Pola. I padiglioni della discordia

All’ultima seduta del Consiglio cittadino Selma Ibrišagić (Lista Filip Zoričić) ha sollevato la questione della piazza antistante l’edificio centrale dei Mercati dove la funzionalità è nulla e l’estetica inesistente. L’immagine di piazza Primo Maggio è desolante

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Pola. I padiglioni della discordia

Si chiama assuefazione. È l’adattamento a condizioni particolari, proprie di un dato ambiente o conseguenti a determinati usi, che finisce per intorpidire i sensi. Il termine appartiene all’argomento delle tossicodipendenze ma vale anche per l’adattamento estetico. Per esempio, c’è l’abitudine a brutture urbane che non si percepiscono più solo perché ci passiamo davanti da decenni. Ai tempi della Markthalle, nel 1903, dopo l’apertura del mercato coperto, la piazza antistante era un gioiello di urbanistica ben concepito e altrettanto ben realizzato. E oggi? Padiglioni abbandonati e fatiscenti, architettura esecrabile, ovvero funzionalità nulla, estetica zero. Ci passiamo accanto ogni giorno e manco ce ne accorgiamo. Se ci capita di scortare ospiti provenienti da altre città che ce lo fanno notare, allora sì, siamo pronti ad ammettere che qualcosa è andato storto.

La parata del degrado

Contratti da onorare

La consigliera cittadina Selma Ibrišagić (Lista indipendente Filip Zoričić) ha sollevato l’argomento alla scorsa sessione del Consiglio municipale, ma il dibattito ha preso altre vie quando qualcuno ha tirato in ballo un’altra vergogna della zona: l’emporio tra piazza del Popolo e della Repubblica. Giustamente la consigliera se l’è presa con l’azienda marcati per come stanno le cose nel cuore urbano di Pola. Le scuse fornite da Renato Perc non hanno convinto nessuno: ci sarebbero dei contratti a lunga scadenza da onorare, bisognerebbe omologare l’aspetto delle tende, occorrerebbe trovare gestori seri per i locali vacanti, sarebbe il caso di evitare proposte orientaleggianti e naturalmente insistere sulle tradizioni nostrane… Insomma, “occorrerebbe”, “bisognerebbe” e “si dovrebbe”, ma intanto non succede mai nulla.

Evidentemente Pola non regge questo numero di locali commerciali

Le origini del problema

Dove sta esattamente il problema? A voler essere assolutamente sinceri, il problema non è nemmeno l’aspetto dei padiglioni quanto piuttosto la loro stessa esistenza. Il problema risale alle decisioni prese nei primi anni Novanta quando l’allora sindaco Igor Štoković e la sua Giunta decisero di punto in bianco di piantare in piazza quei quattro cubi di ferro e vetro per “migliorare i servizi e aumentare i guadagni”. Nel 1993 la piazza ha cambiato completamente immagine senza alcun coinvolgimento della popolazione e con scarsa partecipazione di urbanisti. Erano tempi di decisioni politiche arbitrarie: la Società istriana degli architetti doveva appena nascere, e infatti nacque soltanto nel 1998. L’aspetto odierno delle piazze Port’Aurea e Primo Maggio si deve appunto a un modo di fare assolutistico che non conosceva ancora né il dibattito pubblico né tantomeno le consultazioni elettroniche. Ambientalisti e associazioni di professionisti dovevano ancora organizzarsi. La condanna della riqualifica è stata formulata infatti qualche anno dopo da un architetto della nuova generazione, Saša Jovanović, che sul finire degli anni Novanta disse: “I padiglioni sono stati uno sbaglio che sconteremo a lungo. La piazza andava lasciata libera di respirare, con i tavolini al centro e i locali dei bar nelle costruzioni esistenti: il mercato coperto e i palazzi dirimpetto”. Uno sbaglio che sconteremo a lungo. Parole profetiche che hanno trovato conferma nella successiva evoluzione dei fatti. Ma è facile giudicare col senno di poi.

L’idea dei padiglioni era pessima in partenza, figurarsi oggi con il “contributo” dell’usura

I locali vacanti

Oltre ai contratti capestro da onorare, un altro fattore di squilibrio estetico non meno decisivo sono i locali vacanti. Aprendo i padiglioni, il mercato coperto si è dato la proverbiale zappa sul piede ed ora che le attività scarseggiano, sono rimasti senza gestori anche i locali al piano e al pianterreno della storica Markthalle. Se non si mangia in due non si mangia nemmeno in quattro: questo è chiaro. Ora che i nodi della pessima pianificazione ambientale del passato vengono al pettine e le fatture a scadenza, l’immagine di piazza Primo Maggio è doppiamente triste: non solo è disfunzionale ma è anche terribilmente brutta. Lo stesso sindaco Zoričić si è lasciato sfuggire un giudizio in merito: “Per quel che mi riguarda, ad esclusione del Caffè Milan, i padiglioni non hanno alcun senso”. Parole sante. Ma anche a poterli smantellare, come lasciarne uno solo perché lo giudichiamo virtuoso? È vero: “Milan” è l’eccezione alla regola, uno dei pochi che onorano gli impegni e l’unico ad aver ristrutturato il proprio locale, che ora si presenta più elegante e più in sintonia con i tempi. Ma vogliamo proprio glissare sul fatto che la terrazza di prima è diventata il locale propriamente detto? Vogliamo ignorare il fatto che i tavolini sono arrivati a invadere l’area della panchina circolare che cinge il lampione centrale nel punto in cui la piazza incontra via Flanatica? Insomma, volendo proprio parlare di comportamento virtuoso, ci sarebbe da discutere.

La terrazza esterna del Caffè Milan

Stabilire le priorità

La storia dei padiglioni al mercato è ormai lunga e offre pochissime ragioni di ottimismo. A un certo punto bisognerà mettere le carte in tavola per dire come stanno le cose, chiedersi fino a che punto è necessario subire la tirannia di una soluzione urbanistica fallita e stabilire quali sono le priorità del centro urbano per i prossimi decenni. Vero è che una municipalizzata non può risolvere il problema da sola, ma allora bisogna cominciare a fare rete e a proporre soluzioni. Prima o poi potrebbe uscirne qualcosa di buono.

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