nel 1934 e progettata dal noto architetto fiumano Bruno Angheben, e al ben curato parco circostante.

Contenuta libertà creativa
A modo di un muro, il Circolo a occidente chiude l’intero complesso e rappresenta l’opera più conservativa del suo autore nonché, a detta di Rotim Malvić, in merito alla stessa a Perugini furono imposte le maggiori limitazioni alla sua libertà creativa. In concomitanza a ciò, per corrispondere alle necessità primarie dei suoi fruitori, lo stabile fu realizzato nelle forme e nei volumi estremamente sobri, puliti e classici. Lo stesso era teso a ospitare i residenti, rispettando le consuetudini della loro vita quotidiana, ma tutto avveniva attraverso le direttive del regime che cercava di attuare un ritmo di vita “disciplinato, sano e vitale” nei rioni distanti dal centro cittadino.

Larga e sporgente scalinata
Nel succitato saggio si legge ancora che sull’edificio rettangolare con doppio avancorpo centrale, sul quale spicca la verticale del balcone al primo piano, l’impressione di rigidità è in parte ammorbidita dalle ampie finestre multiple, sistemate in coppia alla fine di ogni ala del pianoterra e del primo piano. L’unico elemento al quale Perugini non poté rinunciare è la larga e sporgente scalinata pomposamente barocca in tutta la sua larghezza che abbraccia la parte centrale (che userà quale soluzione anche nella sua casa famigliare a Volosca, di cui abbiamo scritto in precedenza). La severa simmetria del prospetto si ripete pure negli ambienti interni (che ricordano l’allora Casa del Fascio di Mattuglie), tra cui quello della sala centrale dove spiccano gli affreschi dipinti da Romolo Venucci, con i temi abituali per quella tipologia di edifici pubblici. Dopo la Seconda guerra mondiale la struttura ospitò per un periodo la redazione di Radio Fiume e oggi è sede del Comitato di quartiere di Cosala.

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