«Un sogno infranto, ma usciamo a testa alta»

0
«Un sogno infranto, ma usciamo a testa alta»

È stato un risveglio amaro. Anzi, amarissimo. Un sogno infranto proprio sul più bello, a un passo dal paradiso, dalla gloria, dall’eternità. Domenica allo stadio Luzhniki di Mosca tutto il mondo si è stretto attorno alla “piccola” Croazia nella finalissima contro la Francia. Una sorta di Davide contro Golia solo che, questa volta, a trionfare è stato Golia. Per una volta Modrić e compagni sono riusciti a unire un Paese intero, per un mese tutti i problemi sono stati accantonati per lasciare spazio all’euforia, al senso d’appartenenza, alla condivisione di qualcosa di unico e forse anche di irripetibile. Alla fine sono state lacrime amare, però è anche vero che alla delusione si è mischiata la certezza di aver disputato un Mondiale straordinario. Le finali non si giocano, si vincono, recita un celebre detto. Nulla di così dannatamente vero perché tra qualche anno il mondo si ricorderà della vincitrice e non della finalista.

Mai la Croazia aveva battuto i “galletti” francesi e negli occhi di tanti è ancora nitida la semifinale di 20 anni fa al Saint-Denis di Parigi, come pure la clamorosa doppietta di Lilian Thuram che spianò ai Bleus la strada verso la conquista del loro primo Mondiale. Inevitabilmente la memoria e le immagini sono tornate a quella serata funesta, cullando però il sogno di prendersi la rivincita perché si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo. Peccato però che 20 anni non sono bastati a raffreddarlo abbastanza.

«Puniti da episodi sfortunati»

Ma per scoprire l’umore della città nel day after, siamo andati a chiederlo direttamente ai fiumani.

“Peccato, ma usciamo a testa altissima – ci dice Sanja Gracić Turina, che prova a nascondere un po’ di amarezza –. I ragazzi sono stati eroici, hanno dato tutto e ci hanno fatto nuovamente innamorare della nazionale. Ora ci vorrà un po’ per metabolizzare la sconfitta perché perdere in finale brucia parecchio, ma non possiamo che essere orgogliosi di loro”.

A “spingere” la truppa di Dalić in finale è stato anche il fatto di essere finiti nella parte meno proibitiva del tabellone.
“È chiaro che senza un pizzico di fortuna non vai molto lontano – sostiene Mensur Ferhatović –. In finale però non siamo stati per nulla inferiori ai francesi e il risultato alla fine è bugiardo perché nel primo tempo li abbiamo messi alle corde. Siamo stati puniti da due episodi sfortunati: un’autorete e un rigore quanto meno dubbio. Senza sarebbe stata un’altra partita”.

L’allievo supera il maestro

Una delle certezze di questa squadra è sicuramente il tecnico Zlatko Dalić, entrato in punta di piedi al posto di Ante Čačić quando ormai la qualificazione in Russia sembrava compromessa, e capace poi di superare addirittura la generazione di fenomeni del ’98 guidata dal suo maestro “Ćiro” Blažević.
“Magari non sarà un allenatore di primissima fascia – ammette Loredana Jerić –, però è un grande motivatore e ha saputo riportare entusiasmo a tutto l’ambiente. E in più è stato bravo a valorizzare Modrić, che è finalmente diventato decisivo anche in nazionale, e non a caso è stato votato come miglior giocatore del Mondiale.

Modrić, l’antidivo per eccellenza

La rassegna iridata ha inoltre decretato la fine del “duopolio” decennale della coppia Messi-Ronaldo nella corsa al Pallone d’Oro. A giocarselo quest’anno saranno Modrić, Griezmann e Mbappé. Per Milan Tomičić non ci sono dubbi a chi la rivista France Football assegnerà il prestigioso riconoscimento. “Modrić è una spanna sopra gli altri due e l’ha dimostrato nell’arco di tutto l’anno vincendo tra l’altro anche la Champions. Tecnica, lettura e visione di gioco, carisma… E poi è un giocatore con la testa sulle spalle e i piedi per terra, l’antidivo per eccellenza”.

Anche per Ron Marčelja il centrocampista del Real Madrid è il primo favorito per portarsi a casa il premio di miglior calciatore dell’anno. “Ha trascinato la squadra a un traguardo storico. E poi non dimentichiamoci che un conto è arrivare in finale con la Francia, un altro farlo con la maglia della Croazia”.

Liberté, égalité, Mbappé

E per finire, abbiamo voluto anche sentire il giudizio dei francesi. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, siamo riusciti a imbatterci in una giovane coppia di Grenoble, che però non ha voluto posare davanti ai nostri obiettivi.
“Liberté, égalité, Mbappé – sorridono maliziosamente Christine e Raphael–. Abbiamo visto la partita a Trieste accanto a tanti altri nostri connazionali, ma anche a tifosi croati, con i quali c’è stato il massimo fair play. Forse non abbiamo brillato in finale, ma quello che conta è il risultato e noi la Coppa del mondo ce la siamo portata a casa meritatamente. Sicuramente la sberla di due anni fa in finale agli Europei contro il Portogallo ci ha fatto bene”.

Stavolta per i francesi la campagna di Russia è stata un successo e Deschamps ha conquistato Mosca in un solo mese. Napoleone dovrà ora per forza farsene una ragione ma lui, del resto, non poteva mica contare sui tre Moschettieri Pogba, Griezmann e Mbappé.

navijaci.clip

Milan Tomičić/Ron Marčelja/Mensur Ferhatović/Loredana Jerić/Sanja Gracić Turina
Foto: Željko Jerneić

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display