Palloncini neri in volo contro la violenza sulle donne

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Palloncini neri in volo contro la violenza sulle donne

Corteo contro la violenza sulle donne, ieri, quando sono state chiamate in causa le istituzioni statali e la politica legiferante, i Tribunali, la società, “inermi e inerti di fronte all’aumento dei reati di violenza in famiglia, e, peggio ancora, di fronte a un numero sempre più alto di vittime”, è quanto ha specificato Branka Žužić, coordinatrice del Fiduciariato regionale per le Pari opportunità. Così, ancora una volta la Žužić ha lasciato che parlasse il numero dei femminicidi nel Paese: nei primi otto mesi dell’anno in corso le vittime sono 5; nel 2017 sono state uccise 14 donne. Dal 2006 a questa parte si contano 260 femminicidi; negli ultimi 16 anni 346. In Istria in vent’anni (quindi, dal 1998 a questa parte) sono state uccise da mariti, compagni, ex coniugi, ex conviventi, 22 donne. “Una cifra spaventosa” ha commentato la coordinatrice. “Sappiamo poi che quando parliamo di violenza domestica, la statistica reale è di 10 volte superiore ai casi di reato registrati”.

Il numero di vittime sta salendo

L’interdisciplinarità, il largo approccio alla complessa problematica, il coinvolgimento della società civile, delle forze dell’ordine, della magistratura e delle istituzioni dello Stato, non sono parole da usare con facilità, bensì un traguardo difficilmente raggiungibile, che quando viene tagliato, può contribuire a sventare qualcosa di tanto pericoloso. Questo ci ha detto in sintesi sempre la Žužić, invitando chi di dovere a emettere misure restrittive, come la custodia cautelare, e a vigilare e reagire nel caso in cui gli aggressivi dovessero violare le misure di allontanamento decretate dai Tribunali. “Ci chiediamo perché il numero delle vittime stia salendo? Perché i colpevoli spesso non vengono nemmeno puniti, o in casi più blandi, non viene comminata loro una giusta pena?”.

Messaggi ai giovani

Pola ha contrassegnato così, ancora una volta la Giornata nazionale della lotta alla violenza contro le donne del 22 settembre. Ha sfilato da piazza Foro fino a sotto l’Arco dei Sergi, e lo ha fatto grazie ai ragazzi delle Scuole medie superiori: l’età giusta in cui parlare apertamente con i giovani dell’amore, ma anche di ciò che amore non è. È di questi giorni l’avvio della campagna preventiva #toNijeLjubav (Questo non è amore), pensata per i ragazzi delle seconde classi delle scuole medie superiori, e a volerla e a metterci il sapere e la passione d’insegnare e di comunicare con i giovani sono il Teatro popolare istriano e la Casa rifugio Istra. È anche a questa che si deve l’evento di ieri. Tanto che abbiamo parlato con la responsabile di questo che è il Centro (regionale) che offre assistenza e accoglienza alle donne e ai bambini, vittime della violenza domestica: Jadranka Černjul.

Assistenza a 202 persone

“In dodici anni della nostra esistenza – così la Černjul –, abbiamo offerto assistenza a 202 persone, di cui 88 donne e 14 bambini (i figli delle vittime, loro stessi vittime dei tragici eventi che colpiscono le famiglie). È tanto. Sono cifre grosse per la nostra Regione, soprattutto se teniamo di conto un fatto importante: nel nostro Centro non c’è andirivieni; chi arriva si ferma, e non lo fa per poco tempo perché le cose da risolvere sono tante; e tutto è più complicato. Inoltre, nei primi anni abbiamo offerto assistenza a donne e bambini maltrattati senza poterli accogliere. Le strutture d’assistenza sono venute dopo. Oggi ne abbiamo due e, per il momento, riescono a bastare. Quante donne assistiamo in questo momento? Dodici: 6 mamme con i loro 6 figli. Le storie sono un solo, grande, sofferto, racconto”.

Il problema del lavoro

Il tempo massimo di permanenza nel Centro dovrebbe essere di sei mesi, però succede spesso che si allunghi fino a un anno, un anno e mezzo, per motivi che i suoi responsabili reputano più che giustificati. Il problema più grave del rientro alla vita è il lavoro, e anche l’alloggio. Solitamente le assistite sono donne con qualifica media che non hanno mai avuto un lavoro, e che potrebbero trovarlo nel turismo o nel commercio, segmenti questi dove gli orari di lavoro non permetterebbero loro di accudire i bimbi piuttosto piccoli. Anche lavorando, le retribuzioni sono basse e non avendo altra soluzione che il subaffitto, non riescono a farcela ad affrontare tutte queste spese. Un vortice. Che la performance dei ragazzi-attori scesi in corteo, vista in tutte e e due le piazze, ha reso in pieno.

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