«Credo nel lavoro di squadra»

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«Credo nel lavoro di squadra»

Rosanna Bubola, direttrice dell’Università Popolare Aperta di Buie, è membro della Commissione per il patrimonio culturale immateriale della Regione istriana (del quale fanno parte pure Ivona Orlić – presidente, Gabrijela Peruško Pujas, Dario Marušić e Goran Farkaš). Laureata, nel 2003, alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Trieste con una tesi in Dialettologia, ha all’attivo numerosi premi letterari. Attrice e poi direttrice del Dramma Italiano di Fiume, è ritornata a Buie, luogo delle sue tradizioni e della sua famiglia. Di lingua e cultura italiane e forti radici istriane, fin da bambina ha nutrito grande passione per il teatro, che l’ha fatta diventare prima attrice e poi autrice. Rosanna è amante pure della speleologia, con un curriculum nel quale non manca il volontariato con i bambini. L’abbiamo incontrata per una chiacchierata.

Quali sono i progetti e i programmi più rilevanti, che il Comitato per il patrimonio culturale immateriale della Regione istriana segue, inerenti le necessità pubbliche nella cultura nella Regione?

“Premetto che tutti i programmi e progetti atti a tutelare il nostro patrimonio, anche quelli più ‘piccoli’, sono rilevanti in quanto ci aiutano a conservare o far rivivere tradizioni perdute. Esistono progetti che presentano un coinvolgimento totale sia degli enti promotori che della cittadinanza in cui essi si svolgono, contribuendo non solo alla conservazione, ma anche allo sviluppo e alla diffusione delle nostre tradizioni. Sono progetti da promuovere e da tutelare, progetti che sono in costante crescita e si sviluppano non solo a livello locale, ma prendono sempre più ampio respiro sfociando spesso in Festival o manifestazioni di livello internazionale. Per menzionarne solo alcuni, posso parlare del Festival dell’istroveneto, che si svolge in tre nazioni, atto alla conservazione e promozione del nostro idioma attraverso lezioni, laboratori, musica, teatro amatoriale. Oppure posso dire del Festival internazionale del folklore “Leron”, durante il quale, oltre a presentare e conservare il nostro folklore, ci sono scambi e rappresentazioni da parte di gruppi che giungono da tutta Europa e oltre; ancora, il Festival TradInEtno, che promuove la cultura immateriale e grazie al quale si crea una rete di musicisti, danzatori, cantanti in un dialogo interculturale, che mette in risalto la coesistenza di tradizioni differenti. Come ho detto prima, questi sono soltanto alcuni esempi. Il nostro compito è quello di aiutare le associazioni o le istituzioni nella realizzazione e promozione degli stessi, e sicuramente di riconoscere e aiutare a realizzare non solo i Festival o le manifestazioni che hanno già una storia, ma riconoscere le nuove idee e cercare di svilupparle in modo che prendano vita”.

Dopo avere valutato l’idoneità del progetto e fornito un parere professionale all’Assessorato regionale alla Cultura, qual è il vostro compito nella realizzazione e nell’attuazione dei progetti culturali di vostra competenza?

“Possibilmente seguiamo tutti i progetti, in quanto noi della Commissione proveniamo da settori e aree diversi, cosicché riusciamo a essere presenti quasi a tutto ciò che accade nella nostra Regione. Alcuni di noi, ed è inevitabile, sono coinvolti nella realizzazione di alcuni progetti, per cui viviamo in prima persona tutto l’iter della realizzazione degli stessi. Nel valutare i progetti abbiamo una regola: il membro della Commissione coinvolto si astiene dalla votazione, e questo ci aiuta a essere obiettivi e a evitare favoritismi. Non è detto che se uno di noi presenta un progetto, questo debba passare. Se è valido, avrà le stesse possibilità degli altri; se non lo è, riceverà un punteggio basso e non passerà. Per valutare i progetti, la Commissione segue due tabelle: la prima, quella dei criteri generali, comprende voci quali l’idoneità o meno del progetto con gli obiettivi della Strategia culturale istriana, l’essere un progetto presentato da una minoranza, eventuali altre fonti di finanziamento, l’area di provenienza) zona sviluppata o meno) della nostra Regione e altre voci; la seconda, quella dei criteri particolari, tiene conto del potenziale comunicativo ed educativo, del rischio di “estinzione” della materia presa in considerazione, della qualità della documentazione ed altro. La somma di queste valutazioni dà il risultato finale. Come vedi, è pragmatico e preciso come processo. Questi risultati ci aiuteranno, l’anno successivo, a individuare margini di miglioramento, cali qualitativi nella realizzazione e a segnalare eventuali migliorie agli organizzatori”.

Quali difficoltà ha incontrato nel suo percorso professionale, fatto di un ricco bagaglio artistico, storico e culturale, nel portare a termine e realizzare tutte le sue numerose opere e iniziative? Quali progetti ha per il futuro?

“Mah…non saprei. Sono una persona a cui piace lavorare, imparare, capire. Con costanza e caparbietà le difficoltà si superano sempre. I problemi sono fatti per essere risolti, per cui tutto fa parte del bagaglio di una persona e l’aiuta ad evolversi. Credo molto nel lavoro, soprattutto in quello di squadra, che non sempre è possibile, ma è sicuramente quello che dà i risultati migliori e le soddisfazioni più grandi. Creare sinergia e coinvolgere le persone è fondamentale, creare una coscienza collettiva consapevole è un’impresa, ma io non demordo. Se ci rendessimo conto che tutti, nel nostro piccolo, possiamo contribuire allo sviluppo e al miglioramento del vivere, la vita sarebbe molto più bella. Quando facciamo qualcosa non siamo mai soli, in realtà; c’è sempre qualcuno che ci aiuta, consiglia, segue in un percorso di crescita, per cui posso dirmi fortunata, perché il mio percorso non è mai stato veramente in solitudine. Ora faccio parte di quello che tra noi, scherzando, chiamiamo il Dream Team dell’UPA di Buie: siamo pochi, piccoli forse, ma con grandi idee e voglia di fare.
Il nostro motto è ‘Nulla è impossibile!’ Di solito, per scaramanzia, non svelo mai i progetti futuri; dico solo che puntano allo sviluppo del territorio di Buie, alla valorizzazione delle sue bellezze culturali e naturali, alla promozione delle nostre peculiarità. Un progetto bellissimo, che è merito di Tanja Šuflaj, la nostra archeologa e curatrice del Museo cittadino e vedrà presto la luce, è quello sulla ‘un tempo famosa’ Digitron, fiore all’occhiello dell’industria elettronica e svanita nel nulla… ma non per questo finita nel dimenticatoio. Per quanto riguarda me, ho cambiato vita in questo ultimo anno, datemi un attimo per qualche manovra di assestamento e chissà che tra un progetto e l’altro non trovi il tempo per ritornare in scena… Chissà”.

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