CI di Buie. Riscoprire i Santuari

In occasione della Giornata della Città il sodalizio ha ospitato la presentazione del volume sulla devozione mariana in Istria e nel Quarnero di David Di Paoli Paulovich

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CI di Buie. Riscoprire i Santuari
Rosalba Michelizza, Gianfranco Abrami, David Di Paoli Paulovich e Lena Korenika. Foto: ERIKA BARNABA

Il secondo appuntamento in seno ai festeggiamenti della Giornata della Città di Buie che si svolgono da sempre in concomitanza alla festa della Natività della Beata Vergine Maria o, come viene denominata nella località, “Madona picola”, ha avuto luogo nella sede della Comunità degli Italiani con la presentazione del volume “Santuari mariani dell’Istria” scritto da David Di Paoli Paulovich ed edito dall’Associazione delle Comunità istriane di Trieste. Ad accogliere il pubblico è stata la presidente del sodalizio, Lena Korenika, che si è detta onorata di poter ospitare la serata perché cosciente di quanto la festività sia importante per Buie. In rappresentanza della Città di Buie, presente in sala il vicesindaco eletto tra le file CNI, Corrado Dussich.

Accanto all’autore, a moderare la serata è stato Gianfranco Abrami, che con le sue foto ha contribuito alla pubblicazione di ben 73 volumi, dei quali l’ultimo è quello presentato alla serata. “È un onore per me poter dire che sui libri di storia, di cultura e di chiese, in quanto la mia passione fotografica è rivolta principalmente a queste ultime, si trovano i miei scatti. Cominciando a girare l’Istria, poi il Quarnero, la Dalmazia e il Montenegro, ho fotografato quasi 2.700 chiese. Vari vescovi mi hanno detto che tanti hanno fotografato tutte le chiese di una regione specifica, ma rari sono quelli che hanno un archivio con quelle di tutta la costa”, ha rilevato Abrami spiegando come questo per lui non sia un lavoro, ma pura passione.
Per l’occasione, Denis Visintin, non potendo presenziare, responsabile per la parte storica della presentazione, ha inviato uno scritto, letto da Rosalba Michelizza, nel quale, oltre che presentare alcuni dettagli del volume, ha esposto tratti di storia del Duomo e della chiesa locale, sconosciuti pure a molti buiesi.
“Sarà un caso, ma la presentazione di questo libro avviene esattamente nel giorno in cui, 110 anni fa, a Pirano nacque il Beato don Francesco Bonifacio, vittima del tenebroso dopoguerra, che a Buie veniva a confessare, e a 25 anni da quella manifestazione con cui si celebrarono, nel settembre del 1997, i cinque secoli dell’arrivo nella cittadina della maestosa Statua lignea della Madonna col Bambino di Paolo Campsa da Boboti e Giovanni Malines, acquistata a Venezia da Paolo Racizza, che sul luogo di ‘Le Porte’ fece costruire la prima cappella poi ampliata in chiesa che con il tempo assunse le sembianze attuali e il ruolo di santuario, come da Bolla papale. Fu allora che il coro diretto da don Mario Milovan, con all’organo don Rudi Koraca, intonò per la prima volta l’inno ‘Evo nas, Majko’, scritto per l’occasione dal noto cantautore e poeta Danijel Načinović, che si affiancava all’’Inno della Madonna’ di Buie e iniziava con le parole ‘Buie da cinque secoli tua sacra immagine onora’, composto da mons. Valeriano Monti nel 1936 in occasione del Congresso eucaristico che si svolse a Buie, musicato dal maestro Giuseppe Tessarolo, autore di molti inni sacri buiesi e momianesi, scomparso anche lui nell’oscuro secondo dopoguerra. È compito di chi si considera tutore della nostra cultura conservare anche la sua memoria e il suo patrimonio”, ha rilevato nel suo messaggio Visintin, confermando come con quella cerimonia del 1997 culminò un lungo ciclo di recupero delle chiese e del patrimonio sacro, che videro in prima fila dai primi anni Ottanta don Mladen Milohanić, i buiesi residenti e gli esuli, innanzitutto il Comitato pro restauro delle chiese di Buie di Trieste, ovvero il cittadino onorario di Buie e cavalier Giovanni Antonini Capeler, Benedetto Baissero e Umberto Bonetti, ma anche altri ancora.
È stata poi ricordata, tra le donazioni per il Duomo di San Servolo, quella di Giulio Andreotti, in risposta a una lettera inviatagli dal benemerito Emilio Tomaz. Andreotti giunse poi a Buie in visita nel settembre 1989. Il restauro coinvolse anche il Santuario della Madonna e il campanile. Per l’occasione, Giovanni Antonini e la moglie Lia fecero restaurare la cantoria. Come confermato poi dallo storico Visintin, Giovanni donò pure l’organo elettronico e fu recuperato anche il patrimonio sacro, fra cui il ciclo di affreschi del pittore veneziano Gaspare Della Vecchia. Fu allora portata in processione la Sacra statua, cosa che succede ogni cent’anni o in occasioni particolari come questa.

