Pola. Smartphone vietati: una scelta giusta

Chiacchierata con Branka Sironić Buić, direttrice della SE Monte Zaro

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Pola. Smartphone vietati: una scelta giusta
La sede della Scuola elementare di Monte Zaro. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Piuttosto a letto senza cena che senza cellulare. Tale è purtroppo il filo di ragionamento dei giovani nativi digitali, sempre incollati agli smartphone per mille e uno motivi: combattere la noia, desiderio di sentirsi parte di un gruppo, accettati dagli altri fino all’esplicito ed estremo sviluppo di un rapporto di dipendenza, vale a dire all’incapacità di privarsi del proprio preziosissimo dispositivo. Perché si parla di un problema dalle dimensioni planetarie nell’ambito di una pagina da cronaca polese? La ragione sta nel fatto che una scuola di Pola ha avuto il coraggio di opporsi con molto tatto e oculatezza al sempre più dilagante fenomeno dell’uso scriteriato dei cellulari, dimostrando quanto sia necessaria una vera e propria collaborazione collettiva, nonché un atteggiamento educativo nei confronti dell’utilizzo responsabile dei telefonini. Si parla dell’elementare di Monte Zaro, la prima istituzione scolastica in Croazia ad aver introdotto una regola tassativa: lo stop ai cellulari a scuola, non soltanto durante le ore di lezione, ma anche nei corridoi, negli altri ambienti e nell’area esterna dell’edificio scolastico. Dittatura, censura, proibizionismo, atteggiamento retrogrado e antidiluviano? Assolutamente no. Ma, l’aspetto assurdo ad avere colpito di più è che un siffatto regolamento scolastico abbia fatto scalpore in tutto il Paese. Non vi è stato massmedia a non avere presentato la faccenda come un fatto clamoroso, sottolineando l’unicità di questa scuola che, in effetti è la prima ad avere saputo riconoscere delle modalità di contenimento di un fenomeno sociale, alla pari di moltissime altre scuole di tutta Europa. Perché tanto chiasso, quando la formula dell’uso limitato dei telefonini è un vivere comune in moltissime istituzioni formative in Italia, dove persino durante le gite può vigere la regola dell’utilizzo ridotto a poche ore? Perché nel caso nostro non si è stati ancora in grado di reagire abbastanza, al pari della Scuola di Monte Zaro che, evidentemente, nel nostro contesto nazionale, si è davvero dimostrata un’istituzione all’avanguardia, il cui esempio viene già seguito anche da altre scuole polesi (a Monteparadiso e a Stoia).

L’utilizzo dei cellulari è consentito solo in conformità con i regolamenti dell’istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative.
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Tutto funziona a puntino
Ora, a distanza di un mesetto dall’introduzione della “era smartphone free” a Monte Zaro, diventa sempre più chiaro quanto un po’ di regola e una frequentazione scolastica guidata possano rivelarsi un toccasana senza offendere e rivoluzionare la natura solitamente suscettibile dei “temibili” teenager”. Come verificato, in questo momento, in questi ambienti scolastici, tutto funziona a puntino, vedendo resuscitata quell’atmosfera che vigeva nelle scuole d’un tempo, quando nei corridoi echeggiava la chiacchierata di gruppo, quando nei cortili non si stava incollati con il naso sui mini schermi, ma si giocava la tria. Salvo rare eccezioni, tutto è tranquillo, nessuno bara, nessuno traffica o mette in campo i meccanismi che spingono a trasgredire, a minare l’autorità, a demolire con somma soddisfazione la regola “imposta” dall’adulto. Opera di un incantesimo? No, è strategia smart introdotta gradualmente e con cognizione di causa.
“Non ci siamo buttati in un’impresa a capofitto e senza preavviso – rileva la direttrice della scuola, Branka Sironić Buić – e tutto era partito dalle segnalazioni date da numerosi insegnanti e da tutto un collettivo ormai provati da una situazione diventata insostenibile: i cellulari erano diventati elementi di distrazione anche durante le ore di lezione. Eravamo arrivati al punto di dover intervenire a causa di determinati messaggi e maltrattamenti su gruppi Viber, tanti ragazzi finivano per bruciarsi i minuti di riposo tra videogiochi. Li vedevamo nei corridoi, seduti in cerchio fissi sul telefonino, facevamo incetta di phone seminati e persi nelle aree dei servizi igienici…

Branka Sironić Buić.
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Bisognava intervenire
“Era chiaro – ha continuato la nostra interlocutrice – che si doveva intervenire, tutti assieme, il Consiglio insegnanti e io quale dirigente: la nostra proposta di tenere i cellulari spenti nelle cartelle e di rifarne uso soltanto fuori dall’area scolastica, una volta finite le lezioni è stata inoltrata al Consiglio dei genitori che, con mia somma sorpresa, hanno accolto la novità di buon grado. La prevista diffusione di una circolare, contenente le indicazioni sul ‘non utilizzo’ dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici a scuola era stata accolta con soddisfazione. E l’approvazione è sempre presente, adesso più che mai, quando la misura di tutela dall’abuso della digitalizzazione, si sta dimostrando utile all’ascolto più proficuo delle lezioni, in una scuola che vuole rimettere al centro dell’attenzione l’apprendimento, l’impegno, la socializzazione, lo sviluppo di atteggiamenti comportamentali sani, naturali, abilità di comunicazione e rapporti interpersonali diretti, non mediati in Rete”.

Notebook, proiettori e amplifcatori sono ben accetti a differenza dei cellulari.
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Una procedura… democratica
Per raggiungere questi primi risultati oltremodo positivi la scuola ha fatto in modo di rendere fattibile l’applicazione della regola dell’uso responsabile dei dispositivi elettronici passandola successivamente al vaglio anche del Consiglio degli allievi, spiegando e motivando i benefici a lungo e molto bene, pure alle classi degli adolescenti (settime e ottave), fino a veder placata ogni ostilità, per poi raggiungere l’approvazione finale del Comitato scolastico. C’è stato, dunque, tutto un procedimento che ha democratizzato una decisione, che ora sta generando soddisfazione in tutta la comunità scolastica. A parte qualche furbetto, colto in flagrante con il cellulare in mano nei primi giorni del divieto e bonariamente ripreso senza sanzione rigida, tutto va proprio bene. Concentrazione, memoria, voglia di comunicare, giocare e di essere creativi sono aspetti non più mortificati dagli schermi, ma in netta fase di miglioramento. L’epilogo di tutta la faccenda è che la corresponsabilità educativa ha davvero vinto e rigenerato dei ragazzi usciti dagli anni Covid tutt’altro che incolumi.
“L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici – precisa infine la dirigente scolastica – può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti dell’istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative. Quanto al resto, la scuola è sempre pronta e in grado a reagire a qualsiasi urgenza e necessità di ogni suo allievo, anche senza dover far rientrare in campo l’utilizzo di massa e incontrollato dei cellulari”.

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