«Luttazzi e la settima arte. Musicista, attore e regista»

Il volume di Nadia Pastorcich presentato al Salotto del libro

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«Luttazzi e la settima arte.  Musicista, attore e regista»
Nicoletta Casagrande e Nadia Pastorcich. Foto: Mariangela PizzioLo

Dopo aver presentato diversi romanzi di altri autori, Nadia Pastorcich è tornata ieri al Salotto italiano del libro questa volta per la sua opera “Lelio Luttazzi e la settima arte. Musicista, attore e regista”, edita da MGS Press nel 2021. “Il libro ha la copertina rossa, come rosso era il colore preferito di Luttazzi”, ha confidato l’autrice, accolta dalla responsabile Nicoletta Casagrande, ponendo subito l’accento sul rapporto profondo e quasi confidenziale che la vede legata a un uomo che ha a lungo studiato e che continuerà ad approfondire, nonostante l’abbia visto dal vivo soltanto una volta in occasione del suo ultimo concerto tenutosi nel 2009. La Pastorcich, classe 1994, non ha nascosto la passione che nutre per l’arte di un tempo e il fascino del Novecento nel raccogliere e riunire testimonianze, approfondendo in particolare la figura di Lelio Luttazzi. Se l’artista triestino è noto al pubblico soprattutto come pianista, compositore e direttore d’orchestra, il libro della Pastorcich si sofferma anche sulla sua carriera cinematografica di attore e regista, mettendo in risalto la sua capacità nella scrittura e la sua profonda emotività. Luttazzi ha scritto vari commenti musicali per importanti film come “Totò, Peppino e la malafemmina” di Mastrocinque, “Souvenir d’Italie” di Pietrangeli, “Venezia, la luna e tu” di Risi e “Risate di gioia” di Monicelli, ed è stato attore ne “L’avventura” di Antonioni, “L’ombrellone” di Risi e in altre pellicole. Alberto Sordi, Vittorio De Sica e Monica Vitti, sono solo alcuni dei personaggi con i quali ha condiviso i set cinematografici. Anche Gianni Morandi, autore della prefazione del libro della Pastorcich, ha raccontato la sua esperienza sul set del film “Mi vedrai tornare” e la sua partecipazione al varietà della Rai “Studio Uno”, presentato dal Maestro. “Quello che ho cercato di fare”, ha dichiarato l’autrice, “è stato ricavare Lelio-uomo. Se si conosce un artista, è molto più facile capire la sua opera e il messaggio che vuole trasmettere, ma è anche utile per comprenderne le debolezze. Luttazzi era un uomo pieno di vita e di emozioni, di ironia ma anche di sensibilità e malinconia”. Proprio per questo motivo, la sua carriera sembra essersi interrotta nel giugno del 1970, quando fu vittima di un errore giudiziario che lo costrinse in carcere per un mese. L’episodio, che è stato ricostruito anche dal giudice Santino Mirabella nel libro “L’illazione”, riguarda un’accusa per traffico e detenzione di stupefacenti, arrivata in seguito all’intercettazione di una telefonata che Luttazzi aveva fatto a uno sconosciuto, su richiesta dell’allora grande amico Walter Chiari. L’errore di malagiustizia segnò indelebilmente la vita dell’uomo, sia dal punto di vista artistico che sociale, portandolo a ritirarsi quasi completamente dalla scena sino al 2000. Tuttavia, non è questo il fatto su cui ci si deve soffermare per poter apprezzare la figura di Luttazzi, di cui proprio quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. Di fronte al pubblico di Capodistria, tra cui il Console generale d’Italia a Capodistria Giovanni Coviello, Nadia Pastorcich ha con entusiasmo rivolto l’invito di approfondire la conoscenza dell’artista, del suo talento musicale, del suo spirito auto-ironico e la voglia di scherzare, nonché del suo amore per la città natale Trieste e per il dialetto che ha sempre portato nel cuore e, in qualche caso, anche in televisione.

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