David Di Paoli Paulovich.
Foto: ERIKA BARNABA

Il tracollo delle tradizioni
David di Paoli Paulovich è un instancabile e attento studioso delle tradizioni storico-musicali istriane, che da qualche tempo sta riportando alla luce una preziosa documentazione inerente alle tematiche liturgiche, della tradizione orale, musicale e popolare. Segue le orme di studiosi fra cui Francesco Babudri, Ranieri Mario Cossàr, Giuseppe Radole e Roberto Starec. Di questi ultimi due Di Paoli Paulovich ha ereditato l’arduo compito di portare avanti la ricerca in ambito etnografico, riprendendo da Starec la volontà di registrare le canzoni e riproporle, e da Radole – grande studioso nato a Barbana, esule a Trieste, che ha officiato anche a Buie, dove passava a visitare il suo amico prof. Drago Licul, in occasione di una festa di San Servolo – la voglia di suonarle e la capacità interpretativa.
Il volume inizia con un inquadramento del culto mariano in Istria, espresso nella devozione e nella religiosità popolare. Spazia poi ai Santuari istroquarnerini di maggiore e minore importanza, espone le canzoni mariane cantate nelle chiese, trascritte, dedicando una descrizione del filmato realizzato da Marco Tessarolo. L’autore si destreggia tra il mondo ecclesiastico e quello popolare, elaborando fonti canoniche, archivistiche, orali, bibliografiche e audio registrazioni, utili al confronto e al dialogo per comporre il mosaico della vita religiosa istroquarnerina. Nel volume pure numerosi spartiti e trascrizioni musicali di canti mariani fatti per accompagnamento organistico che quindi potranno essere nuovamente riproposti nelle chiese. Buie è la patria fra l’altro del noto musicista Cesare Augusto Seghizzi, nato in Varneri, il cui padre era organista del Duomo locale.
Come rilevato dall’autore, i santuari sono l’espressione di una devozione mariana in Istria e nel Quarnero che si manifestava attraverso le tradizioni, i riti e i canti popolari, tre particolarità che compongono pure il sottotitolo del libro. “Purtroppo oggi, nel 2022, possiamo dire che sono rimasti solamente gli edifici in quanto tutto quello che rappresentava la grande devozione e spiritualità si è frantumato portando a una desertificazione dello spirito: noi vediamo solo quello che resta di un mondo che era invece molto più spirituale. Forse anche per effetto della globalizzazione, ma soprattutto per certe forme liturgiche che furono portate avanti dopo il Concilio Vaticano secondo, che cambiò radicalmente la nostra spiritualità e tutti i nostri riti tradizionali. In questo cambiamento epocale vi fu anche il tracollo delle tradizioni che erano la cornice nella quale si sviluppavano tutti i riti nel corso dell’anno liturgico. Quindi in questo volume parliamo di una particolare branca della spiritualità che è quella alla devozione mariana”, ha rilevato Di Paoli Paulovich spiegando che nel volume ha cercato di salvare il salvabile, raggruppando ciò che si è perso, radunando le ultime testimonianze.
La presentazione si è conclusa con la proiezione del video realizzato da Marco Tessarolo inerente ai Santuari istriani più importanti e legati al volume, che si può visionare all’indirizzo https://youtu.be/RHMWhTs_Tqg, o inquadrando il codice QR sulla copertina del volume.

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