Dove finisce il senso civico inizia l’offesa all’ambiente

Una discarica abusiva vicino al lago di Maran

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Dove finisce il senso civico inizia l’offesa all’ambiente

A poche centinaia di metri dal complesso turistico Polinesia e dell’Umag Tennis Academy, nei pressi di Zambrattia e del colle di Romania, dove un tempo si ergeva un antico castelliere, oggi possiamo trovare una vera e propria discarica a cielo aperto. Nel bel mezzo del bosco.

 

Approssimativamente lunga sulla quarantina e larga una ventina di metri, la discarica occupa il suolo pubblico, di proprietà della Repubblica di Croazia. Gli importanti lavori di ristrutturazione della rete fognaria della statale D75, nell’ambito del progetto europeo “Miglioramento dei sistemi di drenaggio e trattamento delle acque reflue negli agglomerati Umago-Salvore-Cittanova”, non possono essere riconducibili alla nascita di questa discarica. Le cause principali della comparsa di una situazione del genere sono la negligenza generale e l’assenza di educazione civica.

Innanzitutto, per arrivare alla discarica bisogna attraversare una strada forestale non facilmente percorribile e sicuramente non adatta alle automobili. Le vie che possiamo intraprendere per arrivare alla discarica sono praticamente tre: la strada “bianca” che dal colle di Romania scende nella valle di Maran, quella che passa dietro alle strutture abitative messi a disposizione degli stagionali dall’azienda Plava laguna e la strada, chiusa per i mezzi a 4 ruote da una barra metallica, che dopo un centinaio di metri e un incrocio ci porta nel cuore della discarica.

La plastica divoratrice dell’ambiente

A prima vista si potrebbe pensare che i due cumuli d’immondizia visti all’inizio rappresentino la discarica vera e propria. In effetti, girandoci attorno, ci si accorge degli enormi ammassi, simili a delle dune, di fogliame e altri scarti vegetali, da giardino, che nascondono il paesaggio circostante. Il bosco, sovrano per buona parte delle storia di quella zona, fa ora da cornice alla spazzatura di vario genere depositata in loco.

La discarica non finisce qui. Alzando lo sguardo, entrando nel centro della discarica illegale di rifiuti, troviamo tutto un mondo fatto di scarti edili, rifiuti riciclabili e difficilmente riciclabili: bottigliette di plastica, scope, recipienti di vario genere e dimensioni, scarti di edifici, buste contenenti altri rifiuti e altro. Lo scenario che si è formato con il tempo e l’inspiegabile simbiosi tra natura e rifiuti, colloca il luogo in un film di fantascienza o all’interno di una prospettiva apocalittica del nostro futuro.

Non parliamo di proiezioni poco probabili: la discarica è una realtà concreta ed è un problema di oggi. Nonostante il progetto “Umago: Smart City – Green City”, volto a proteggere l’ambiente e i cittadini, e l’ultimazione della discarica e del piazzale di riciclaggio per rifiuti edili inerti “Valdemat”, da concludersi a breve secondo quanto detto dalle autorità cittadine, lo sviluppo sostenibile e la gestione dei rifiuti è un problema presente e pressante per la cittadinanza di Umago. In più, come già ricordato precedentemente, la bonifica delle discariche è finanziata in modo indiretto da tutti i cittadini, giacché i fondi vengono stanziati dal Bilancio cittadino.

Inoltre, il bellissimo laghetto di Maran, un posto fiabesco, dista solamente una cinquantina di metri in linea d’aria dal deposito di rifiuti. L’ulteriore estensione della discarica potrebbe intaccare la popolazione animale e la vegetazione all’interno e nei pressi del laghetto.

Gli scarti edili non mancano

E in mezzo al bosco, una barca 

Da alcuni concittadini ci è giunta la segnalazione che in un bosco tra Babici e Petrovia, poco lontano da Seghetto, è stata abbandonata nientemeno che una vecchia barca. L’operazione è stata eseguita nottetempo e considerando le dimensioni dell’imbarcazione, non si è trattato sicuramente di un’azione semplice.

A parte la mancata cultura civica dell’ex barcaiolo, a destare preoccupazione è la composizione della barca stessa. La vetroresina è un materiale non biodegradabile, costruito apposta per resistere all’acqua marina e alle intemperie. Rappresenta pure un pericolo per la selvaggina, che potrebbe ingerirla o inspirarne delle fibre microscopiche, con un grave danno per la salute della fauna. Inoltre, gran parte della vetroresina è trattata con la formaldeide, un composto chimico pericolosissimo, che può essere assorbito dal terreno e dalle acque sotterranee, creando un danno ingente all’agricoltura.

Quello delle discariche abusive nella zona è un problema crescente, forse dovuto all’aumento dei prezzi dello smaltimento dei rifiuti, nonché all’aumento delle abitazioni costruite su terreni non edificabili. Tutto l’insieme, inoltre, viene poco o affatto controllato dalle autorità competenti. (spp)

La barca abbandonata nel bosco tra Babici e Petrovia

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