Fiume. «Cultura e nettezza urbana: crisi evidente»

Rinčić, Magzan e Vivoda puntano il dito contro il disinteresse del Consiglio cittadino su tematiche attuali

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Fiume. «Cultura e nettezza urbana: crisi evidente»
Tre anni fa Capitale europea della Cultura e oggi senza una strategia culturale. Foto:Goran Kovacic/PIXSELL

“Cultura e Čistoća – le sfide fiumane” è il titolo della conferenza stampa tenutasi ieri davanti alla sede amministrativa della municipalizzata Čistoća e convocata dai consiglieri, le indipendenti Iva Rinčić e Maša Magzan, e da Vedran Vivoda in rappresentanza dell’Azione dei giovani e dell’Unione del Quarnero. Gli stessi hanno trattato le tematiche relative a due emendamenti inoltrati al Consiglio cittadino al fine di farli approvare dallo stesso nell’ambito della seduta fissata per giovedì prossimo. A detta di Rinčić la prima, di natura prevalentemente strategica, riguarda la realizzazione di una Strategia di crescita culturale di Fiume per il periodo 2024-2030, mentre la seconda, inerente a una revisione interna del lavoro del direttore della Čistoća, è acuta e si riferisce all’attuale situazione in seno alla stessa. A seguire, la consigliera si è soffermata sulla questione, ancora irrisolta, pertinente l’ambito titolo di Capitale europea della Cultura che Fiume ha ricoperto nel 2020, rilevando che nonostante numerosi documenti europei riportino che lo stesso si riferisca specificatamente al periodo successivo all’anno di CEC, a Fiume non esiste un documento, ovvero una strategia attinente a un ulteriore sviluppo della cultura, il che combacia con lo stato di apatia e assenza di visioni future che riguardano il settore. Ricordando la riorganizzazione avvenuta a Palazzo municipale relativa al numero dei dipartimenti, ha specificato che con i vari accorpamenti, il capoluogo quarnerino ha perso il suo dipartimento per la cultura, il quale, a sua detta, assicurava il 15 p.c. del Bilancio, aggiungendo anche che “non avvalendoci di un organismo a sé stante, non disponiamo nemmeno di una strategia. In tale contesto, in seno al dibattito sulle necessità pubbliche nel campo della cultura, durante la scorsa sessione del Consiglio cittadino, abbiamo presentato il nostro primo emendamento. Purtroppo, oltre a venire meno la discussione in sé, è mancato anche il supporto dei consiglieri, la maggioranza dei quali si è dichiarata astenuta. Noi la proporremo anche alla prossima seduta, sempre confidando nella sua approvazione”.

Vedran Vivoda, Maša Magzan e Iva Rinčić.
Foto: Roni Brmalj

Mancanza di sensibilità
Sulla scia delle sue riflessioni, Maša Magzan si è detta preoccupata dell’insensibilità della municipalità in merito all’importanza delle politiche culturali cittadine e degli investimenti nell’ambito della cultura quali generatori di rigenerazione urbana e sviluppo locale. In tale contesto ha anche evidenziato che “purtroppo Fiume non solo ignora il potenziale economico degli investimenti nella cultura e nelle industrie creative, bensì, in quanto ex Capitale europea della Cultura, già da tre anni a questa parte si astiene dall’usare il brand. Ritengo, quindi, che sia giunto il momento di creare una strategia di sviluppo culturale, un documento strategico, nonché un piano di sviluppo contenente le linee guida tese al miglioramento e all’innovazione della vita e delle attività culturali cittadine”. Infine, Magzan ha consolidato le sue argomentazioni sostenendo che “è di cruciale importanza che la politica culturale incoraggi la sostenibilità, la collaborazione, il networking e le piattaforme comuni tra gli attori della cultura e rafforzi la funzione pubblica delle istituzioni culturali attraverso lo sviluppo delle relazioni con i cittadini e, nello specifico, con le istituzioni educative e la scena indipendente”.

«Il sindaco se ne vada»
A sua volta, Vedran Vivoda ha riaperto la tematica relativa alla municipalizzata Čistoća, a suo dire altamente indebitata e dipendente dalle dotazioni dei proprietari, ovvero dalle unità d’autogoverno locali, in particolar modo della Città di Fiume. A tale proposito, ha rilevato che l’ultimo anno dell’operato dell’azienda si è concluso con un ammanco di 4.910.134,00 kune, constatando che la stessa non è capace di svolgere correttamente la sua attività principale in quanto “nel 2022 ha smaltito a stento il 30 p.c. dei rifiuti differenziati. Da allora alla problematica dei rifiuti ingombranti non è stata individuata alcuna soluzione e i centri di riciclaggio si presentano inguardabili, non funzionanti e alcuni addirittura senza permesso di scarico. La Čistoća, quindi, non necessita soltanto della destituzione del direttore, il che rappresentarebbe almeno l’inizio di una presa di coscienza dell’esistenza del problema, ma anche di una totale catarsi e di un nuovo inizio”. Sulla falsariga di queste riflessioni, Vivoda ha ancora affermato che per molto tempo l’azienda municipale è stata gestita da persone incompetenti, il che risulta palese da svariati resoconti dell’attività regolarmente respinti dal Consiglio cittadino, ma che il “governo” cittadino continua a ignorare e tollerare. Per ciò che riguarda, invece, le presunte minacce rivolte ai dipendenti dell’azienda e la loro chiusura nel suo ufficio, il consigliere si è detto curioso di capire se il direttore, Bojan Jurdana, sia autonomo nella gestione della stessa oppure sia guidato da un mentore (ovviamente nella direzione sbagliata), chiedendosi anche “come mai, malgrado i numerosi problemi e scandali, la Čistoća continua a mantenere lo status quo?”. In chiusura del suo intervento, il consigliere non ha nemmeno risparmiato il sindaco Marko Filipović, sostenendo che “dato il suo ritenere che la Čistoća funzioni perfettamente e che, negli ultimi due anni i consiglieri cittadini abbiano visto male, forse il suo tempo è ormai passato ed è giunto il momento che se ne vada”.

A detta dei consiglieri, la Čistoća ha grossi problemi.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

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