«Il turismo è un settore in continuo movimento»

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«Il turismo è un settore in continuo movimento»

TORRE | Franco Palma, connazionale e uno degli esperti più importanti nel settore turistico, è stato insignito di recente del premio “Zlatna kuna” per l’opera omnia.

Torresano “patocco”, Palma è nato a Pola nel 1947 e nel 1969 ha conseguito la laurea in Economia. Ha iniziato la sua carriera l’anno seguente, quale addetto alla pianificazione e all’analisi nell’azienda turistico-alberghiera “Riviera” di Parenzo, divenendo responsabile del settore l’anno dopo.
Nel 1978 è stato promosso a vicedirettore dell’azienda e, quindi, a direttore generale nel 1985. Nei primi anni Novanta del secolo scorso, assume l’incarico di direttore della “Riviera holding” S.p.A., che ricoprì fino al pensionamento, nel 2008.
Ha fatto parte del Consiglio d’amministrazione della Casa editrice EDIT, ha presieduto l’Associazione degli albergatori e dei ristoratori, il Comitato esecutivo e la Direzione della Camera di Economia croata (HGK) e il Coordinamento istriano per il turismo dell’Associazione dei datori di lavoro. Oggi, tra l’altro, è anche attivista della Comunità degli italiani “Giovanni Palma” di Torre.
Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulla situazione nel settore turistico, su quello che è il potenziale del territorio in questo contesto e per scoprire qualcosa in più sulla sua attività.

Dopo una vita dedicata al turismo, oggi si gode la meritata pensione?

Sì, ma la mia è una vita da pensionato attiva, in quanto continuo a essere attivo nel settore alberghiero, visto che anche dopo il pensionamento ho continuato a operare per un biennio nella “Valamar Riviera”, di cui sono tuttora consigliere. Presiedo inoltre il Consiglio turistico-operativo della Camera d’Economia croata, e il Comitato di controllo della “Liburnia Riviera Hoteli” di Abbazia. Anche se in pensione, ritengo che persone come me, possano ancora dare un contributo allo sviluppo del settore, data l’enorme esperienza acquisita.

Lei ha iniziato a lavorare quando il turismo in questo territorio era ancora agli albori. Ha operato a fianco a personalità importanti come Anton Štifanić e Anton Restović. Com’era la situazione in quel periodo?

Negli anni Sessanta, praticamente, s’iniziava appena con quella che sarebbe stata la futura evoluzione nell’ambito del turismo di massa. Lo sviluppo vero e proprio è iniziato nel decennio successivo, raggiungendo il picco negli anni Ottanta.
Io ho avuto la fortuna di lavorare con persone quali Štifanić, Restović, ma anche Oreste Cossetto e altri ancora, che hanno dato un’impronta notevole allo sviluppo turistico locale. Ogni località turistica peninsulare aveva allora i suoi leader che tenevano le redini; anche Parenzo, Umago, Rovigno e Cittanova. Persone che hanno raggiunto dei risultati visibili ancora oggi.
Allora si tendeva alla crescita di grandi aziende che inglobavano un po’ di tutto. Queste, hanno contribuito allo sviluppo del territorio perché offrivano lavoro e tutta la produzione, in agricoltura per esempio, era destinata al consumo turistico.
Si operava in maniera coordinata, dando vita a un progresso uniforme del territorio.
Oggi la cosa è diversa. I tempi sono cambiati e la concorrenza è aumentata. Nel settore turistico ci si deve continuamente adeguare ai tempi e alle nuove tendenze.
Allora non c’era la concorrenza dei mercati turistici extraeuropei, per cui era facile puntare anche sul turismo di massa; ma la massa, purtroppo, non spende, e senza spesa manca pure il profitto. A quei tempi si guardava allo sviluppo delle strutture e dei contenuti di base, oggi invece si punta in primo luogo al profitto. Prima s’investiva nell’ossatura, ma questo ora non basta per operare con successo nel settore. La contemporaneità richiede sia la qualità, sia lo sviluppo complessivo delle destinazioni turistiche.

