Riscrivere gli episodi storici sconosciuti

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Riscrivere gli episodi storici sconosciuti

TRIESTE | Valentina Petaros Jeromela, studiosa di Capodistria, unisce la pazienza dell’archivista al rigore del filologo, di suo ci mette la vivacità e quella curiosità incantata che rinvigorisce i risultati. È autrice del volume presentato qualche giorno fa a Trieste, nella sede della Lega Nazionale di Via Donota, e intitolato “1918-1921. Fuoco sotto le elezioni. Gli incidenti di Spalato, Trieste e Maresego”. A introdurla sono stati il presidente della Lega, Paolo Sardos Albertini, che la chiama affettuosamente “la nostra Valentina” per le comuni origini capodistriane, e da Diego Redivo col quale, prima ancora della serata, c’era stato uno scambio su FB per capire le dinamiche dell’incontro. “Avevo promesso domande terribili”, scherza lo storico Redivo, prima di lanciarsi in un’analisi del lavoro svolto dalla studiosa.

Risultato di dieci anni di ricerca

Come confermeranno poi lo stesso Sardos Albertini nonché l’autrice, il libro è il prodotto di lunghe ricerche svolte negli archivi di Trieste, Capodistria e Zara alla ricerca di “verità” dedotte dai documenti, spesso inediti, che ha avuto modo di studiare in dieci anni di duro lavoro.
La Petaros si è concentrata su personaggi come l’Ammiraglio Enrico Millo, la cui firma spesso appare nelle vicende seguite alla Prima guerra mondiale in cui si consolida le statualità ma si accendono anche focolai di dissenso e contrapposizione. La risposta sarà la Seconda guerra mondiale.
Secondo Redivo, il lavoro della Petaros pone diverse possibilità di lettura e considerazioni. Il primo merito è senz’altro di aver rivelato l’esistenza di documenti di grande importanza che permettono di riscrivere alcuni episodi della storia con nuova consapevolezza. Nello stesso tempo, incita gli storici a porsi ulteriori domande di fronte alla ricchezza delle fonti. “L’uso del metodo scientifico è fondamentale – afferma ancora Redivo – per poter comprendere ciò che succede dopo i conflitti. Il periodo dopo la Prima guerra mondiale si rivelò molto delicato, i nodi messi in luce dalla guerra, continuarono a creare situazioni terribili. Dal gennaio 1917, i quattordici punti di Willson da una parte e la rivoluzione bolscevica dall’altra, rimettono in discussione una situazione già difficile che si cercherà di risolvere a colpi di Trattati”.
La realtà di Maresego è sconosciuta ai più eppure, come avvertono gli specialisti è direttamente collegata con i fatti del tempo, sia della vicina Trieste sia della più defilata Spalato, a sottolineare una realtà adriatica composita. Impossibile per l’Italia avanzare qualsivoglia richiesta riguardante la Dalmazia, avrebbe significato concedere all’Italia il completo controllo dell’Adriatico e ciò non era possibile nell’equilibrio geopolitico che si stava rivelando in pieno Novecento.

Emersi nuovi fatti e dati

Dai documenti prodotti dalla Petaros e contenuti nel libro, emergono numerose e svariate verità che solo ora vengono prese in considerazione.
Nel libro, la studiosa si concentra sulla situazione storica che portò all’incidente di Spalato che poi determinò gli eventi di Trieste e Maresego. Nella sua ricerca di fonti nuove e inedite è riuscita a trovare atti e prove su persone che ebbero ruoli importanti, personaggi che però né la storiografia contemporanea né quella classica sono riuscite a mettere in relazione. Dall’avvocato Dompieri, che fu il difensore nominato dai familiari dei ragazzi uccisi a Maresego al D’Annunzio jugoslavo che incitò la folla a Spalato contro i marinai italiani. Vengono raccontati gli scontri, i morti, le requisizioni di armi a Trieste la notte prima delle elezioni del 1921 sullo sfondo dell’American peace mission in Dalmazia testimoniata dai rapporti degli agenti della CIA… La dettagliata ricostruzione del processo tenutosi a Trieste anni dopo l’uccisione degli attivisti italiani a Maresego passa attraverso una rivisitazione della legislazione penale che da austriaca stava diventando italiana.
“Mi soffermo spesso lungamente su alcuni concetti – afferma l’autrice – perché aiutano a capire le contingenze. Da archivista non tralascio nessuna possibilità, scandagliando ogni busta che mi si riveli importante. Da filologa compongo una linea del tempo nella quale incanalo i dati delle mie ricerche per cercare di capire e quindi di spiegare. Anche se lascio agli storici l’ulteriore interpretazione dei fatti, io intanto fornisco gli elementi”.
Anche per uscire dal circolo vizioso delle citazioni che rimandano ad analisi precedenti ma senza attingere a nuove fonti. “Di Maresego si sapeva che c’erano stati degli scontri e dei morti ma nessuno aveva considerato che ad essere coinvolti fossero dei giovanissimi e non degli alti esponenti del fascio. Il mio è un contributo alla verità”. Questo il valore del suo lavoro.

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