La poesia a scuola insieme a Gagliardi

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La poesia a scuola insieme a Gagliardi

“Anche mi son un personagio in serca de autor. Diseme de chi xe sta poesia?” Indovina indovinello in idioma polesan e recitando s’impara, si scoprono autori che ritraggono con arte la nostra città, ne recuperano lo spirito, i modi di dire e di atteggiarsi con “morbin” nei confronti della vita “mesa storta e mesa drita”. L’elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi” continua a far riscoprire le tradizioni, i giochi, i sapori e gli odori di una volta legati al territorio e anche quest’anno si è portata a casa un nuovo trofeo del concorso “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale del Veneto”, nella categoria riservata alle poesie. Reduci ormai da tempo dall’appagante tappa nella città lagunare, ieri hanno portato a felice coronamento il progetto di recupero del patrimonio storico-linguistico-culturale locale per l’appunto intitolato “Sei personagi in serca de autor” e realizzato con la guida sapiente dell’insegnante mentore Rosanna Biasiol Babić. Quale migliore conclusione di quella data dall’opportunità d’incontrare uno scrittore vero, che riscoprendo la natura, la città, gli ambienti famigliari e domestici di una volta ti racconta la sua infanzia (birichinate incluse), curiosità inespresse, segreti del mestiere, i casi della vita.

In palestra un silenzio «religioso»

Ieri mattina, la numerosa scolaresca delle classi inferiori ha incontrato Vladimiro Gagliardi, il poeta connazionale, dedito sia alla scrittura in lingua standard sia in dialetto polesano e anche in ciakavo. Il silenzio “religioso” che ha dominato l’ambiente della palestra ha soltanto contribuito a dimostrare che l’attenzione del giovanissimo pubblico, quello solitamente più irrequieto, è stata catturata. In effetti l’incontro con l’autore, cui ha dato il benvenuto la direttrice Susanna Cerlon, è stato un reciproco scambio di omaggi poetici, un dialogo di recite regalate dai ragazzi all’autore e viceversa.

Poeti, persone speciali

Partenza dalla domanda con risposta scontata dell’insegnante Biasiol-Babić (Chi è un poeta?) per dire delle persone speciali, i cui versi sono lucciole che illuminano i sentimenti di chi scrive e di chi legge. Ed è stato giusto avere l’onore di invitare a scuola uno degli autori dei quali si è andati alla ricerca, ricordando che il progetto realizzato a scuola ha prodotto nientemeno che una bella serie di traduzioni dialettali delle poesie italiane di Ester Barlessi (La mia cità), Ugo Vesselizza (Soneti), Umberto Matteoni (La bora), Giuseppina Martinuzzi (Rondinella), “Continuasion” (Gianna Dallemulle Ausenak). Nella lista si è trovato anche… Vladimiro Gagliardi che ieri, si è goduto la recita in diretta della sua poesia in lingua standard diventata “letera nela fiascheta”, un’epistola zeppa di espressioni d’amore rivolte alla città dell’Arena.
Con spirito sereno e la saggezza dell’esperienza vissuta, il nostro poeta ha fatto resuscitare senza rancore “stranezze” di un passato imbarazzante, letteralmente sconosciuto agli allievi di un’odierna scuola della comunità nazionale italiana.

La necessità di scrivere

Vedersi trasformare il cognome in Žgaljardić e finire per forza, iscritto in una scuola croata, senza conoscere la lingua è costrizione da tempi bui, ma la didattica presentata dall’autore insegna che perseverare, leggere, leggere tantissimo e tradurre senza imbarazzo i propri pensieri su carta (anche con calligrafia… illeggibile), fa crescere, libera la mente e le emozioni. L’occhio attento e scopritore di talenti, della prof.ssa e scrittrice Nelida Milani Kruljac fece riportare su carta stampata quella piacevole necessità di scrivere del poeta Gagliardi, che ancora trentenne iniziava a farsi conoscere con lo pseudonimo di Miro Ivana. Facendo rinascere una ad una, le buone cose di una volta, Gagliardi ha recuperato la figura di San Nicolò, la gustosissima titola, le dolci sidele dei tempi quando bisognava “rasionar el magnar”. Un mare di domande quelle rivolte allo scrittore (subissato da richieste d’autografo), per capire come quando dove, quanto e perché scrive. Poi l’esibizione dell’ultimo manoscritto in attesa di pubblicazione “Xe un sogno o verità” e libro in regalo alla scuola con il quale si fa un grande smacco ai puristi della lingua, scoprendo l’enorme vocabolario di derivazioni che arricchiscono il dialetto polesano. Forniti esempi di francesismi (plonso, rebechin, safer) arabismi (cofa, giarina, papusa, limon, garbin, siroco) vocaboli gotici (grampa, graspo, sbregà, sopa) e questo è solo un assaggio, goduto dagli allievi con divertimento ed interesse.

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