Lei comunque già allora andava un po’ controcorrente; è stato un precursore delle tendenze odierne, operando a favore di un turismo di qualità rivolto al profitto?

A lungo termine, la politica di sviluppo del turismo di massa non poteva avere un futuro. All’epoca poteva funzionare perché, ripeto, le destinazioni extraeuropee erano lontane e difficilmente raggiungibili, a differenza del nostro mercato turistico, che si presentava vicino ai mercati europei e offriva prezzi molto convenienti.
Oggi, ci troviamo in una situazione molto diversa, perché in 24 ore si può raggiungere qualsiasi destinazione mondiale. Di conseguenza, già allora bisognava adattarsi ai tempi. Inoltre, non si poteva puntare sul turismo di massa e mantenere i prezzi bassi. C’erano costi da sostenere. La situazione oggi è cambiata molto. Allora si soggiornava per 2-3 settimane. I soggiorni odierni durano di meno e, talvolta, gli ospiti si spostano e una destinazione diventa solo un punto di passaggio dal quale raggiungere poi altre mete.
Come vede la situazione attuale?
Trovo sia stato fatto molto recentemente. In Istria, per esempio, si è investito parecchio nell’olivicoltura e nella viticoltura e nelle rispettive produzioni di vino e d’olio d’oliva, che hanno contribuito, a loro volta, moltissimo allo sviluppo del turismo. L’offerta enogastronomica in Istria oggi è molto diversa: una volta il piatto che si offriva al turista doveva essere colmo. Oggi non si guarda tanto alla quantità, quanto, piuttosto, alla qualità.
Esistono numerosi ristoranti che propongono piatti a base di pesce e di tartufo, ma anche con altri tipi di prodotti, d’eccellente qualità. Certo, talvolta il prezzo è più alto, perché la qualità costa, ma rende se il rapporto qualità/prezzo è giusto.
La profittabilità deriva dall’elevazione della qualità: perciò si tende allo sviluppo delle strutture alberghiere qualitative, ma occorre progredire sollevando la complessiva offerta di tutta la destinazione turistica. Una volta offrire mare e sole bastava. Oggi serve offrire di più. In questo contesto la gastronomia e l’olivicoltura hanno fatto passi da gigante. È necessario concorrere di comune accordo all’evoluzione delle destinazioni turistiche. Gli albergatori non hanno il tempo di pensare ai contenuti da offrire ai turisti. A ciò devono provvedere la autorità e gli altri soggetti interessati.

Parenzo quanto può raggiungere in questo contesto?

Oggi, Parenzo ha strutture alberghiere a 4 o 5 stelle. Una destinazione turistica, dovrebbe tendere alla quinta stella. Parenzo credo sia lontana dal raggiungerla. Potrebbe, però, a breve conseguire la quarta, che comunque rappresenterebbe un ottimo risultato.

Lei vive a Torre. Passeggiando per la località ho notato che praticamente ogni seconda abitazione offre appartamenti turistici. Come giudica il turismo nella sua cittadina?

La località si sta sviluppando nella giusta direzione. La presenza di piccoli produttori oleari, ma anche vitivinicoli, è una cosa positiva, perché integra l’offerta turistica. Ci sono numerosi appartamenti e ciò rappresenta pure un’utile. L’affitto ha portato sviluppo e guadagno nelle piccole località e nell’Istria interna, dove le strutture alberghiere sono carenti. A livello nazionale permane, però il problema della mancanza dei regolamenti e dell’offerta che non sempre è sinonimo di qualità.

Torre è un’area che presenta molte ricchezze archeologiche. Il patrimonio storico-culturale può dare un apporto all’economia turistica?

Può darlo, eccome! Quest’aspetto è stato finora, però, poco sfruttato. Il turista che viene qui, lo fa anche per conoscere gli aspetti storico-culturali del territorio. Il suo sfruttamento e la sua promozione possono contribuire all’elevazione della qualità e dell’offerta turistica. Il turista interessato al patrimonio culturale, inoltre, è più propenso a spendere, portando guadagno al territorio.

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