Il «mayday» del turismo di mare

I proprietari delle imbarcazioni sono in seria difficoltà a causa dell’emergenza epidemiologica

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Il «mayday» del turismo di mare

Tra le incertezze legate al turismo e alla stagione estiva ci sono quelle che interessano il comparto marittimo e che determinano in una certa misura l’economica del territorio. Ancora non si sa quando riapriranno i confini, quando vi sarà il via libera ai viaggi in mare, quando, e se, arriveranno i turisti amanti delle escursoni in barca. I tour panoramici per il porto, i viaggi lungo l’Adriatico alla scoperta delle isole della Dalmazia e dei parchi nazionali sono un ricordo risalente all’estate 2019, ancora felicemente ignara dell’apocalisse che l’epidemia da coronavirus avrebbe provocato. Le giornate a bordo delle confortevoli imbarcazioni ora attraccate nel porto di Pola, la scoperta della tipica vegetazione mediterranea che lambisce le spiagge, gli isolotti, i borghi costieri, le insenature dalle acque cristalline, i brindisi e le grigliate deliziati dalla brezza marina, gli spettacolari tramonti sul mare sembrano appartenere a un’epoca lontana, tale è la cruda realtà con cui si deve fare i conti. Sono tempi duri per la community dei viaggiatori e soprattutto per il settore che promuove il turismo nautico e le corse per mare.
Un’ecatombe per il comparto
Le conseguenze create dal virus continuano a tenere ferme e in ostaggio ben 176 imbarcazioni operanti nel lungo tratto costiero dell’Istria meridionale che va da Fasana a Lisignano. Per il comparto marittimo delle gite e delle escursioni attraverso l’Adriatico è un’ecatombe. Ancora nessun provente dal mese di settembre dell’anno passato. E dire che la stagione iniziava sempre alla grande già a marzo, mentre il mese di aprile era caratterizzato dagli imbarchi di una cinquantina di ospiti al giorno. Melisa, Martinabela, Ariete, Arena, Ana, Burin, Krešimir, Korkyra e tante altre ancora allineate e attracate nel porto di Pola, sono diventate imbarcazioni solitarie e immobili. Questo turismo del mare non può cercare nuove rotte, ma sperare soltanto in un ritorno nella normalità, nel ripristino di una realtà “corona free“ geograficamente allargata.
In attesa di risposte
L’attesa è pesantissima e a lanciare il “mayday” per questo comparto nautico è Marino Mahić, presidente del settore trasporti presso la Confartigianato regionale, nonchè rappresentante istriano nella Sezione per la navigazione turistica in battello della Confesercenti a livello nazionale assieme agli omologhi di Fiume, Zara, Spalato e Ragusa. “Stiamo vivendo una situazione molto difficile – rileva Marino Mahić – e per tentare la strada della sopravvivenza, dalla Regione istriana abbiamo richiesto aiuto al governo e ai ministeri competenti del turismo e del traffico e marineria. Un altro appello era stato inviato il 2 aprile scorso, con firma del presidente della Camera dell’Artigianato della Repubblica di Croazia, Dragutin Ranogajec, ma la risposta non è ancora arrivata. I contributi da pagare sono esosi e pertanto chiediamo l’esonero del pagameno dell’ormeggio fisso, dei vari tributi martittimi e indennizzi e una riduzione del controllo e collaudo delle imbarcazioni. Sarebbe quindi auspicabile il prolungamento di validità del brevetto e dell’attestato sanitario per almeno 6 mesi o un anno…“

Marino Mahić

Disparità di trattamento
Nel frattempo i gestori dei tour marittimi, le cui barche ormeggiano nel porto di Pola, sono stati freddati da un’incredibile disparità di trattamento. “Ai proprietari di numerose imbarcazioni attraccate alla banchina assegnata in concessione alla Marina ACY – sottolinea Mahić –, si impone l’obbligo di pagare l’ormeggio con un anno di anticipo senza alcun condono, nonostante gli appelli rivolti alla direzione. L’Autorità portuale, invece, ha voluto appoggiare il comparto marittimo concendendo il versamento di una tariffa annuale dimezzata per tutte le imbarcazioni del porto in gestione. Lo sconto del 50 per cento è stato esteso anche ai pescherecci“. Intrasingenza per gli uni, consolazione per gli altri…
In secondo luogo, il rallentamento mondiale generato dall’epidemia, ha scombussolato anche il piano di manutenzione dei battelli che possono accogliere anche oltre un centinaio di viaggiatori alla volta. Solitamente i mesi di febbraio e di marzo erano occupati da esigenti manovre necessarie per mantenere sane e utilizzabili queste imbarcazioni lignee facilmente deteriorabili: sverniciatura completa dei residui di vecchia vernice, carteggiatura per arrivare a legno nudo, riempimento delle crepe, pitturazione con la nuova vernice, fino a rigenerare il legno. Questo è il recupero totale che a volte si rende necessario, e, se non altro una riverniciatura con raschiature e riparazioni varie all’anno è il minimo da fare… Finora, invece, la Protezione civile aveva imposto il lockdown, anche per le aree di rimessaggio (solitamente usate quelle di Bagnole o di Rovigno), tanto che il turistico mese di maggio si trasforma ora in periodo di manutenzioni in corso dabbene posticipato.
Troppe incognite
Sperando nel futuro ripristino per le corse dei battelli turistici Mahić si chiede: ”Come si potrà lavorare? Quanti escursionisti potranno salire a bordo? Sarà concessa la ristorazione? Le famiglie potranno sedersi al medesimo tavolo? Come rispettare le condizioni di distanziamento igenico-sanitario a bordo dell’imbarcazione?”
Insomma il turismo del mare vive le proprie incognite. Se nel caso dei viaggiatori è soltanto una stagione turistica che potrebbe andare a vuoto, nel caso di questo comparto marittimo potrebbe essere un dramma che non si limita ai 176 proprietari delle imbarcazioni della costa polese ma allarga a oltre 700 persone che costituiscono l’equipaggio: marinai, ristoratori, cuochi, camerieri che rischiano di rimanere senza lavoro…

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