Fiume. Una galleria sotterranea lungo la Riva

L’idea è dell’architetto Marin Račić, che la ritiene fattibile e l’ha presentata in un dibattito pubblico

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Fiume. Una galleria sotterranea lungo la Riva
Marin Račić durante la presentazione. Foto: RONI BRMALJ

L’idea di costruire una galleria sotterranea sotto via Riva, spostandovi tutto il traffico su gomma e liberando così un’area di circa 80mila metri quadrati rischia di cambiare per sempre la storia di Fiume.
Fra il folle e il geniale l’idea è venuta a Marin Račić, architetto e consigliere cittadino, che per presentare il tutto nel modo giusto ha invitato a un dibattitto pubblico Saša Drezgić, preside della Facoltà di Economia di Fiume, e Hrvoje Cindrić, a capo di vari progetti urbanistici ad Abu Dhabi, con numerose altre personalità di spicco che sono intervenute dal pubblico.
“Dobbiamo pensare a come vogliamo che sia Fiume nel 2050”, ha detto Račić in una frase che riassume il pensiero di tutti. Durante la serata si è infatti parlato soltanto in parte della galleria vera e propria, mentre ci si è immersi a immaginare gli effetti che potrebbe avere per la Città e per i suoi cittadini un’area pedonale enorme, in riva al mare, con tutta una serie di contenuti adeguati.
Drezgić l’ha messa subito sul piano economico, spiegando come questo potrebbe trasformare Fiume in una città molto attraente per tutta una serie di profili professionali, aumentando gli stipendi medi e alzano i prezzi degli immobili, riducendo il consumo di anidride carbonica e migliorando la qualità della vita in generale.
Cindrić, abituato agli standard degli sceicchi, ha detto che questo è un piccolo progetto e che dovrebbe essere solo l’inizio di un processo di trasformazione più ampio al quale Fiume può e deve ambire.
Damir Zec, docente alla Facoltà di Marineria, ha detto che pur non volendo commentare il tunnel in sé, perché non si intende di traffico, l’idea è perfettamente in linea con i processi di trasformazione di tutte le grandi città che hanno un vecchio porto. “Nel mondo le città che hanno continuato a insistere sui vecchi porti in pieno centro città sono appassite, mentre quelle che lo hanno trasferito, dando quello spazio ai cittadini, sono rinate”, ha affermato il professore.
Aleksandra Deluka Divljaš, che detiene la cattedra di Traffico alla Facoltà di Edilizia, ha spiegato come l’idea proposta si incorpori perfettamente con le più attuali strategie di sviluppo del traffico in città che hanno una morfologia del territorio come quella di Fiume, citando gli esempi di Genova e Kobe, dove si sono costruiti dei ponti senza ottenere il successo sperato. “Costruire un tunnel sotterraneo permetterebbe invece di risolvere tutti i problemi di traffico, senza crearne di altri”, ha affermato.
Račić ha citato numerosi esempi di strutture simili in diverse parti del mondo, dalla galleria sotterranea che collega Danimarca e Germania ai tunnel in Svizzera, che la moderna tecnologia non ha nessun problema a costruire. Anche da un punto di vista economico non si tratterebbe di un problema, almeno secondo l’opinione dei presenti in sala, vuoi perché l’intera zona verrebbe rivalutata, vuoi perché si tratta di una strada statale, dove sia i lavori che i costi vengono gestiti dallo Stato e non dalla Città, con la possibilità di ottenere finanziamenti europei fino all’85 per cento del valore totale, perché il progetto va proprio nella direzione auspicata dall’Unione europea, abbracciando la progettazione delle città verdi delle quali tanto si parla.
A questo punto l’ultimo scettico rimasto in sala ha chiesto se ci sia qualcuno che sappia cosa c’è sotto via Riva, che è stata rubata al mare centinaia di anni fa, grazie al prezioso lavoro degli architetti veneziani. A rispondere è stato Damir Medved, direttore dell’Europea digital innovation HUB, nascosto fino a quel momento fra il pubblico di interessati. Egli ha spiegato come pur non essendoci documenti originali dell’epoca abbiamo dalla nostra parte un macchinario che è stato ideato e progettato proprio a Fiume e che permette di creare un modello digitale del sottosuolo di un’intera area rilevando materiali e forme che stanno sotto quella zona. “Aspettiamo soltanto che qualcuno ci dia il mandato di indagare”, ha concluso Medved.

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