La CI salva dall’oblio l’opera dello storico albonese Tomaso Luciani

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La CI salva dall’oblio l’opera dello storico albonese Tomaso Luciani

La Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona ricorderà il 2018 anche per gli eventi organizzati nel corso dell’anno in occasione del bicentenario della nascita dello storico e politico albonese Tomaso Luciani (1818 – 1894). I suoi preziosi contributi alla conoscenza del passato di Albona e i vari progetti promossi e avviati negli anni in cui svolse l’incarico di sindaco di Albona hanno spinto la CI a pubblicare il libro bilingue “Frammenti di storia albonese nelle annotazioni di Tomaso Luciani”.

Un progetto atteso a lungo

“La nostra CI è interessata a far sapere quello che Luciani fece per Albona”, ha dichiarato il professor Tullio Vorano, storico e storico dell’arte, già presidente della CI albonese e autore del volume, spiegando perché il sodalizio abbia deciso di realizzare la pubblicazione. Questa documenta alcuni secoli di storia di Albona nel periodo sotto l’amministrazione veneta, “dimostratosi poi di estrema importanza sia sul piano urbanistico – circa il 90 p.c. dei suoi edifici è stato infatti costruito in epoca veneta – sia su quello economico, perché appunto allora ebbe inizio l’attività mineraria dell’estrazione del carbone”.
Il volume si basa sulle annotazioni di Luciani che sono custodite nell’Archivio di Stato di Fiume e che sono frutto di ricerche eseguite nell’Archivio comunale di Albona, nell’Archivio parrocchiale di Albona e nel rinomato Archivio dei Frari a Venezia. “Noi eravamo a conoscenza dell’esistenza di questo materiale custodito a Fiume dal 1991, quando avevamo organizzato ad Albona una tavola rotonda. Intitolato “Come pensavamo dieci anni fa”, l’incontro aveva visto la partecipazione di diversi esperti, tra cui pure l’allora direttore dell’Archivio di Stato di Fiume, il quale ci aveva informati dell’esistenza del materiale lasciato da Luciani, che all’epoca faceva parte del fondo Scampicchio”, ha raccontato Vorano. Effettuato un sopralluogo, aveva quindi proposto alla CI la pubblicazione del libro, che raccoglie le annotazioni di Luciani legate al periodo veneto.

Quei banditori precones

L’anno prossimo il sodalizio albonese intende pubblicare un altro volume, con gli scritti di Luciani incentrati sul periodo austriaco. “Abbiamo deciso di fare due volumi anche perché un libro con le annotazioni relative a entrambi i periodi sarebbe stato troppo corposo”, ha spiegato Vorano. A suo avviso, buona parte del materiale è costituita da copie di documenti originali, che Luciani individuò nelle sue ricerche archivistiche. Il faldone di Luciani che si trova a Fiume è diviso in dieci capitoli e il libro ne segue puntualmente le orme. Nella prima sezione Luciani si dedica allo Statuto di Albona del 1341. Stando a Vorano, Luciani ha il merito di avere salvato la versione veneta dello Statuto donandola a Stefano de Conti, podestà di Trieste, che aveva poi istituito l’Archivio diplomatico, dove oggi questa copia dello Statuto è custodita. Nel capitolo successivo sono riportate le denominazioni di vari funzionari comunali del XVI secolo, tra cui avvocati, oratori, ambasciatori, podestadieri, perticatori, zaticari, ma anche i cosiddetti banditori precones. Questi ultimi hanno rappresentato un’incognita, dal punto di vista terminologico, per Vorano e i colleghi da lui consultati. Alla fine è riuscito a riconoscere nei banditori precones i dipendenti del Comune con il compito di leggere davanti alla Loggia civica le delibere comunali. Ciò avveniva di solito una volta alla settimana e gli atti venivano letti in italiano e nel dialetto ciacavo.
Dal materiale pubblicato nei capitoli successivi è possibile dedurre quali fossero le entrate principali del Comune, tra le quali figurano i proventi dalla peschiera e del porto di Carpano, del Prostimo e del Fontico. Molto interessanti per la storia della città pure gli atti notarili risalenti al periodo tra il 1534 e il 1580, che si riferiscono per lo più ai vari membri della famiglia Francovich, tra i cui discendenti figura pure Mattia Flacio. Luciani lo riteneva un suo avo, poiché la madre di Mattia era Giacoma Luciani. Le annotazioni comprendono pure degli elenchi di cognomi, nel cui contesto Luciani segnalò le 78 principali famiglie presenti da secoli sul territorio di Albona.

Ancora un tabù

“Luciani si distinse molto come sindaco di Albona”, prosegue Vorano, ricordando i due mandati in cui Luciani ricoprì la carica, quelli dal 1847 al 1849 e dal 1856 al 1861, e spiegando perché non sia giusto che sia stato “cancellato”. Luciani è ancor oggi un tabù per due motivi principali: per le sue posizioni irredentistiche, dovute, in realtà, al suo desiderio che l’Istria austriaca del XIX secolo appartenesse all’Italia ottocentesca, e per la sua interpretazione (sbagliata) della questione slava. Per quanto riguarda la popolazione slava e il risorgimento croato, egli interpretava quest’ultimo come una conseguenza della “propaganda” promossa a favore di un panslavismo russo tra i “contadini istriani” dagli “agenti arrivati in Istria” dalle altre parti del territorio, in seguito diventato parte della Croazia. “Questa sua teoria non reggeva; per questo Luciani non poteva essere apprezzato”, ha rilevato Vorano, segnalando, al contempo, tutta una serie di iniziative volute e realizzate da Luciani che vanno valorizzate. Fu lui a volere la costruzione della strada tra Albona e Rabaz (Porto Albona), nonostante i tantissimi oppositori nell’ambito del Comune. Lavorò all’allestimento delle vie nel centro storico di Albona, fu uno dei promotori del Teatrino, che oggi fa parte della sede della CI di Albona, e contribuì, molto probabilmente, alla costituzione della banda d’ottoni. Riconobbe pure l’importanza di costruire una strada più moderna tra Albona e Pola e importante fu il suo ruolo di archeologo, anche se dilettante. “Egli creò, praticamente, la prima raccolta museale dell’Istria. Inizialmente situata nel palazzo Scampicchio, la collezione fu poi donata al Museo provinciale istriano”, ha aggiunto Vorano, elencando alcuni dei motivi per cui Luciani dovrebbe essere apprezzato, sorvolando sulle sue posizioni politiche.
Il libro ha 296 pagine ed è uscito per i tipi della “Vetvagraph” di Arsia, mentre a occuparsi dell’impaginazione e del design è stato Leo Knapić. Il testo croato è stato corretto dalla dott.ssa Samanta Paronić. Vorano ha voluto ringraziare pure Mario Viscovi e Angelo Picot per il controllo linguistico della versione italiana, nonchè i collaboratori Giulia Millevoi, Tomaso Millevoi e Massimo Valdini, della Società operaia di mutuo soccorso “Onorato Zustovich”. A sostenere la pubblicazione è stata la signora Lia Carli vedova Faraguna di Trieste, oltre alla Regione Veneto, per il tramite della Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia di Trieste e alla Regione istriana, tramite l’assessorato alla Comunità Nazionale Italiana e agli altri gruppi etnici.

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