Calabrone asiatico: niente panico. Per ora

Il Dipartimento di disinfestazione, disinfezione e derattizzazione è subissato di chiamate. «Le fotografie che ci vengono presentate ritraggono soltanto la vespa gigante, talmente grande che passa sovente per un calabrone la cui presenza non è stata accertata in Istria», spiega l’entomologo Nediljko Landeka

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Calabrone asiatico: niente panico. Per ora

La paura del calabrone asiatico serpeggia tra gli apicoltori istriani e non è una paura infondata. Di pari passo il Dipartimento di Disinfestazione, disinfezione e derattizzazione dell’Istituto regionale di salute pubblica è subissato di chiamate in soccorso, richieste di spiegazioni e domande d’accertamento della specie di insetti sospetti che si vedono ronzare nella campagna istriana. A un certo punto, ogni insetto che non è possibile identificare con una vespa comune è per sua stessa natura sospetto. Allora scatta la mania di fare la foto con lo smartphone, postare l’immagine sui social e attendere il parere degli esperti. Il quale parere arriva puntualmente nelle perizie di Nediljko Landeka, entomologo, apicoltore e capo della Disinfestazione dell’istituto regionale di profilassi.
I motivi della diffusione planetaria
Chiedere il parere di Landeka in merito a qualsiasi specie di insetti aliena al nostro territorio è diventato un po’ come andare a consultare l’oracolo di Delfi per avere una dritta sul da farsi: è una tappa fondamentale. E una volta che al pellegrinaggio partono gli agricoltori e gli allevatori istriani, immediatamente ne seguono il passo i giornalisti in cerca di storie. La diffusione planetaria delle specie prima relegate a un particolare territorio non è più alcuna novità: il traffico e il commercio globale, il surriscaldamento del pianeta e i cambiamenti climatici favoriscono le migrazioni degli organismi viventi sia animali che vegetali non meno di quanto facilitano gli spostamenti degli uomini. Così la coccinella cinese minaccia quella domestica, il protozoo parassita ammazza la Pinna nobilis, i vegetali marini dei tropici annientano le praterie di Posidonia oceanica (e con loro una biodiversità animale che si rischia di perdere per sempre).
Dall’Asia all’Europa
L’ultima minaccia per la fauna europea? A quanto pare si tratta del calabrone asiatico o calabrone dalle zampe gialle (Vespa velutina), un insetto originario del sud-est asiatico, ampiamente diffuso in India, Indocina, Cina e a Giava. La sua prima apparizione in Europa è stata registrata nel 2005, quando la sottospecie nigrithorax è stata accidentalmente introdotta nella Francia meridionale. Da li si è poi diffusa in Spagna, in Portogallo, in Belgio e in Italia. Il calabrone asiatico non è esattamente un fastidio per l’uomo: la sua pericolosità per i mammiferi in genere va paragonata a quella delle altre vespe europee. Maggiore è invece il pericolo che comporta per l’ape mellifera, suo alimento preferito, soprattutto per quanto riguarda le specie europee. Infatti questo temuto imenottero riesce a minare seriamente l’esistenza delle comunità apiarie europee, mentre risparmia le api asiatiche, perché quelle hanno adottato dei comportamenti di difesa utili per scampare la minaccia (comportamenti che non sono ancora stati scoperti dalle api nostrane).
Scambiato un insetto per l’altro
Che cosa dice il primo entomologo istriano in merito? “Nessun panico, per il momento. Le fotografie che ci vengono presentate ritraggono soltanto la vespa gigante o mammuth d’Europa (Megascolia maculata), talmente grande che passa sovente per un calabrone, nella fattispecie il calabrone asiatico. Invece la presenza di quest’ultimo non è stata ancora accertata in Istria, cosa che prima o poi succederà sicuramente, perché è soltanto questione di tempo”, ci assicura Landeka, e aggiunge che tutta questa confusione intorno alle dimensioni, all’aspetto e alla vera identità dell’insetto sono dovute a una serie di errori di pubblicazione nei vari mass media che hanno scambiato un insetto per l’altro tirando tra l’altro in ballo un’altra specie di calabrone originario dell’est asiatico, la Vespa mandarinia. “La vespa mammuth europea è completamente innocua”, ci assicura Landeka e aggiunge che l’insetto incute timore unicamente per le sue dimensioni effettivamente sproporzionate (arriva ai 6 centimetri di lunghezza) e la testa di un giallo intenso o un color arancione che ricordano appunto le famigerate specie asiatiche. Ma non è un predatore di api come il calabrone asiatico.
Piuttosto, in attesa che arrivi dall’Italia il vero insetto nocivo, il team di Landeka ha promosso un’attività di monitoraggio continua nelle aree istriane settentrionali, ancora senza riscontro. “Benché non si sia ancora fatto notare, è un dato di fatto che il calabrone asiatico si diffonde rapidamente in Italia e viaggia anche in direzione dell’Istria a una velocità compresa tra i 60 e i 100 chilometri all’anno. Se gli capita di incontrare per strada degli alveari, è in grado di ammazzare fino a 200 api mellifere in un solo giorno: il suo potenziale distruttivo per le api nostrane è semplicemente un vero flagello. Le api domestiche non possiedono nessun meccanismo di tutela contro il calabrone killer e quindi periscono in massa”. Così una specie vulnerabile già di per sé, che soffre per l’inquinamento e la riduzione dell’habitat, ora deve fare i conti anche con un predatore insaziabile.

Nediljko Landeka. Foto: Patrik Macek/PIXSELL

La Vespa orientalis
Non bastasse, un altro insetto nocivo per le comunità apiarie europee è la Vespa orientalis, di aspetto molto simile alla vespa nostrana, ma paragonabile per pericolo alla Vespa velutina perché predatore di alveari ugualmente assetato. Anche questo insetto è alloctono e si sposta da una zona all’altra del pianeta sfruttando l’uomo e le sue vie di traffico e di commercio, soprattutto per mare, come dimostrano gli avvistamenti nel porto di Genova, nel Lazio e a Valencia in Spagna. “Anche la Vespa orientalis ci è ignota – afferma Landeka – ma è presente nel litorale sloveno ed è attesa a breve nelle località del Buiese. Il monitoraggio è uno strumento di tutela importante perché la disinfestazione è assai più efficiente e meno costosa alla prima comparsa dell’insetto nocivo che dopo una sua più capillare diffusione nel territorio”.

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