Il porticciolo Delfin vince in tribunale

La corte di Pisino ha deciso che lo Stato deve alla società che lo gestiva 834mila kune (più interessi)

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Il porticciolo Delfin vince in tribunale

Vittoria in tribunale e giustizia per il porticciolo di Delfin, un’oasi, un rifugio, un luogo di ritrovo senza alternative per la “gente di mare” di Pola e dintorni. Dopo dieci anni di battaglie legali, finalmente un verdetto che si capisca e che abbia un senso compiuto fuori dall’ambiente forense: lo Stato deve versare al porto la bellezza di 834.000 kune (più di un milione sommati gli interessi) di risarcimento danni per averlo letteralmente depredato dopo avergli affibbiato la falsa categorizzazione di “porto nautico” mentre Delfin non è mai stato altro che un porticciolo sportivo, fondato, costruito e amministrato da sempre dai soli soci (in pratica gli stessi appassionati di pesca sportiva e vela da diporto). La sentenza del Tribunale commerciale di Pisino è dei giorni scorsi ed è definitiva, cioè non ammette altri corsi e ricorsi. Nell’argomentarla, la Corte ha stabilito che sei anni fa il Ministero delle Finanze aveva arbitrariamente inserito Delfin nel novero dei porti nautici, che soggiacciono a una tassazione ben più onerosa rispetto ai piccoli porti sportivi qual era di fatto.

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Così è incominciata l’era del suo lento declino. L’ufficio imposte è stato inesorabile nel tassare gli ormeggi dei soci come se fossero panfili di lusso e non barche per la pesca sportiva e la vela da ricreazione. Di punto in bianco il Delfin si è trovato costretto a dovere 2,6 milioni di kune di canone demaniale all’Ufficio imposte, senza nessuna possibilità economica di versare il “dovuto” allo Stato. Manco a dirlo, al debito si sono andati sommando via via gli interessi. “I funzionari della Dogana hanno modificato arbitrariamente il Contratto di concessione stipulato il primo aprile 2009”, si legge tra l’altro nella motivazione della sentenza della Corte di Pisino, che stabilisce chiaramente che l’onere di 2,6 milioni di kune a titolo di canone demaniale attribuito alla Società nautica e pesca sportiva Delfin per un lasso di tempo che va dal 2009 al 2013 non è stato legittimo. Per un presunto debito che, sommati gli interessi, ha superato in poco tempo i tre milioni di kune, il porticciolo è finito in bancarotta e ha smesso l’attività. Poi, nel 2017 c’è stato il dietrofront del Ministero, e l’annullamento dei precedenti provvedimenti, ma i danni sono rimasti e così pure il contenzioso per il risarcimento danni in sede di Tribunale commerciale. Il resto è storia dei giorni nostri (la storia della lenta magistratura e della stolta burocrazia croata). La società ci ha messo un decennio per far sentire le proprie ragioni ma alla fine ha vinto.

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