I medici di famiglia scendono in piazza

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I medici di famiglia scendono in piazza

Sabato, 30 giugno, i medici di famiglia di Fiume scenderanno in piazza per lanciare un ultimo energico appello al governo e sensibilizzare l’opinione pubblica sugli scottanti problemi nel settore sanitario che si ripercuotono su tutta la società. Il raduno è previsto in piazza Jelačić, alle ore 11, dopodiché il corteo percorrerà il Corso e si concluderà in piazza Adria.

Con quest’iniziativa, i medici fiumani si uniranno ai loro colleghi zagabresi che hanno protestato ieri in piazza San Marco esprimendosi contrari alla nuova Legge sulla tutela sanitaria, nella cui stesura – come hanno rilevato – non è stata accolta nemmeno una proposta inoltrata dai medici di famiglia.
Come spiegato dal connazionale dott. Leonardo Bressan, presidente della Coordinazione regionale dei
medici di famiglia, sono cinque anni che si cerca di fare capire al ministero della Sanità e al governo che la situazione nel settore è allarmante e che tra due anni 50-60mila persone nella nostra Regione non potranno più contare sul servizio del medico di famiglia, per cui non avranno la possibilità di realizzare nessun diritto previsto dal sistema sanitario. “Infatti, tra cinque anni 1.970 medici andranno in pensione – ha precisato il dottor Bressan –. Attualmente siamo in 2.300. Noi volevamo risolvere questo problema chiedendo il permesso di potere scegliere i nostri successori, ovvero di abilitare i medici che subentreranno a noi. L’idea era di potere assegnare i nostri ambulatori ai medici giovani e in tal modo assicurare i nostri servizi ai pazienti. Purtroppo, il ministero ha rifiutato questa proposta. Si tratta di un atteggiamento autistico e inspiegabile dal nostro punto di vista”, ha osservato Bressan, aggiungendo che annualmente il sistema sanitario ha bisogno di 750, mentre annualmente sono appena 300 i medici di famiglia che possono continuare con quest’attività.
“Inoltre, aumenta linearmente il numero di medici di famiglia che vanno in pensione, mentre cala quello di giovani forze. Infatti, nelle Facoltà di Medicina e in quella per gli Studi Sanitari si iscrivono sempre meno studenti, mentre molti di quelli che
giungono al terzo anno della Facoltà sono borsisti di qualche istituto straniero, per cui se ne andranno a lavorare all’estero. Del 30 per cento di coloro che non hanno una borsa di studio straniera, il 25 p.c. se ne andrà all’estero comunque. Questo è il nostro ultimo appello e se il ministero non ci darà ascolto, la situazione segnerà la fine del sistema sanitario croato”, ha concluso amaramente il dottor Bressan.

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